Danza orientale e Orientalismo | Danza e Musica Araba https://danzaemusicaaraba.com L'universo artistico del Medio Oriente Mon, 04 Jun 2018 12:40:53 +0000 it-IT hourly 1 La pittura orientalista prima parte https://danzaemusicaaraba.com/la-pittura-orientalista-prima-parte/ Thu, 29 Mar 2018 15:47:50 +0000 http://danzaemusicaaraba.com/?p=232 Introduzione e riassunto del libro “La femme dans la peinture orientaliste” di Lynne Thornton Lynne Thornton è nata in Scozia. Dopo aver passato dieci anni lavorando da Sotheby’s, la famosa casa d’aste di Londra,...

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Introduzione e riassunto del libro “La femme dans la peinture orientaliste”

di Lynne Thornton

La danza medio orientale in pittura

la danza orientale in pittura

Lynne Thornton è nata in Scozia. Dopo aver passato dieci anni lavorando da Sotheby’s, la famosa casa d’aste di Londra, dove apprese moltissime cose riguardo l’arte, si trasferì a Parigi, dove è l’esperta della Chambre des Commissaires-Priseurs. Scrive regolarmente articoli di argomento artistico.

E’ specializzata sulla pittura accademica, simbolista e orientalista del XIX secolo, e dell’iniziodel XX, e ha redatto numerosi cataloghi per esposizioni di pittura orientalista.

Non aveva senso tradurre tutto per filo e per segno, anche perché il testo è accompagnato da una notevole quantità di esempi che si riferiscono ai numerosissimi quadri riprodotti nell’opera, a colori, e comunque impossibili da trasporre in fotocopia. Anche se, quindi, manca tutto l’apparato tecnico relativo al discorso sull’arte in se stessa, l’opera risulta comunque di estremo interesse per capire quanto l’Occidente abbia creato, basandosi sulla propria stessa immaginazione, un’intera iconografia estremamente complessa riguardo all’Oriente misterioso, citando di continuo se stesso. E’ assolutamente evidente che mai e poi mai uno straniero, uomo, per di più, sia mai potuto entrare in un harem o in un hammam, per cui tutte le immagini che si ambientano in questi luoghi sono da ritenersi opere di fantasia. Infatti, in ogni momento sono riconoscibili nelle immagini pittoriche chiari segni della provenienza totalmente occidentale di tutti i modelli di riferimento.

La danza nella visione orientalista occidentale

La pittura orientalista

I pittori ritraevano in realtà la vita delle donne europee, giocando poi con la fantasia piccante dell’esotismo. ln tal modo potevano anche costruirsi un alibi che permettesse loro di ritrarre scene di nudo femminile senza sentirsi coinvolti da un giudizio morale: l’ambiente esotico serviva dunque da giustificazione, poiché, non trattandosi dell’Europa, del Cristianesimo e della morale occidentale, le eventuali accuse di offesa alla morale ricadevano certamente sull’Oriente lascivo e sensuale.

La Thornton integra le immagini con racconti di viaggiatori e notizie varie, che offrono un quadro di informazioni molto vario sulla vita e la cultura dei paesi del Medio Oriente durante il secolo scorso.

A dispetto della falsità di tutto l’impianto, l’Orientalismo è stato tanto convincente (anche perché rispondeva evidentemente alle esigenze della intera società occidentale) che ancora oggi siamo tutti vittime delle sue invenzioni stereotipe, stregati dal fascino da sogno delle sue atmosfere.

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Danzatrici create dalla fantasia orientalista https://danzaemusicaaraba.com/le-danzatrici-di-danza-orientale-create-dalla-fantasia-orientalista/ Thu, 29 Mar 2018 15:40:29 +0000 http://danzaemusicaaraba.com/?p=228 Galleria di danzatrici di danza orientale create dalla fantasia orientalista dei primi del ‘900 La danza orientale è stata fatta oggetto di grandi attenzioni da parte degli orientalisti. La danza orientale è il mito...

