danza egiziana | Danza e Musica Araba https://danzaemusicaaraba.com L'universo artistico del Medio Oriente Sat, 24 Aug 2019 18:12:58 +0000 it-IT hourly 1 Nagwa Fouad https://danzaemusicaaraba.com/nagwa-fouad/ Mon, 05 Aug 2019 00:09:56 +0000 https://danzaemusicaaraba.com/?p=633 Awatef Mohammed El Agamy, in arte Nagwa Fouad, nacque ad Alessandria nel 1939 da padre egiziano e madre Palestinese, senza altri fratelli. La sua famiglia si trasferì a Jaffa, ma ben presto Nagwa rimase...

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Awatef Mohammed El Agamy, in arte Nagwa Fouad, nacque ad Alessandria nel 1939 da padre egiziano e madre Palestinese, senza altri fratelli. La sua famiglia si trasferì a Jaffa, ma ben presto Nagwa rimase orfana di madre, ma fortunatamente la seconda moglie del padre, anch’ella palestinese, se ne prese cura con amore.

Nagwa Fouad e la matrigna dovettero scappare da Jaffa, che era stata conquistata dagli israeliani, vivendo con lei per un periodo del campo profughi di Al-Arish. Quando il padre naturale di Nagwa si risposò, la ragazzina se ne andò al Cairo con la matrigna, a soli 15 anni, anziché rimanere con lui. La forte relazione con la matrigna rimase stabile durante tutta la sua vita.

Nagwa mostra ben presto il suo talento per la danza nell’ambito di feste familiari e matrimoni locali, e decide di dedicarsi alla professione artistica. Si trasferisce al Cairo molto giovane e inizia a lavorare in alcuni piccoli locali notturni. Grazie alla sua innata musicalità, soprattutto ritmica, il pubblico comincia ad amarla. 

Al Cairo Nagwa Fouad trova lavoro come centralinista presso una agenzia di attori, la  Orabi Agency. Il proprietario, Orabi, un giorno la scoprì mentre ballava di nascosto al lavoro, e la persuase ad affittare un costume da danzatrice, procurandole spettacoli in un locale per turisti. Pochi mesi più tardi Nagwa Fouad già ballava all’ Auberge Nightclub.

Nagwa venne arrestata perché si esibiva senza aver compiuto l’età minima per farlo, 16 anni, cosa assolutamente illegale in Egitto, ma riuscì a convincere la polizia di essere più adulta, e si fece rilasciare. Infatti la sua vera data di nascita non è ancora del tutto chiara!

Comincia a studiare danza classica, moderna, jazz con diversi maestri e coreografi, si mantiene in continuo allenamento praticando parecchi sport (aerobica, nuoto, tennis…) e, sempre grazie al suo orecchio musicale, comincia a collaborare con ottimi musicisti.

Il primo film che interpretò come danzatrice fu Al Sherea al Hob (La strada dell’amore), del 1959, accanto al grande cantante Abdel Halim Hafez, sulla famosa canzone “Ouloulou”.

Momento chiave per la vita professionale e personale di Nagwa Fouad fu l’incontro, nel 1960, con il famoso compositore, direttore d’orchestra e produttore Ahmad Fouad Hassan, quando si esibiva al Casinò Abdeen. Ahmad era molto più adulto di lei, aveva ben 17 anni di più, ed era nel mondo dello spettacolo da sempre. Dal loro incontro e dalla loro collaborazione Nagwa Fouad poté migliorare le proprie capacità teatrali, e capì come impegnarsi per sviluppare il proprio talento naturale fino a diventare la star che conosciamo oggi. Nagwa decide di studiare danza seriamente e si iscrive alla scuola di Nelly Mazloum, e comincia a studiare anche folklore russo. Si innamorano e si sposano. Il loro matrimonio dura 6 anni, e si converte in una amicizia, poiché Nagwa non ha inclinazioni materne e ciò che la cattura è solo la sua carriera.

Dopo questo film, spesso Nagwa Fouad accompagna Abdel Halim Hafez come ballerina.

Nagwa Fouad ha recitato in oltre cento film come attrice e in oltre 250 come ballerina: il giornalista Mustapha Amin le ha dato il soprannome di “la Rita Hayward d’Egitto”, continuando a portare avanti parallelamente i suoi spettacoli dal vivo negli hotel a cinque stelle.

Nel 1974 Nagwa si sposa con  il manager dello Sheraton, lo svizzero-libanese Libanese Sami El-Zoghbi, un manager laureato a Londra di grande successo, che decide di utilizzare la figura artistica di Nagwa Fouad per garantire il successo della riapertura dello Sheraton del Cairo. E’ colpo di fulmine.  I due condividono sogni ambiziosi ed una grande passione per il lavoro. Diplomatici e capi di stato vanno pazzi per la danza di Nagwa Fouad , e l’artista si è esibita in tutto il mondo, sempre con grande successo.

Nel 1975 Nagwa Fouad comincia a collaborare con il coreografo Mohammed Khalil. La collaborazione continuerà fino al 1992, sostenendo le scelte stilistiche della danzatrice.

Altro momento fondamentale nella sua carriera artistica è il lavoro a fianco di Mohammed Abdel Wahab, nel 1976: il musicista compone per lei “Amar arba’tasher” (Luna 14, il quattordicesimo giorno del ciclo lunare, cioè la lua piena), e Nagwa si lancia nella sperimentazione di una nuova danza, molto teatrale, che le permette di fondere le caratteristiche delle sue danzatrici preferite: Naima Akif e Tahiya Karyoka.

Da allora la danza di Nagwa Fouad spazia in tutti i campi del folklore egiziano e orientale, e si fa sperimentale, teatrale e personale dando una svolta alla storia. La danza di Nagwa Fouad è sempre gioiosa e la ballerina si spinge a trovare mille trucchi per sperimentare, ad esempio, scenografie (in un video, danza come se si trovasse su un giradischi, in un altro, molto famoso, su Raqs Sitt el Hossn, entra portata, su una portantina dorata, da un paio di uomini, e cammina sotto una pioggia di petali di rosa, danzando con un ventaglio d’oro in una scenografia teatrale, nella quale l’inquadratura della danza non è fissa, in ripresa frontale, ma la telecamera si sposta nello spazio, danzando con lei. Oggi può far sorridere ma all’epoca fu una vera novità).

Nagwa continua a danzare pur essendo anziana, e afferma “L’arte non ha nulla a che vedere con l’età o la nazionalità… è legata alla creatività e alla presenza e se l’artista è in grado di dare e ne gode, deve continuare ad esibirsi”.

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Nelly Mazloum https://danzaemusicaaraba.com/nelly-mazloum/ Mon, 05 Aug 2019 00:00:31 +0000 https://danzaemusicaaraba.com/?p=631 Nelly Mazloum è stata una star del cinema egiziano dell’epoca d’oro negli anni ’40 -’60. Esordì come bambimna prodigio nel suo primo film era quando aveva 10 anni ed occupa una posizione di tutto...

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Nelly Mazloum è stata una star del cinema egiziano dell’epoca d’oro negli anni ’40 -’60.

Esordì come bambimna prodigio nel suo primo film era quando aveva 10 anni ed occupa una posizione di tutto rilievo nella storia della danza cinematografica e teatrale egiziana.

Una parte del suo valore consiste nel fatto che sia stata pioniera nel fare ricerche sul folklore egiziano, sia dal punto di vista della danza che anche di quello della musica, tanto da creare una band specializzata già negli anni 50, prima ancora della troupe di Reda o della Ferqat El Kawmiya, che nacquero negli anni 60. Presenta per la prima volta una danza flokloristica su un palco teatrale nel 1958, e si esibisce molte volte anche in televisione, per diffondere questa forma di cultura.

Nacque nel 1929 ad Alessandria, in Egitto, in una famiglia ricca e borghese di origini italo-greche. La madre era pianista.

La madre la manda a studiare balletto per riabilitarla, poiché era stata colpita da poliomielite all’età di soli 2 anni. Sarà la sua stessa madre a farle da impresario.

Il suo debutto come danzatrice è al famoso Casino Opera, gestito da Badya Masabni, accanto a Samia Gamal e Tahiya Karioka.