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Galleria di danzatrici di danza orientale create dalla fantasia orientalista dei primi del ‘900
la visione della della danza orientale

quadro orientalista

La danza orientale è stata fatta oggetto di grandi attenzioni da parte degli orientalisti. La danza orientale è il mito della seduzione, della femme fatale, dell’esotismo erotico affascinante e dell’oriente misterioso, tutte figure importanti dell’immaginario collettivo orientalista che si concretizzano e si elevano al massimo splendore nella danza.

Le figure di danza orientale di queste immagini sono prese da cartoline francesi e americane di fine ‘800 e inizio ‘900. Si notano lle acconciature liberty, l’uso decorativo del cobra, altro elemento importante nell’immaginario orientalista, l’uso di abiti trasparenti e molto decorati, come suggerivano le fantasie costruite sui racconti delle “Mille e una notte” o sulla lettura di racconti di viaggio delle nobildonne o degli ambasciatori che si recavano per tutt’altre ragioni in oriente.

Le donne sono delle occidentali acconciate all’orientale, come si nota ad esempio dai bustini a vita di vespa o dalle gonne larghe di foggia europea. Le pose danzanti stanno sempre ad indicare che la danza orientale è seduzione.

La danza orientale comparve per la prima volta in America, all’Esposizione Internazionale di Chicago nel 1893. Le artiste che vi si esibivano provenivano dall’Egitto e dalla Siria, ed ebbero un enorme successo. Ecco le immagini delle artiste tradizionali

Ecco come la stampa accolse la danza orientale: una curiosità che desta soprattutto l’attenzione maschile e che ha molto successo. Fuori dal padiglione dedicato alla danza orientale dell’esposizione di Chicago, c’era sempre una grande coda, e dopo pochi anni erano più di cento le danzatrici che dichiaravano di essersi esibite alla Chicago Fair nella sola zona circostante!

Ed ecco come dopo qualche anno si esibiva la danzatrice orientale ritratta più in alto, nelle due immagini a sinistra, con il nome d’arte Little Egypt: ben diverso è l’abito, di certo più accattivante e adatto ad un pubblico occidentale. La danza orientale in America all’inizio del ‘900 entra nell’ambito degli intrattenimenti da circo, e viene praticata da attrici da avanspettacolo, di solito prive di qualunque formazione a riguardo, e spinte solo dalla necessità di lavorare.

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L’orientalismo come Moda, danza e cinema https://danzaemusicaaraba.com/lorientalismo-come-moda-danza-e-cinema/ Thu, 29 Mar 2018 15:35:52 +0000 http://danzaemusicaaraba.com/?p=226 L’Orientalismo come moda Le “Mille e una notte” e l’Orientalismo La prima traduzione delle “Mille e una notte” in una lingua occidentale, il francese, fu quella del 1704, ad opera del francese Antoine Galland,...

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L’Orientalismo come moda

Le “Mille e una notte” e l’Orientalismo

Mille e una notte

Quadro orientalista

La prima traduzione delle “Mille e una notte” in una lingua occidentale, il francese, fu quella del 1704, ad opera del francese Antoine Galland, in versione censurata. Non appena pubblicata, l’opera si impose all’immaginazione dei lettori.

I personaggi dei racconti vengono mitizzati, anche perché poche sono le persone che ne hanno una conoscenza diretta: più che altro, infatti, se ne diffonde la fama, più che la lettura di prima mano. Quindi ne viene accentuato ogni aspetto di esotismo, erotismo, amore e violenza, trascurandone del tutto il carattere spirituale dei racconti, che invece nell’opera è quello saliente. L’immagine che ne nascerà diventerà indelebile nell‘opinione pubblica generale.

Ecco l’Oriente poetico, erotico e brutale, che generò la serie dei clichés del repertorio orientalista: i califfi, i visir, le odalische, gli eunuchi….

L’orientalismo e la moda aristocratica in Francia

Nel 1714 l’ambasciatore di Francia Charles Ferriol pubblicò una raccolta di incisioni che divenne la più influente per quanto riguarda le conoscenze sui costumi ottomani, tratta più che altro dai quadri di Jean Baptiste Van Mour. Van Mour viveva a Costantinopoli, e là operava ritraendo i signori occidentali abbigliati in costume orientale.

Molti viaggiatori e diplomatici occidentali portarono i costumi orientali in Europa, dove dapprima cominciarono a diffondersi grazie alla moda dei balli mascherati e poi influenzarono la moda. Insieme agli abiti si diffusero anche i racconti pieni di fascino dei leggendari splendori dell’Impero Ottomano della Sublime Porta.

Per secoli si vagheggiava sul Grande Serraglio, l’Harem del palazzo turco, che oltre a tutto rimaneva inviolato, per cui nessuno ne poteva avere una conoscenza diretta.

Le “turcherie” ebbero successo a Parigi, tanto da influenzare la moda, il teatro, l’opera, il romanzo sentimentale e la pittura. Moltissimi pittori francesi furono influenzati dallo stile turchesco, senza tuttavia essersi mai recati in Medio Oriente.

Il pittore Jacques Aved divenne famoso per il ritratto di un ambasciatore turco, del 1772, e divenne di gran moda fra gli aristocratici farsene ritrarre in costume orientale.

Ovviamente in questi quadri i costumi e gli accessori erano orientali, ma l’architettura di contorno era neoclassica.

La commedia “Le tre sultane” di Favart ebbe nel 1761 un notevole successo, ispirando l’opera di artisti come Jean Etienne Liotard, che viaggiò davvero in oriente, e visse per un periodo a Costantinopoli, ed Honoré Fragonard.

A fine 700 Maria Antonietta e le sue cortigiane portavano vestiti “alla sultana” e pellicce “alla levantina”, mostrando quanto le turcherie, pur essendo un po’ tramontate in quasi tutti i campi, sopravvivessero come non mai in quello della moda.

Durante la campagna d’Egitto di Napoleone, nel 1802, si diffuse a Parigi la moda delle tuniche “alla mamelucca”, dei turbanti e dei tessuti d’arredamento a motivi orientali.

… e in Inghilterra

In Inghilterra la moda dei ritratti turcheschi ebbe successo per tutto l’800, anche grazie ai balli mascherati, che vi godevano di una forte popolarità, fenomeno che era altrettanto fiorente anche in Francia ed in Italia. Il ricordo di queste a volte leggendarie ed incredibili feste veniva spesso affidato a dipinti ed incisioni commissionate personalmente dai vari signori agli artisti.

Lady Mary Wortley Montagu viaggiò con il marito a Costantinopoli nel 1716, in missione diplomatica, per due anni, e adottò gli abiti orientali, attratta più dalla novità che dalla comodità. Al suo ritorno a Londra, influenzò la moda, e le donne dell’alta società, ma anche alcune cortigiane si fecero ritrarre in costumi originali turchi. Questo avveniva anche senza una passione per l’Oriente, del quale non si conosceva nulla, ma per moda e perché questo dava ai ricchi l’occasione di dare sfoggio delle proprie ricchezze materiali e alle donne della loro avvenenza fisica.

In Inghilterra la moda non fu influenzata dalle turcherie quanto in Francia, ma comunque entrarono nell’uso caftani aderenti, imbottiture, spille di pietre e turbanti, tutti modificati a seconda delle esigenze della moda del momento. Ma la cintura tempestata di pietre che accentua la curva dei fianchi e la rotondità dell’addome, tratto autentico degli abiti turchi femminili, è stata sempre considerata poco conveniente. Anche i pantaloni a sbuffo non divennero di moda, e furono accettati soltanto durante le feste mascherate.