Danza per re Farouk, in uno spettacolo in cui si esibisce con Samia Gamal e addirittura con Umm Kulthum

Compare soprattutto come attrice, ma anche come danzatrice in ben 17 film.

Nel 1948, divenne la prima ballerina del Royal Opera House al Cairo (Dar Al Opera) e viene nominata dal Ministero della Cultura come garante della tradizione egiziana nell’ambito dello studio della danza classica nel 1959-60, per l’Accademia nazionale egiziana di balletto, sotto la direzione di Alexei Yukov del Bolshoi, con cui Nelly collabora attivamente per anni.

Nel 1961 collabora con la National Folklore Academy in Russia, sotto la direzione di Boris Ramazen, che diviene suo allievo per imparare i movimenti tradizionali egiziani ed insegnarli ai suoi allievi ballerini russi. Nelly interrompe però la collaborazione perché si rende conto che lo stile viene completamente snaturato e deviato verso il balletto.

Nel 1964, si trasferisce in Grecia, dove insegnerà danza moderna e balletto e ovviamente danza orientale con un suo taglio personale, in seguito a cambiamenti politici in Egitto ed al fatto che molti danzatori della sua compagnia se ne vannno e trovano impiego presso la Ferqat el Kawmiya. . Muore nel 2003, in Grecia, e fino alla fine insegna danza orientale e una sua tecnica personale, che ha chiamato “Vivicorporeal Psychosomatic Alignment Technique”.

Interessante da notare, in Grecia Nelly ha continuato ad esplorare e diffondere Raqs Hawanem (danza delle signore eleganti) e danza faraonica, Danza espressiva (Raqs al Ta’biry).

Dice nel suo libro “Orientale Dance Technique”:

“La donna è la dea eterna. Questa realizzazione deve diventare parte della nostra cultura. Se l’uomo è il simbolo del potere positivo, la donna rimane per sempre il simbolo della Grande Madre: è l’energia femminile che riceve e si riconcilia, che concepisce e ricrea.
Ma una donna è anche ciò che sceglie di essere quando è pronta ad assumersene la responsabilità. Il tocco femminile deve sempre rimanere nel cuore e nel corpo di una donna, non importa quanto libera, intelligente e intraprendente possa essere. Una donna che rimane vicina allo spirito della sua vera natura e usa questo potere senza esserne abituata, può integrarsi nel mondo di un uomo con meno attrito e più rispetto.
La danza orientale è un catalizzatore per le donne autoprodotte che lavorano duramente e pensano in modo diretto. Hanno bisogno di questo tipo di flessibilità fisica che rilassa i loro sistemi nervosi e mantiene i loro corpi sensibili alle loro singole nature senza permettere loro di diventare fisicamente deboli.

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Tahiya Karyoka https://danzaemusicaaraba.com/tahiya-karyoka/ Thu, 05 Apr 2018 17:02:54 +0000 http://danzaemusicaaraba.com/?p=282 Tahiya Karyoka Bedaweya Muhammad Karim al Nirani, in arte Tahiya Karyoka, è una figura di grande rilievo nella storia della danza orientale. Tutte le danzatrici la annoverano fra le proprie muse ispiratrici. Troviamo il...

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Tahiya Karyoka

La danzatrice Thaya Karyoka

La ballerina Tahiya Karyoka

Bedaweya Muhammad Karim al Nirani, in arte Tahiya Karyoka, è una figura di grande rilievo nella storia della danza orientale. Tutte le danzatrici la annoverano fra le proprie muse ispiratrici. Troviamo il suo nome trascritto con parecchie varianti: Taheyya, Taheya, Tahya, Tahiya, Tahiyyah, Caryoca, Karioka, Karioca, Karyooka…

Nata probabilmente nel 1919 a Manzala (o fra il 1915 e il 1920: le sue biografie riportano notizie contrastanti, e nel mondo arabo è molto frequente che i dati anagrafici non siano precisi), e si trasferisce con la famiglia a Ismailiya.

Innamorata della danza, e con il grande desiderio di poter ballare, Bedaweya litiga con la famiglia, che ne osteggia il sogno artistico, e si trasferisce al Cairo a casa di una amica di famiglia che gestisce un locale notturno. L’amica non vorrebbe che Bedaweya intraprenda la professione di danzatrice, ma la passione della ragazza supera ogni limite, e viene notata da alcuni impresari. La sua carriera inizia nel 1930, con uno spettacolo al celebre Cabaret Casinò di Badia Masabni, dove incontra il mondo dello spettacolo professionale ed ha l’occasione di migliorare le sue competenze artistiche.

Badia le dà il nome artistico Tahiya Muhammad. Nel contempo, Tahiya prende lezioni di danza classica alla famosa scuola di danza Ivanova, al fine di prepararsi meglio al professionismo.

Nel cabaret di Badia, Tahiya lavora accanto a Samia Gamal e a Naima Akef , e il locale è per lei trampolino di lancio verso il successo. Con Samia Gamal costruisce un rapporto molto stretto, alcuni dicono di grande amicizia e collaborazione, altri dicono di grande e assoluta rivalità.

La giovane oltre a danzare canta e il pubblico ben presto si innamora di lei, per la sua naturale eleganza e fluidità, che sembravano non costarle nessuna fatica. Tahiya Karyoka è anche una persona curiosa, e non si ferma di fronte alle novità, per cui comincia a danzare con la spada e con il candelabro, suscitando ancora di più l’ammirazione dei suoi fans. Vederla ballare sul palco aveva un fascino magnetico.

L’occasione che le ha portato grande successo fu nel 1940, con la rappresentazione di un ballo ispirato alla danza brasiliana chiamato “il Karyoka”, dedicato al film americano “The street of Rio” e a Carmen Miranda, tanto che decise di assumere definitivamente il nome d’arte, appunto, di Karyoka.

Fra gli anni ’30 e ’40 l’industria cinematografica egiziana era fiorentissima e conobbe un’epoca di massimo splendore: sul territorio nazionale erano presenti almeno 150 compagnie di produzione e ciascuna presentava almeno 3 film a stagione. La maggioranza di film prodotti erano commedie musicali, molto apprezzate dal pubblico in cerca di distrazioni e leggerezza causata dalla guerra in corso.

La danzatrice Tahiya Karyoka

La ballerina Tahiya Karyoka

Questa era la situazione ideale per chi, come Tahiya Karyoka, lavorava proprio come danzatrice cinematografica. Nel contempo, Taheya conservò coscienziosamente il suo lavoro al locale di Badia Masabni.

Venne scritturata dapprima come ballerina nei film, e ben presto divenne anche attrice, mostrando così di avere doti di artista completa. Nella vita interpretò oltre 200 film, in una carriera durata 50 anni.

Donna attiva e intelligente, possedeva una vasta libreria, era in grado di parlare fluidamente l’inglese e il francese e di gestire personalmente la sua impresa lavorativa: per organizzare i suoi numerosi impegni cinematografici e teatrali, Tahiya Karyoka creò, con il regista Hessein Fawzy e due attori, un’agenzia di produzione, la Sharkat Al Shabab (compagnia dei giovani), riuscendo a conciliare l’attività imprenditoriale con quella artistica. L’agenzia produsse solo due film, prima di sciogliersi: “Aheb El Ghalat” (Amo lo sbaglio) e “Aheb El Baladi” (Amo il mio paese).

Ebbe persino l’occasione di partecipare ad una produzione di Hollywood, verso la fine degli anni 60, ma la guerra nel 1967 annullò questa occasione e Tahiya ritornò al Cairo. Dopo il suo ritorno cominciò a lavorare in televisione e occasionalmente ricevette anche dure critiche.

Nel 1936 Tahiya danzò alla processione in onore del matrimonio di re Farouk.  Il re aveva soltanto 16 anni ed era appena stato incoronato re, dopo la morte del padre. Tahiya si esibì ballando sulla musica di Umm Kulthoum, la quale era una sua ammiratrice: di lei una volta la grande cantante disse che era “un’ artista in grado di cantare con il corpo”. Re Farouk la apprezzò per tutta la vita e Tahiya, da intellettuale, fu persino messa in carcere dopo la rivoluzione che depose Faruk, come sostenitrice di una controrivoluzione che facesse ritornare in Egitto la monarchia costituzionale, nel 1953.In prigione fece lo sciopero della fame, per far valere le sue idee.