I viaggi

La visione occidentale del mondo Orientale

Mille e una notte

Quando all’inizio del secolo XIX il numero dei viaggiatori in Oriente si moltiplicò, per cui cominciarono a circolare troppe informazioni di prima mano perché le turcherie fossero ancora credibili, la moda orientalista cominciò a calare. Fino ad allora, più che altro si conosceva la Turchia, per cui la comparsa di informazioni su altri paesi del Medio Oriente spesso fece cadere dei miti. Gérard de Nerval scrisse a Théophile Gautier che ben presto non ci sarebbero più stati luoghi dove potesse trovare un rifugio per i suoi sogni: per chi non ha viaggiato, un loto rimane pur sempre un loto, mentre per chi ha viaggiato un loto è una sorta di cipolla.

Ciononostante, molti artisti continuarono a permeare l’Oriente del loro personale alone romantico.

Lo scontro con la realtà non riesce a distruggere il mito

Quando la moda degli abiti orientali declinò, si perse anche quella dei ritratti di stile orientale.

Alla fine del secolo XIX gli abiti e le usanze dei paesi orientali furono in enorme misura influenzati dall’Occidente, privando l’Oriente di una buona parte del suo fascino romantico.

Ancora una volta furono le “Mille e una notte” a rilanciare l’interesse per l’Oriente. Comparvero a fine 800 nuove traduzioni non censurate dell’opera, la prima delle quali, saggia e poco ispirata, di Edward Lane, nel 1838-40, seguita da quella vigorosa e brillante di Richard Burton, nel 1885, ricca di note eccezionalmente dettagliate e precise.

Ma ad avere un successo-bomba fu la traduzione di Joseph Charles Mardrus, pubblicata in sedici volumi dal 1899 al 1904, fu illustrata da Léon Carréin Francia e da Edmund Dulac in Inghilterra. Ambedue i pittori si ispirarono alle miniature islamiche ed indiane, all’arte tibetana e giapponese. Le illustrazioni mostrano belle eroine agili e delicate.

Mardrus da bambino aveva appreso tutte le credenze, i costumi, le superstizioni della gente della vecchia Cairo da Aisha, la schiava di famiglia. Questa insolita educazione lo aiutò più tardi a dare maggior ricchezza alle traduzioni dei testi arabi.

Il balletto Shéhérazade

Fra tutte le opere, gli spettacoli, le commedie ed i film ispirati dalle “Mille e una notte”, enorme fu l’influenza del balletto Shéhérazade, presentato a Parigi da Diaghilev nel 1910. Decorazioni e costumi, opera di Léon Bakst, ebbero grando successo, con le loro combinazioni di colori violenti: smeraldo e arancione, blu e geranio, vermiglio e rosa furono una rivelazione per il pubblico, abituato a tenui toni pastello. L’argomento di quest’opera è un po’ forzato. Le donne dell’harem, approfittando della supposta assenza del loro padrone, il re Shahriar (che è alla ricerca della prova dell’infedeltà della sua favorita), si abbandonano ad un’orgia con gli schiavi neri. La storia termina in una vendetta bagnata di sangue. Il pubblico fu scioccato, ma trovò modo di assecondare il proprio codice morale grazie alla vendetta contro i colpevoli.

I costumi di Bakst tradiscono le ossessioni erotiche di un misogino incapace di stabilire una relazione con una donna. Non si trattava infatti soltanto di una esibizione di seni, di cosce e di ventri visibili grazie alle parti più aderenti dei costumi, ma anche di un erotismo espresso attraverso le posizioni stesse dei corpi, di una estrema aggressività.

Erano fortemente innovativi, con i loro colori squillanti, in contrasto con quelli tenui e sempre assortiti in gradazione dei costumi di scena.

Il sarto Paul Poiret lancia una collezione di abiti e di profumi orientali, influenzato dal balletto, facendo un enorme scalpore a Parigi. Poiret si dedicò anche al teatro, nel 1913, creando i costumi per lo spettacolo “Il minareto”. Il ruolo principale era affidato ad Ida Rubinstein, una russa di una bellezza strana, spesso ritratta da Bakst: dovendo diventare una perfetta odalisca, aveva bisogno di acconciature ed accessori appropriati, con cui potesse languire distesa su cuscini decorati. Per soddisfare questa esigenza, Poiret fondò una casa di decorazione per tessuti ed una serie di profumi dai nomi esotici.

La pubblicità sposa il mito orientalista

 

La visione Orientalista dal mondo occidentale

la Moda orientalista

Le esposizioni coloniali di Marsiglia, nel 1906 e nel 1922, con i loro incredibili padiglioni di stile orientale, con membri di tribù in costume tradizionale, danze e musiche, introdussero una nuova ventata di esotismo. Le affiches pubblicitarie di “creme orientali”, di prodotti per il viso, di saponi, di profumi e di dentifrici rappresentavano corpulente Ouled Nail, danzatrici egiziane o bellezze da harem vantando le qualità di questi prodotti: rendere le utilizzatrici del tutto irresistibili.

Fino alla prima guerra mondiale il trucco non era ben visto, ma poi si diffuse l’uso di cerchiare di nero gli occhi con il Kohl, e il mercato ne offrì di marche dal nome esotico, come Ouled Nail.

Anche se le fotografie e le cartoline delle colonie francesi e belghe, così come i film europei o americani, dai decori esotici, avessero continuato ad alimentare l’eterno bisogno di evasione del mondo occidentale, furono comunque soprattutto i quadri a far sognare il pubblico occidentale.

Il cinema orientalista

All’epoca del cinema muto, molte furono le attrici che crearono intorno a sé il mito misterioso della vamp, la seduttrice pericolosa. Una per tutte, Theda Bara. Agli inizi del ‘900 l’attrice scelse questo nome perché è l’anagramma di “arab death”, morte araba: desiderava infatti crearsi un immagine esotica di seduttrice araba maledetta. Gli occhi fortemente truccati, le espressioni cariche da diva del cinema muto, Theda Bara asseriva di essere nata sotto una piramide, allattata da un serpente, e che ogni suo amante o spasimante impazziva.

Del resto la figura della donna di spettacolo che, per arrotondare, dichiarava di essere “orientale” per costruire un personaggio esotico che la rendesse famosa è illustrata mirabilmente nel film di Gregory La Cava “La verità seminuda”, del 1936, nel quale un’artista circense il giorno in cui scopre che fingersi danzatrice del ventre non era più tanto vantaggioso e che le conveniva fingersi figlia di un principe arabo…

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L’orietalismo https://danzaemusicaaraba.com/lorietalismo/ Thu, 29 Mar 2018 15:30:07 +0000 http://danzaemusicaaraba.com/?p=224 Il mito dell’Orientalismo Negli ultimi dieci o quindici anni, con l’aumento delle possibilità di viaggiare, l’interesse per le culture “altre” sta crescendo, e anche le informazioni dei mass media ci stanno avvicinando un po’...

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Il mito dell’Orientalismo
La visione occidentale dell' Oriente

L’orientalismo

Negli ultimi dieci o quindici anni, con l’aumento delle possibilità di viaggiare, l’interesse per le culture “altre” sta crescendo, e anche le informazioni dei mass media ci stanno avvicinando un po’ di più a questi universi culturali nella loro realtà. Però, spesso non si hanno occhi per vedere le cose per come sono, e si tende comunque sempre a filtrare la realtà attraverso ciò che già se ne conosce. Inoltre c’è l’ostacolo, non indifferente, della lingua: come comunicare davvero, in un viaggio, che peraltro ha di solito un sacrosanto scopo vacanziero e non quello di una ricerca culturale, con persone che parlano lingue che non conosciamo o con cui possiamo intenderci magari solo con “l’inglese del turista”?

E’ molto interessante riflettere su quanto l’Occidente si sia creato un’immagine di Oriente come di un luogo esotico che spazia quasi senza distinzione dal mondo arabo alla Persia, alla Turchia, all’India, basandosi sulla propria stessa immaginazione, sulle proprie fantasie. Un’intera iconografia estremamente complessa riguardo all’Oriente misterioso, che cita di continuo, in realtà, ciò che l‘Occidente conosce: se stesso.