Con la sua volitività Tahiya scioperò in segno di protesta contro una nuova legge che non favoriva gli attori, nel 1987.

La danzatrice Tahiya Karyoka

la ballerina Tahiya Karyoka

Tahiya era molto apprezzata come artista e come donna, e non aveva bisogno di promuovere le sue attività, poiché il suo talento lo faceva per lei. Aveva anche l’ammirazione di Umm Kulthoum e di Abdel Halim Hafidh, ma i religiosi, che invece accettavano le danze di Mahmoud Reda e Farida Fahmy, non apprezzavano le sue doti artistiche di donna forte e seduttiva. Tahiya era nota per i suoi giochi di parole e per i gesti ironici ed ammiccanti nelle performances. La sua danza era sensuale e mostrava appieno la sua forte personalità.

Si è sposata ben 14 volte, in pratica con tutti gli uomini più importanti della sua epoca, ma non riuscì mai ad avere figli pur mantenendo un forte amore verso la famiglia ed un grande attaccamento ai suoi fratelli e nipoti. Inoltre espresse il suo lato materno attraverso la beneficenza nei confronti dei bambini. Due anni prima di morire, adottò una bambina che era stata abbandonata proprio sulla sua porta di casa.

La famosa ballerina muore nel 1999 per un attacco cardiaco, dopo essere diventata molto religiosa e aver lasciato le scene. Alle celebrazioni per il suo funerale intervennero moltissime personalità egiziane. La figlia adottiva alla sua morte venne adottata da Fifi Abdou.

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Suheir Zaki https://danzaemusicaaraba.com/suheir-zaki/ Thu, 05 Apr 2018 16:57:21 +0000 http://danzaemusicaaraba.com/?p=280 Suheir Zaki Nacque nel 1944 a Mansoura nel sud dell’Egitto. Quando aveva nove anni, la sua famiglia si spostò ad Alessandria. Fin dalla più tenera età Suheir Zaki danzava tutto il tempo, cosa molto...

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Suheir Zaki a 22 anni nel film “My love is in Cairo”

Suheir Zaki

Nacque nel 1944 a Mansoura nel sud dell’Egitto. Quando aveva nove anni, la sua famiglia si spostò ad Alessandria.

Fin dalla più tenera età Suheir Zaki danzava tutto il tempo, cosa molto normale in Egitto, in tutte le occasioni di festa, di ritrovo, di aggregazione sociale e di svago. Dice di sé “ho bisogno di danzare quanto gli altri ne hanno di respirare”, una giusta frase che riesce a rendere l’idea della sua necessità di godere la più grande gioia, quella del movimento.

Ad Alessandria la vita notturna era piuttosto attiva e vivace, anche grazie al fatto che la città è un luogo di villeggiatura e di turismo, e ben presto Suheir cominciò a lavorare nei night clubs della città, nonostante il padre non fosse per niente d’accordo. Quando il padre morì, la madre si risposò e il secondo marito sostenne la carriera artistica di Suheir, tanto da diventare il suo manager personale. La famiglia si trasferì al Cairo, dove in breve tempo si guadagnò una buona fama, fino a che cominciò a lavorare in televisione, su coreografie di Ibrahim Akef, che, come sua abitudine, la aiutò a trovare il suo stile unico, che mettesse in risalto le sue doti e le sfaccettature della sua personalità.

Cominciò a lavorare nel cinema, come ballerina ed attrice, ed ebbe subito un grande successo.

la ballerina del sud Egitto Suheir Zaki

la danzatrice egiziana Suheir Zaki

I suoi movimenti sono molto fluidi e rotondi, e danza in modo dolce, innocente ed amorevole, mai volgare o aggressivo. Spesso danza con gli occhi chiusi o lo sguardo basso, completamente coinvolta nel suo mondo e si nota sempre un grande piacere nel movimento, scevro da atteggiamenti ammiccanti o compiacenti, rimanendo coerente con il suo carattere e la sua sincera passione per la danza.

Dotata di una eccezionale musicalità, Suheir Zaki è diventata una  icona della danza in Egitto: la sua immagine si trova praticamente su tutte le musicassette degli anni ’70 e ’80. La sua grandissima sensibilità musicale la rese ancora più famosa, e i suoi fans erano completamente ammaliati dalla sua grazia. La sua danza non aveva bisogno di avvalersi di accessori, come veli o bastoni, rimanendo sempre pura relazione con la musica.

Si avventurò anche ad interpretare con la danza la musica di Umm Kulthoum, cosa che prima aveva fatto solo Tahiya Karioca. Si racconta che Umm Kulthoum fosse infastidita quando udì che qualcuno ballava la sua musica, considerandolo svilente, e chiese a Mohammad Abdel Wahhab di trovare notizie su questa danzatrice. Il musicista rimase affascinato dalla bravura di Suheir e disse quindi ad  Umm Kulthoum che non si doveva preoccupare: “Come tu canti con la tua voce” le disse, “lei canta con il suo corpo”.

Suheir incontrò suo marito su un set: lo zio del marito era un famoso regista, Hassa Al Seifi, che fu per lei molto di aiuto per la sua carriera cinematografica.

La sua carriera la portava a vivere nello stress, fra spettacoli, film ed apparizioni televisive, tanto che ebbe diversi aborti spontanei. Riuscì a portare a termine la gravidanza solo una volta, nel 1986, e grazie al figlio riuscì a calmarsi un po’ professionalmente e a portare avanti ritmi di lavoro più dilatati e meno stressanti.

Con la guerra del Golfo del 1990/91 ci furono problemi economici ed una crescita del fondamentalismo islamico che portarono al fallimento parecchi locali notturni in Egitto. Suheir Zaki scelse di ritirarsi quasi completamente dalla scena, all’apice della sua carriera, come molte dive fece la scelta di lasciare al pubblico il ricordo di lei nel pieno del suo successo.

Nel 2001 Suhair Zaki cominciò ad insegnare a danzatrici internazionali al festival annuale organizzato al Cairo da Raqia Hassan “Ahlan Wa Sahlan”, ma rimane dell’ opinione  che le danzatrici non provenienti dal’ Egitto non riescano ad arrivare al livello delle egiziane, perché non possiedono l’orecchio musicale necessario per riconoscere i diversi ritmi musicali arabi e il senso dell’umorismo tipico e spontaneo nelle persone di quella parte del mondo, né lo spirito vivace necessario e indispensabile per trasmettere e portare avanti una tradizione e una cultura che dura da secoli e che non risiede solo nei passi di danza che si possono fare durante un esibizione o una coreografia. Certo è che moltissime danzatrici cercano di imitarne lo stile, ammaliate dalla sua arte, anche dopo così tanti anni dal suo ritiro dalle scene teatrali.

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Samia Gamal https://danzaemusicaaraba.com/samia-gamal/ Thu, 05 Apr 2018 16:53:50 +0000 http://danzaemusicaaraba.com/?p=278 Samia Gamal Samia Gamal, il cui vero nome era Zaynab Ibrahim Mahfuz, nasce a Wana, nel 1924. In tenera età si trasferisce al Cairo, nelle vicinanze del famoso Bazar Khan el-Khalili. A soli 8...

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Samia Gamal

La danzatrice egiziana Samia Gamal in due pose

la ballerina Samia Gamal

Samia Gamal, il cui vero nome era Zaynab Ibrahim Mahfuz, nasce a Wana, nel 1924.

In tenera età si trasferisce al Cairo, nelle vicinanze del famoso Bazar Khan el-Khalili.

A soli 8 anni rimane orfana di  madre, e a 14 abbandona la casa paterna per  trasferirsi dalla sorella maggiore.

Si racconta che alla sua prima esibizione in pubblico Samia fosse tanto nervosa da dimenticare la coreografia. Il pubblico incomincia a fischiarla e lei abbandona il palco. Il coreografo la costringe a ritornare in scena e lei si toglie le scarpe ed incomincia a danzare improvvisando, riscuotendo a questo punto grande successo. Da notare che le danzatrici dei Cabaret ballavano sempre con le scarpe (di fattura occidentale) per ribadire di… avere il denaro sufficiente per potersele permettere, e danzare a piedi nudi era considerato poco elegante. Samia però piacque tanto che il pubblico stesso la soprannominò “la danzatrice dai piedi scalzi”.

La famosa Badia Masabni la ingaggia per esibirsi nel suo locale, e le dà il nome d’arte con cui diventerà famosa: Samia Gamal. Si esibisce dapprima una volta alla settimana: è l’inizio di una grande carriera. Inizia a studiare danza con Badia stessa, e con un maestro di danza classica e moderna, condividendo gli allenamenti ed il palcoscenico con l’altra grande star di quel momento, Tahiya Karyoka, collega di palcoscenico al Cabaret di Madame Badia. Il training le permette in breve di sistematizzare le sue capacità coreutiche innate. L’attaccamento al locale di Badia e la riconoscenza di Samia verso la sua musa ispiratrice fecero si’ che Samia non si esibisse in altri locali in Egitto, ma soltanto al Cabaret di Badia Masabni e in importanti feste private.

In breve divenne una stimata solista.

La sua personalità sul palco è molto frizzante ed energetica, un inno alla gioia di vivere e alla leggerezza.

Persino, a dispetto della sua prima apparizione pubblica, Samia introduce l’uso di scarpe con il tacco alto per ballare. Il suo stile ha ispirato una enorme quantità di danzatrici, portando la danza orientale persino ad Hollywood e da lì nelle scuole di danza d’Europa.

Un incontro fondamentale nella vita artistica e personale di Samia è quello con il cantante e musicista Farid el Atrache, che suona l’Oud nell’orchestra dello stesso locale. E’ un travagliato colpo di fulmine. Farid è un musicista di successo, enormemente addolorato per la prematura perdita della sorella, la cantante Asmahan, morta in un incidente in circostanze piuttosto misteriose. Colmare il vuoto lasciato in lui dalla perdita della sorella era impossibile, ma Farid trovò conforto nella relazione, mai sfociata in matrimonio, con Samia Gamal. Si dice che lui non volesse o non potesse sposarsi con lei poiché egli proveniva da una famiglia drusa libanese e per tradizione avrebbe potuto sposare soltanto una donna drusa, e non certamente una danzatrice! Ma la relazione proseguì e Samia lo motivò a buttarsi a capofitto nel cinema. Nel 1947 la coppia si esibisce in “Habib el Omr” (L’amore della mia vita), il primo di una lista di 5 film di enorme successo. Si possono paragonare alla coppia Hollywoodiana Fred Astaire e Ginger Rogers!

la danzatrice della golden era Samia Gamal in una fotografia con dedica

la ballerina Samia Gamal

E’ del 1949 “Afritah Hanem” (La principessa diavoletto), una delle sue interpretazioni più famose, accanto alla bambina prodigio della danza egiziana dell’epoca, Fairouz Arteen Kalevan, soprannominata, proprio in onore del film, Feirouz Hanem.

Nel 1949 il re Faruk proclama Samia la danzatrice rappresentante nazionale dell’Egitto.

Dopo 5 film la coppia si divise, e Samia, perseguitata dalla stampa, si trasferì all’estero, nel 1950, dove comunque continua ad avere successo come artista. Si esibisce a New York, nel famoso nightclub The Latin Quarter ed in tutta Europa, portando per la prima volta la danza orientale all’estero in forma professionalmente valida. Gira vari film fra cui “Ali Baba ed i quaranta ladroni” con Fernandel e “La vallata dei re” con Robert Taylor.

Samia sposa il ricchissimo texano Sheppard King III, che per lei si converte alla religione islamica e la convince a trasferirsi in America. Grazie a questo, Samia entra a pieno diritto nel jet set americano, ma il matrimonio non dura a lungo.

L’esperienza americana segna la sua visione della danza, che diviene più teatrale, e Samia gettò le basi della forma di danza orientale che conosciamo oggi, e che infatti utilizza forme e dinamiche prese evidentemente dal balletto classico.

Dopo il divorzio, Samia ritorna al Cairo, dove riprende a lavorare con Farid el Atrache.

Nel 1958 sposa l’attore egiziano Rushdi Abaza, con cui interpreta parecchi film. Rushdi era stato il marito di Tahiya Karyoka. Da quest’unione, che durerà diciassette anni, nasce una figlia, Quismet. Nel 1972 si ritira dalle scene, per ritornare ad esibirsi nei primi anni ’80, ritorna alle scene per un anno o due con Samir Sabri.

Fino alla sua morte, sopraggiunta nel 1994, fece una vita molto ritirata, rifiutando tutti gli inviti ad insegnare all’estero: si sente artista ed interprete, non maestra. La sua eredità al mondo dell’arte sono gli 84 film di cui è protagonista.

Samia Gamal è stata la prima danzatrice con una preparazione coreutica completa, e con una visione teatrale della coreografia. Ha contribuito in maniera determinante alla formazione di ciò che la danza orientale è oggi, elevandola a livello professionale e migliorandone l’immagine sociale. Le danzatrici a seguire ne copiarono lo stile, e pare ormai una cosa normale che nella danza orientale ci siano arabesques e giri rapidi, come nel balletto classico, ma prima che questa pioniera li sperimentasse nella sua danza nessuno li aveva mai introdotti!

Samia Gamal dietro le quinte

Samia Gamal dietro le quinte

Samia creò uno stile molto personale, incorporando la tecnica della danza classica e soprattutto, cosa molto particolare, di danza latino americana, nella danza orientale, tratto molto caratteristico suo. Grazie al suo training fisico molto completo, Samia aveva una capacità di coordinazione e di precisione perfetta sui suoi movimenti, mantenendo grazia ed eleganza anche durante i momenti di maggiore focosità.

Tipico del suo stile è l’uso molto particolare dei movimenti delle braccia, intricati ed eleganti, e l’introduzione del velo nella danza. Si narra che la sua insegnante di balletto le diede un pezzo di stoffa da tenere in mano durante la danza per farle imparare ad usare le braccia in modo più fluido e Samia trovò la cosa tanto interessante che decise di incorporarla nelle sue performances. Samia usava il velo con una grazia incredibile, ed è un esempio di eccellenza nell’uso di questo accessorio, che piacque molto al pubblico, e perciò Samia continuò ad utilizzarlo. Il velo le dava maggiore sicurezza, e la aiutava a prendere confidenza con i movimenti fluidi delle braccia, e quindi decise di utilizzarlo spesso durante l’introduzione della sua performance: ormai entrare con un velo in mano è diventato un classico della danza orientale, e la storia deve a Samia Gamal questa creazione. Il suo modo di usare il velo dava l’impressione che si trattasse di una estensione del suo corpo, non di un accessorio esterno che venisse buttato qui e là per riempire lo spazio con acrobazie sceniche.

Una piccola curiosità: nel film francese Ali Baba e i 40 ladroni Samia indossò un gioiello per coprire l’ombelico: nessuna danzatrice prima di lei lo aveva fatto.

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Raqia Hassan https://danzaemusicaaraba.com/raqia-hassan/ Thu, 05 Apr 2018 16:51:17 +0000 http://danzaemusicaaraba.com/?p=276 Raqia Hassan Raquia è una coreografa e insegnante di fama internazionale. Si è formata alla scuola di Mahmoud Reda e ha danzato nella sua compagnia, la Reda Troupe per anni, anche come solista. Profonda...

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Raqia Hassan

la danzatrice Raqia Hassan

la ballerina Raqia Hassan

Raquia è una coreografa e insegnante di fama internazionale. Si è formata alla scuola di Mahmoud Reda e ha danzato nella sua compagnia, la Reda Troupe per anni, anche come solista. Profonda conoscitrice della danza folkloristica egiziana, base del suo inconfondibile stile, è considerata una delle più importanti sviluppatrici della tecnica della danza egiziana e della rappresentazione scenica. Raqia Hassan ha insegnato a molte delle più famose danzatrici egiziane nel suo piccolo studio-abitazione a Il Cairo e viene contattata da un sempre crescente numero di danzatrici provenienti da tutto il mondo. E’ molto popolare sia in Europa che negli USA .

È una danzatrice e un’ artista che lavora molto su di sé, in costante evoluzione artistica, ed è abituata a collaborare con grandi coreografi e musicisti. Nonostante sia così famosa e riconosciuta, tratta comunque i suoi studenti con il massimo affetto e rispetto,  in qualsiasi circostanza. La sua padronanza della lingua inglese e la sua bravura nel descrivere i movimenti della danza la rendono l’insegnante ideale per il ballerino straniero che vuole approfondire questa danza, da qualsiasi parte del mondo provenga: troverà subito una connessione con lei, che è abituata a lavorare con artisti di tutto il mondo. Il suo amore per questa danza diventa palpabile quando si ha la fortuna di guardarla ballare.

la danzatrice Raqia Hassan

la ballerina Raqia Hassan su una locandina

La sua padronanza dei movimenti della danza le consente di seguire la musica in tutte le sue sfumature con estrema spontaneità ma anche in maniera molto personale, riuscendo a  caratterizzare ogni sua performance sempre in modo diverso e affascinante, indimenticabile per chi studia con lei ma anche per chi, semplicemente la vede ballare in sporadiche apparizioni.

In ogni occasione di danza trova il modo di mettere se stessa e le sue abilità a disposizione di allievi e studenti, in modo che i suoi stage e workshop siano aperti e fonte di confronto e di studio. Si tratta di una ballerina e di un’ insegnante che sa calibrare nella giusta misura l’intensità del sentimento che la danza orientale richiede, in modo che sia possibile coglierla senza sforzo, tanto da rendere le sue esibizioni  estremamente dirette e fruibili.

Il suo temperamento la aiuta nell’insegnamento e il suo background di danza conferma il riconoscimento di cui gode.

Diventata membro della Reda national Folklore troup del Cairo a soli sedici anni, Raquia Hassan ha continuato ad allenarsi e a studiare con  Mahmoud Reda stesso. e solo successivamente a assunto il ruolo di insegnante per i nuovi ballerini della compagnia. Il primo amore di Raqia fu per la danza orientale, ma non avendo la possibilità di perseguirlo si unì alla compagnia di folklore:  pur di ballare avrebbe fatto di tutto , e questa scelta professionale le permise di allenare ballerini per oltre venti anni.

Incontrò Azza Sharif nel 1984, durante una sua esibizione a teatro che le chiese subito di diventare sua insegnante ed ebbe il pregio di vedere in lei, oltre che una ballerina, una maestra.

Quando lasciò la compagnia Reda si rese conto che la sua strada era un’altra, tanto da non insegnare più coreografie di folklore. Riesce ad aiutare ogni ballerino a sviluppare uno proprio stile, perché riesce a vedere le caratteristi predominanti in ogni danzatore. Insegnò a innumerevoli altre importanti ballerine e danzatrici egiziane Fifi Abdou Nelly FouadMona SaidDina, Aida Nour,  Shar Hamdi ma anche ballerine emergenti e più recenti come Nani e Hendaiya.

Raqia crea il famosissimo festival del Cairo, dedicato interamente alla danza del ventre, Ahlan wa Sahlan.

E’ riuscita a lasciare un’ impronta indelebile  nella danza orientale così come la si può trovare oggi sui palchi del Cairo. Ci sono dei movimenti che lei è riuscita ad abbellire introducendoli in quello che adesso è considerato lo stile egiziano moderno, movimenti facilmente riconoscibili come ad esempio i movimenti delle anche di Mona Said o anche i grandi cerchi fatti da Dina, chiave dell’influsso stilistico che Raqia è riuscita a trasmettere e a far giungere fino al tempo più recente.

Ha un amore infinito per la danza e per la sua capacità di cambiare, di evolvere, la paragona spesso alla moda e ne  interpreta il cambiamento ogni volta che ne ha la possibilità mettendosi alla prova prima di tutto come studiosa e non come grande ballerina, riuscendo a rinnovarsi ogni volta e rimettendosi alla prova. La sua interpretazione è potente e coerente con l’espressione del viso, è fortemente convinta che la sensazione venga prima della musica e vede l’amore per la danza anche se è nutrito da altre persone straniere giunte in Egitto solo per la danza.

Distingue i periodi storici della danza egiziana in un “prima che fosse conosciuta”  e “un dopo che è stata conosciuta” nel mondo e nota quanto gli stranieri oggi conoscano questo ballo e ne sappiano cogliere le sfumature con attenzione.

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Naima Akif https://danzaemusicaaraba.com/naima-akif/ Thu, 05 Apr 2018 16:37:14 +0000 http://danzaemusicaaraba.com/?p=270 Naima Akif Nata a Tanta, nel Delta del Nilo, nel 1929, Naima Akif ha iniziato giovanissima la sua carriera: a soli 4 anni, già si esibiva con il Circo Akef, di proprietà della sua...

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Naima Akif

la danzatrice Naima Akif in un film in bianco e nero

la ballerina Naima Akif

Nata a Tanta, nel Delta del Nilo, nel 1929, Naima Akif ha iniziato giovanissima la sua carriera: a soli 4 anni, già si esibiva con il Circo Akef, di proprietà della sua stessa famiglia. Nel circo, Naima si è impratichita in tutti i tipi di acrobazia circense, diventando una delle attrazioni fondamentali. La sua famiglia viveva nella zona di Bab el Khalqal Cairo, ma viaggiava di continuo per lavoro.

Quando Naima aveva solo 14 anni, il circo fallì e i suoi genitori divorziarono, ma il nonno della giovane artista aveva molti contatti con il mondo dello spettacolo del Cairo e la sua carriera proseguì nei locali del Cairo, sempre con spettacoli di acrobazie e clown.

Durante questi spettacoli, Naima ebbe la grande fortuna di capitare nel noto locale di Badia Masabni, ed ebbe un enorme successo come danzatrice e cantante, suscitando la simpatia della direttrice del locale e le invidie delle colleghe, che le assalirono in una rissa e venne licenziata.

Cominciò quindi a lavorare in parecchi locali, e al Kit Kat club venne presentata al regista Abbas Kemal, il cui fratello, anche lui regista, Hussein Fawzy la volle come protagonista di un suo film musicale. Andò in scena così “Al-Eïch wal malh” (pane e sale), con Naima come protagonista femminile e il nipote del grande cantante e compositore Mohammed Abdel Wahab, Saad Abdel Wahab come protagonista maschile. Era il 1949. Il film ebbe un grande successo, e fu il primo di una lunghissima serie: il regista girò con Naima ben 15 film, e divenne anche suo marito.

Da qui, la scalata al successo. Naima divenne una star del cinema.

Filmografia:

la ballerina Naima Akif

la diva Naima Akif

– 1949: Al-Eïch wal malh (pane e sale) di Hussein Fawzi

– 1949: Lahalibo di Hussein Fawzi

– 1949: Baladi Wa Khafa di Hussein Fawzi

– 1950: Furigat di Hussein Fawzi

– 1950: Baba Areess di Hussein Fawzi

– 1951: Fataat Al Sirk di Hussein Fawzi

– 1952: Ya Halawaat Al Hubb di Hussein Fawzi

– 1954: Arbah Banat Wa Zabi di Hussein Fawzi

– 1954: Aziza Hussein di Hussein Fawzi

– 1955: Bahr El Gharam (Un mare d’amore) di Hussein Fawzi

– 1957: Ya tamr Henna (O fiore dell’henné) di Hussein Fawzi (probabilmente la sua migliore interpretazione, di certo quella che l’ha resa più famosa al grande pubblico)

– 1958: Ahibbak Ya Hassan (Ti amo, Hassan) di Hussein Fawzi

– 1957: Inta habibi (Sei il mio amore)

– 1958: Bab el hadid (La porta di ferro, Stazione centrale del Cairo)

– 1960: Kholkhal Habibi (La cavigliera del mio amomre) di Hassan Reda

– 1963: El Hakiba El Sawda (La valigia nera) di Hassan El Seifi

– 1963: Amir El Dahaa (Il principe dello stratagemma) di Henri Barakat

– 1967: El khouroug min el gouana con Farid Al Atrache

– El aris el thani (Il secondo marito) con Nagwa Fouad

Insieme con Samia GamalTahiya Karyoka, Naima Akef è stata una delle grandi stelle della danza orientale.

Il suo stile era molto elegante e fluido, e ben sottolineava la sua grazia naturale, sostenuta dal continuo e regolare lavoro corporeo. Divenne forse la più famosa attrice del cinema egiziano. Fondò uno dei primi gruppi folkloristici professionali nel paese, Ya Lail Ayn.

Nel 1957 ha vinto un premio in un concorso del folklore al Festival della Gioventù di Mosca.

Nel 1964 si ritirò dalle scene per dedicarsi alla famiglia, e al figlio, nato dal suo secondo matrimonio con il contabile Salah Abdel Aleem. Ma la vita familiare per Naima Akef durò poco: morì infatti di cancro a soli 36 anni, nel 1966.

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Mona Saa’id https://danzaemusicaaraba.com/mona-saaid/ Thu, 05 Apr 2018 16:33:10 +0000 http://danzaemusicaaraba.com/?p=266 Mona Saa’id Mona Ibrahim Wafa, in arte Mona, è stata una meravigliosa danzatrice, la quale, per qualche ragione, non riuscì mai a raggiungere l’olipmo delle danzatrici più famose, rimanendo sempre un po’ in secondo...

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Mona Saa’id

la danzatrice Mona

Mona

Mona Ibrahim Wafa, in arte Mona, è stata una meravigliosa danzatrice, la quale, per qualche ragione, non riuscì mai a raggiungere l’olipmo delle danzatrici più famose, rimanendo sempre un po’ in secondo piano. Ciononostante, il suo valore artistico è ben riconosciuto.

Ha cominciato a ballare a 13 anni, e nel 1970 si è trasferita in Libano, per poter danzare nonostante suo padre fosse assolutamente contrario. Rimase in Libano fino al 1975, sfruttando a pieno l’epoca d’oro dei locali notturni di Beirut.

Nel 1975 ritornò in Egitto come danzatrice riconosciuta, star delle serate dei grandi alberghi. Prese parte anche ad alcuni film.

Tahiya Karyoka la soprannominò “la principessa del Raqs Sharqi”, e la stampa egiziana la chiamava “Samraa El Nile” (La scura del Nilo).

Si è esibita ed ha insegnato parecchio in Europa, soprattutto a Londra, e in America, in particolare in Brasile, dove è molto apprezzata.

la ballerina Mona sulla locandina di uno spettacolo di bellydance

Mona

Mona vive e insegnan a Hurghada. La sua tecnica è molto definita i suoi movimenti piccoli e minuziosi, non ama le esagerazioni, e la sua danza risulta molto elegante e naturale. Il suo stile è del tutto personale, non segue influenze di altre ballerine. Mona apprezza la danza “di cuore” non il tecnicismo delle coreografie, e quando si esibisce sceglie di assecondare le proprie emozioni, lasciandosi trasportare nella creazione di movimenti. Nei suoi spettacoli ha sempre scelto di collaborare con i migliori musicisti, dando alla musica un ruolo fondamentale nella danza, e credendo profondamente nel legame inscindibile fra danza e musica.
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Gli zingari egiziani terza parte https://danzaemusicaaraba.com/notioni-sugli-zingari-egiziani-terza-parte/ Thu, 29 Mar 2018 15:16:45 +0000 http://danzaemusicaaraba.com/?p=220 “Notizie sui Nawar e sugli altri gruppi zingari presenti in Egitto” Terza Parte di Giovanni Canova Articolo contenuto nell’antologia “La bisaccia dello Sheikh” omaggio ad Alessandro Bausani, islamista, nel sessantesimo compleanno. Quaderni del seminario...

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“Notizie sui Nawar e sugli altri gruppi zingari presenti in Egitto”

Terza Parte

di Giovanni Canova

Articolo contenuto nell’antologia “La bisaccia dello Sheikh” omaggio ad Alessandro Bausani, islamista, nel sessantesimo compleanno.

Quaderni del seminario di Iranistica, uralo-altaistica e caucasologia dell’Università degli Studi di Venezia, 1981

La festa. Ghawazee e Awalim

un gruppo di gitane

danze gitane

Nelle feste (farah, al plurale efrah, lett. gioia) di sotito c’é educazione (doq), anche se circola molto liquore e  hashish. Ma é pericoloso perché la gente spara in aria per l’eccitazione. Talvolta qualcuno ci rimette a pelle. Non é infrequente che le autorità proibiscano le feste incerte località, quando c’e stato un Tar, vendetta, per timore che la festa sia occasione di disordini.

Una volta le feste erano più modeste. Ci si faceva costruire da un falegname una cassa colorata, dove venivano messe dote e masserizie. Non c’era neanche il fornello (babur)! Il corteo (zaffah) era ravvivato da zammarin e raqqasin, ed iniziava nella casa della sposa per concludersi davanti a quella dello sposo. Ora invece viene usato un furgoncino ((tayutah,  “Toyota”) per portare i mobili, c’é la banda (mazika) e di sera c’é l’orchestra (ferqah) di  rababah o di mizmar. Una volta i contadini facevano le feste dopo il raccolto o pagavano con il loro prodotto, grano, mais, o davano un paio di lire egiziane, una ai musicisti o una alla ballerina. Adesso guadagnamo anche 100 lire egiziane per sera!  Il compenso é separato per i musicisti e le ragazze,  le offerte del pubblico sono però ripartite.

Le ballerine indossano un vestito con lustrini confezionato da loro stesse o dalle colleghe più anziane, che ormai non danzano più. Il costume tradizionale é quello che ancor oggi viene usato per la danza con il mizmar, é di origine “faraonica”.

L‘abito lungo usato per la danza con la rababah é invece nuovo. Qui in alto Egitto le ballerine si chiamano Ghawazee (sing.  Ghaziyah). Che differenza c’é con le Awalim (sing. almah)? Le awalem sono quelle della  città, della Mohammed Ali Street al Cairo. Non derivano da una famiglia di artisti. Ad  esempio, una ragazza fa l’amore con un tizio e si allontana della famiglia. Quello si prende  gioco di lei e la pianta, per vivere impara a cantare e a ballare e tira avanti in questo modo. Oppure ama un musicista, che la introduce nell’ambiente. Le Ghawazee invece sono  professioniste, nella loro famiglia ballano tutte. Da  noi non ci sono ballerini maschi sono solo nei grandi complessi, come la Ferqat Reda o la Ferqat Qawmiyyah.  La danza maschile era effettuata solo dagli arabi (= beduini). Si dispongono in una fila  (tabur) di 20-30 persone e danzano ritmando il tempo con il battito delle mani. Una ragazza velata, della loro stessa famiglia, balla dinanzi  a loro. Questo soprattutto più a sud, verso Edfu. Anche nelle nostre  feste talvolta ci sono ragazzi che ballano, ma sono solo degli  appassionati, non professionisti. C’é la raqset El Haggalah, fatta da uomini e donne della stessa tribù, gli arabi Sallum, disposti dieci da una parte e dieci dall altra.

la danza zingara

la danza gitana

Una volta i tatuatori venivano il giorno del mercato. Esponevano un pannello che costituiva il loro “catalogo” dei tatuaggi, per far scegliere al cliente. Gli uomini si facevano tatuare spade,  cavalieri, leoni ai polsi, upupe a fianco degli occhi…Le donne invece si facevano tatuare il mento, i polsi, il petto, nel mezzo, partendo dall’ombelico: una palma in senso verticale e ai lati, sopra il seno, due leoni.

In passato non c’era molto lavoro, cercavamo di guadagnare qualcosa nei Mulid (anniversari dei santi). In tale occasioni c’erano feste, danze, poeti, caffè, tutti i divertimenti. Andavamo anche ai Mulid dei cristiani, ai Mulid di San Giorgio  a Er Reziqat, presso Armant, il piu  grande del mondo. II governo ne ricava entrate per 100 mila lire egiziane. La gente sgozza pecore  in sacrificio: il vescovo ne prende un quarto, il convento e le guardie un quarto, e la  metà va al Wafq, al governo. Si lavora anche quando qualcuno parte e ritorna dal pellegrinaggio. Anche i cristiani ci chiamano per le loro feste di circoncisione o di nozze. Non c’è differenza. I cristiani e noi (=musulmani) siamo fratelli, gli ebrei sono figli di nostro zio. Il nostro comune progenitore è Ibrahim El Khalil (Abramo)”. Adesso però per il Hajj (pellegrinaggio), non ci sono più danze, ma di solito viene chiamato uno sheikh che organizza una Hadrah (o Dhikr). La banda, il mizmar o la rababah accompagnano poi il pellegrino e il corteo alla stazione”.

I musicisti e il canto epico

“Gli zammarin non sono della nostra gente, ma originari del posto; sono diventati musicisti di professione, ma il loro  padre poteva essere un fellah. Ci sono zammarin a Qoft e a Jarajos, e più a nord a Banja e Bardis. Alcuni sono andati al Cairo, come la fami- glia Al Hindi. Gli stili sono diversi, ma i migliori musicisti sono gli zammarin dell’ Alto Egitto.

Anche  i migliori suonatori di rababa sono dell’Alto Egitto. Una volta erano tutti mendicanti (shahhatin): passavano di porta in porta, si facevano dire i nomi o  altre informazioni e ci improvvisavano sopra delle lodi e dei complimenti, accompagnandosi con la rababa. In cambio ricevevano un po’ di cibo. Il musicista era solo, non in gruppo come adesso, e si spostava con un asino.

Anche i poeti che cantavano le gesta di Abu Zeyd Al Hilali giravano per i villaggi e le case di campagna. Radunavano la gente suonando per il paese con la rababa e poi organizzavano un’assemblea (rnajlis) in uno spiazzo, tutti seduti per terra. Lo sha’er (il poeta) iniziava la sua esibizione con una lode (madih) al Profeta, e cantava quindi un episodio del ciclo epico(sirah) dei Bani Hilal. I presenti offrivano qualche soldo, ponendolo in una ciotola messa davanti al musicista. Talvolta erano in due: il poeta con la rababa, accompagnato da un altro col tamburello. C‘erano poeti famosi come Hamdan, di giorno pescatore e di notte poeta. Si  esibiva qui a Luqsor durante il Mulid di Abu I-Hajjai. Ma i tempi sono cambiati: la gente adesso vuole canzonette, danze, cose insulse. Ci sono poeti con le rebabe o senza. Suonano nei caffé, nelle feste di matrimonio o di circoncisione, nei Mulid. Il ciclo epico piu famoso e più amato qui in Alto Egitto è quello di Abu Zeyd Al Hilali. Altre storie come quella di Anter ibn Shaddad o di Dhat El Himmah non sono She’r (poesie) ma racconti (Rivvayat)  tratti dai libri. Come le Mille e una notte, tutte storie da libri. Ci sono poeti fellah e poeti professionisti (=zingari). Jeber Abu Huseyn è il più grande poeta dell’Egitto. E’ di origine contadina, di un paese presso Sohaj. Un   poeta deve avere una bella voce, conoscere bene le poesie, eseguire con bravura il canto. Deve insomma saper eseguire le poesie nell‘ordine giusto (Nizam) con una buona tecnica (Ada’). Deve saper rnontare le parole (yerakkeb) e   fare una conclusione, in modo tale che l’ascoltatore sia invogliato a tornare la sera  successiva per vedere come va a finire.

Se uno come Jaber puo sposare una Nawarah? Se la nostra ragazza sposa un fellah non balla più: la fa restare in casa. Ma se sposa un artista può continuare a ballare. Jaber non è  un Fannan (artista di professione per tradizione famigliare) ma un  Ghewi (amatore). Si é messo in questo mestiere anche perché ha sposato una Maslubah e ha imparato la poesia.

Tra i Mataqil, i compianti Tawfiq e Qenawi, e i loro figli Shamandi e Mohammed sono stati bravi poeti. Anche tra i Masalib ci sono poeti, come Seyyed Ed  Duwi e Nadi Othman. “Sanno”  le poesie perché è il loro mestiere.

Anche una volta il poeta si chiamave Sha’er, sha’er es- sirah el- hilaliyyah. Ci sono anche altri poeti (cioè poeti dialettali o in lingua classica), come ad esempio Abd Er-Rahman el-Abnudi, ma questi non sono “poeti della rababa” o di Abu Zeyd. Il poeta non puo fare quelloche vuole. E’ necessario che segue la tradizione: al principio deve cantare le lodi del Profeta (yemdah) e la menzione di Dio (yedhkar). Solo adesso può iniziare con Abu Zeyd. Anche nella conclusione deve riprender il Madih iniziale. Ogni tanto puo interrompersi, per riposare, bere il caffe  o il tè; quando riprende deve iniziare ancore con un Madih. Il poeta che”afferra” direttamente l’episodio non  è Sha’er. Invece chi canta solo lodi al Profeta è un Maddeh, non uno Sha’ er. Sha’er e quello che declama le gesta degli Arabi, vera poesia è solamente la Sirah dei Bani Hilal”.

La lingua dei Nawar

danza gitana

danza zingara

“La nostra lingua d’origine é la persiana, ma poi si è modificata nel contatto con i Nawar e  con le altre genti. Per dire “Ma fish ‘esh” (non c’é pane),`loro dicono “Maku nan” (in Iraq maku= non c’e; in Persiano nan=pane), mentre noi possiamo dire “Makuwa nan”. Questa è pure lingua persiana, lo stesso vale per i numeri: yaki, dow, sos. ln Egitto non capiscono  questi numeri, perché è la nostra lingua. In Iran però li capiscono. Impieghiamo questo rotani (gergo) nel nostro lavoro. Ma i giovani ormai vanno a scuola, non vogliono più imparare la nostra lingua. Vogliono apprendere le lingue europee, per avere in futuro un buon posto. E  chi impara questo non vuole piu saperne del passato , vuol solo prendere un  diploma e impiegarsi. Così la nostra lingua andrà persa con  la nuova generazione”…. In questo rotani possiamo parlare di ogni cosa, é una lingua completa. La lingua dei Bahlawan é invece diversa. Gli Halab non hanno una lingua, ma solo parole contraffatte, senza fondamento. Anche gli zammarin hanno qualche parola gergale; ad esempio l’ancia del loro strumento si    chiama qeshshaya (paglia), chiamano la donna con questo nome! Invece il dischetto metallico dove va fissata l’ancia si chiama mat’am (luogo in cui si mangia), e cosi chiamano l’ uomo! Nella nostra lingua non c‘ é un nome per i suonatori di rababa o di flauto, né per la tablah. Chiamiamo gli zarnmarin “rnoramiyat el-malgam” (quelli che usano la bocca). Naturalmente ci sono molte cose nuove, che non esistevano nel passato; per alcuni oggetti costruiamo un nome, come per la radio, rnozanger (quello che parla) o l’orologio, moramit fawit (che indossa la mano).  l nostri nomi sono arabi Yusef, Musa… sono nomi antichi. Se ci sono parole con la ‘ain? Ce ne sono, come ‘amush (zio) e ‘azb (ghinea, lira egiziana). Anche la qaf esiste, ad esempio qanes (che sta in piedi). Noi parliamo come la gente dell’Alto  Egitto, con la gal (la qaf viene prenunciata “g” in alcune zone), con la jim (suone j dolce invece di gim dura come nel resto dell‘Egitto). Al Cairo pronunciamo la gim perché una volta un despota uccideva tutti quelli che pronunciavano la jim! Era all’epoca dei Greci. Non so se la nostra lingua sia mai stata scritta, non credo. Forse con l’alfabeto arabo-persiano. Se cerchi là in Kurdistan forse troverai qualcosa.

Nella nostra lingua possiamo dire qualunque cosa. Ma talvolta, ad  esempio se viene qualcuno per accordarsi su una festa e mia figlia dice una parola su cui non sono d’accordo, mi limito a farle un segno, un colpo di tosse o altro. Lei capisce, ma gli altri no, e così non si insospettiscono sentendoci parlare una lingua che non conoscono. In ogni caso tra di noi  parliamo ormai quasi sempre arabo (= l’arabo dell’Alto Egitto)”.

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Gli zingari egiziani seconda parte https://danzaemusicaaraba.com/gli-zingari-egiziani-seconda-parte/ Thu, 29 Mar 2018 15:12:09 +0000 http://danzaemusicaaraba.com/?p=218   “Notizie sui Nawar e sugli altri gruppi zingari presenti in Egitto” Seconda parte Giovanni Canova Articolo contenuto nell’antologia “La bisaccia dello Sheikh” omaggio ad Alessandro Bausani, islamista, nel sessantesimo compleanno. Quaderni del seminario...

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“Notizie sui Nawar e sugli altri gruppi zingari presenti in Egitto”

Seconda parte

Giovanni Canova

Articolo contenuto nell’antologia “La bisaccia dello Sheikh” omaggio ad Alessandro Bausani, islamista, nel sessantesimo compleanno.

Quaderni del seminario di lranistica, uralo-altaistica e caucasologia dell’Università degli Studi di Venezia, 1981

Gli altri gruppi zingari. La leggenda di Az Zir Salem

danze nomadi

danze zingare

“ll matrimonio presso i Nawar dipende dalla Sharia’ah di appartenenza. Tra di noi la dote richiesta è limitata: quanto un Nawar prende in sposa la figlia dello zio o di un parente, non deve versare molti soldi. Ma se una ragazza Nawarah sposa uno che non è della famiglia, non balla più. Per questo al pretendente viene chiesta una dote elevata. I Nawar possono sposare Halab, Mataqil, Bahlawan…, avviene spesso. Questi ultimi sono di origine egiziana, vengono da un paese che si chiama Tilbanah. Sono arabi Bani Murrah e si sono dispersi in seguito ad una guerra avvenuta molto tempo fa. ll loro progenitore è Jassas. Suo nipote si chiamava Az zir Salem, ed aveva un fratello di nome Kuleyb, sposato con Jalilah figlia di Murrah. Questo Jassas uccise Kuleyb, il marito di sua sorella. Az zir Salem era un prode cavaliere, come Abu Zeyd el Hilaii o Antar lbn Shaddad. Era forte come Sansone, affrontava i leoni a mani nude. Quando seppe che Jassas aveva ucciso suo fratello, si mise a far strage tra i Bani Murrah, notte e giorno. Eresse palazzi con i loro teschi! Lo implorarono di smettere; rispose che lo avrebbe fatto solo quando suo fratello Kuleyb avesse detto “Basta”. Un morto che parla? Misero uno nella sua tomba. Az Zir Salem disse :”Kuleyb, ho ucciso migliaia di Bani Murrah, sei soddisfatto’?” E quelluomo rispose: “Basta, sono soddisfattol” Ma dal momento che aveva parlato, Az Zir Salem volle vedere suo fratello. Scese nella tomba e trovò quel tizio. lrato lo uccise, e cominciò di nuovo a fare scempio dei Bani Murrah. La gente della tribù invocò il suo perdono. Disse che chi voleva avere salva la vita lasciasse il paese. Erano i giomi dell’anarchia, non c’era govemo! Ogni tribù aveva il suo capo. I Bani Murrah potevano andarsene, ma a delle condizioni:

1 le loro case fossero “sul dorso degli asini”;

2 non accendessero il fuoco di notte;

3 le donne cavalcassero, ma gli uomini dovevano marciare a piedi dietro di loro;

4 non si fermassero nei luoghi abitati per più di tre giomi.

Questi furono gli ordini di Az Zir Salem, e quella gente accettò e si disperse. Sono i Bahlawan; lavorano con le scimmie e fanno i saltimbanchi, ballano sui trampoli. A Redesiyyah, presso Edfu, c’è un mausoleo dedicato a Az Zir Salem, come per un Wali, uno sheikh.

All’epoca dei sultani c’erano anche i Baramkah. Sono diversi da noi. Il barmteki, in origine, è come il ruffiano (a’rs). Entrano nelle case, invitano gli uomini a dormire con le loro donne. Bevono e restano con loro, e si fanno dare dei soldi. E’ per questa ragione che la parola Barmeki è diventata un insulto. Ora non ce ne sono più, sono cose del tempo dell’anarchia, quando l’uomo faceva quello che voleva, non temeva Dio.

I Salaltah invece sono Nawar. ll loro avo si chiamava Sallut; a un certo punto si sono divisi da noi e hanno preso il nome di Bani Sallut.

Gli Halab fanno i fabbri: forgiano forbici, coltelli, falcetti. Sono originari della Siria, da Aleppo, e sono qui in Egitto da molto tempo.

l Ghajar vivono più a nord, molti sono ladri.

I Mataqil invece sono originari del Sudan, una volta erano schiavi. ll loro avo si chiamava Merjan, ed ebbe per figlio Metqal, che a sua volta generò Qenawi e Tawfiq. Sono bravi suonatori di rababah, ma hanno imparato a suonare questo strumento solo qua in Egitto, meno di un secolo fa.

I Masalib sono diversi da noi. Maslub significa… Sai, il campo, può nascere qualcosa senza che tu l’abbia seminata? Cresce grano, ma col grano ci sono le erbacce, venute su da sole, maledette (sheytani). l Masalib sono cosi, non hanno né famiglia né arte (professione). Girano vendendo stoffe, commerciano in piccole cose, suonano.

Anche i Sayaydah sono Masalib. Vagano per i villaggi e per le campagne con un grande tamburo (tabl esh-sheikh) e una bandiera, suonano davanti alle case. Prendono il loro nomeda Sayyed Ahmed El Badawi, la cui tomba si trova a Tanta. Hanno una specie di licenza rilasciata dalla sua confraternita. Noi chiamiamo i Nawar Daman, gli Halab Hanjaran, i Masalib Daggawan”.

La musica e la danza

i gitani

gli zingari

“Ci sono tra noi musicisti di flauto (Ghab) e di rababah. I suonatori di oboe (Zammarin) sono invece di origine locale. ll flauto è lo strumento più antico. Una volta c’erano gruppi formati da due o tre flauti, di diverse dimensioni, rababah e arghul (Zummarah farsi). Dopo che ci insediammo nel paese, le ragazze nawarah divennero famose e cominciarono a ballare al suono del mizmar turki (oboe). Questo strumento è di origine turca. L’arghul invece è egiziano, e si chiama farsi solo perché è ricavato da una canna che porta questo nome (busfarsi), con la quale si fanno anche i flauti. Si compone di diversi elementi, che si possono togliere per accordarsi con la voce del cantante; di solito si usa questo strumento per accompagnare i mawwal. Per i ritmi, c’è il Tar (al Cairo lo chiamano Mazhar), un tamburello costruito tendendo una pelle su un telaio circolare di legno. La tablah (darabukkah) e il riqq (piccolo tamburello con sonagli) sono invece stati introdotti in Alto Egitto da poco tempo. Ma adesso si vede di tutto, come in città: violini, chitarre, fisarmoniche. Si è tutto mescolato insieme, arabo e europeo (faranji).

Le nostre ragazze si sono specializzate nella danza. Anche tra gli Haiab e i Bahlawan ci sono ballerine, ma non da molto tempo. In ogni caso non apprendono bene l’arte come i Nawar. Le ragazze dei Masalib invece non ballano. La danza si é evoluta rispetto al passato.La nostra danza non è sharqi (“orientale”), ma shabi (popolare). Ci sono differenze, per  esempio nella posizione dei piedi: non si balla sulle punte, ma sempre con la pianta posata.  Mia figlia e raqqasah (ballerina) ora abbiamo la televisione. Vede per esempio Suheir Zaki o Samia Gamal, imita qualche loro movimento e lo introduce nella danza. Noi siamo professionisti, ci guadagnamo da vivere con la danza. E’ per questo che la rinnoviamo, inserendo motivi nuovi, che piacciono alla gente. La danza così si evolve, in base ai gusti e alle richieste del pubblico. Una volta c’erano altri canti, come “ya khayin ya zamani” (o tempo, o traditore), canzoni antiche; la ballerina cantava e gli zammarin la accompagnavano. C’erano anche altre danze, diverse dalle attuali, come  la Raqset es-nacah (danza della  cammella), effettuata con le mani sopra la testa, la Raqset es-seyf (danza della spada) o la Raqset el-bunduqiyyah (del fucile). Noi procediamo in base alla richiesta de mercato. Una volta c‘era una sola ballerina; adesso quando c’é  una festa ne mando due o tre assieme, cosi possono alternarsi. Le feste durano fino al mattino, talvolta per più giorni di seguito.

Gli uomini danzano Raqset el-asaya (dei bastoni o Tahtib) e Raqset el khey (dei cavalli o Mirmah) con gli zammarin“.

 

 

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