Ad esempio, tutti abbiamo visto le immagini dei quadri orientalisti e crediamo, per questo tramite, di conoscere le atmosfere degli harem o degli hammam del mondo arabo o della Turchia. E’ assolutamente evidente, invece, che mai e poi mai uno straniero, per di più uomo, sarebbe potuto entrare in un harem o in un hammam, luoghi privati destinati alle sole donne, per cui tutte le immagini che si ambientano in questi luoghi sono frutto della fantasia dell‘artista. Infatti, in ogni momento sono riconoscibili nelle immagini pittoriche chiari segni della provenienza totalmente occidentale di tutti i modelli di riferimento, dall‘architettura alle decorazioni.

I pittori ritraevano in realtà la vita delle donne europee, giocando poi con la fantasia piccante dell’esotismo. In tal modo potevano anche costruirsi un alibi che permettesse loro di ritrarre scene di nudo femminile senza suscitare commenti da parte dei moralisti: l’ambiente esotico serviva dunque da giustificazione, poiché, non trattandosi dell’Europa, del Cristianesimo e della morale occidentale, le eventuali accuse di offesa alla morale ricadevano certamente soltanto sull’Oriente lascivo e sensuale.

L’Orientalismo:

Le idee dell’orientalismo sono rappresentazioni dell’Oriente spesso del tutto distanti dall’Oriente reale, che a volte diviene un puro pretesto per parlare d’altro. Narrare la realtà dell’Oriente è un fattore di secondaria importanza.

Come accade sempre quando si tratta di cultura, qualunque opera sull’Oriente influenzerà le altre che seguiranno e sarà sempre influenzata dalle precedenti, ed anche dalle stesse idee preconcette dell’opinione comune. Queste idee a loro volta influenzeranno l’Oriente stesso.

Gli studiosi orientalisti presentano la loro materia di studio dandole una sistemazione quasi scientifica, che la renda chiaramente comprensibile al lettore. Il risultato di questo fenomeno è che il lettore avrà le idee molto chiare riguardo ad un Oriente… del tutto inventato dall’autore!

A dispetto della falsità di tutto l’impianto, l’Orientalismo è stato tanto convincente (anche perché rispondeva evidentemente alle esigenze della intera società occidentale) che ancora oggi siamo tutti vittime delle sue invenzioni stereotipe, stregati dal fascino da sogno delle sue atmosfere.

Il lontano Oriente

il lontano oriente nell’immaginario occidentale

Già dal 1700, l’Occidente tendeva a confrontarsi con la storia di altri popoli per esaltarsi. Lo scopo finale era di essere magnanimi con gli altri dall’alto della propria grandezza, o espandersi in terre lontane, e comunque classificare tutto in chiave occidentale.

Rispetto all’antica visione soltanto religiosa, la storia viene vista in un raggio più ampio, la cultura viene posta a confronto con altre, e non più ritenuta in qualche modo universale, ma l’orientalista vede se stesso comunque in modo quasi religioso: come un eroe che va a riscattare l’Oriente da secoli di buio.

Trasformato in categoria generale, in un tutto unico che con-fonde culture e paesi totalmente diversi e lontani, l’Oriente misterioso diviene simbolo dell’eccentricità. Flaubert stesso racconta di stranezze assurde che in Egitto sembravano cose normali.

Per quanto attento, il viaggiatore non è mai coinvolto direttamente nei fenomeni di cultura o di costume che incontra, anche perché non è esperto in quel campo specifico, e lo scopo del suo viaggio era tutt’altro, per cui non riesce mai a percepirne a fondo il vero significato. Cercherà perciò di delimitare quello che vede definendolo in categorie accettabili per un occidentale, che renderanno l’Oriente meno “pericoloso”.

Le idee sull’Oriente sono un vero e proprio corpus perfettamente organizzato dagli occidentali per “capire” l’Oriente a modo loro e farlo entrare nella cultura europea ed americana: una specie di tentato dominio su di esso. Inoltre, l’Oriente è visto come statico e immutabile: una teoria su di un verso del Corano diventava una realtà evidente, per gli occidentali, o un’osservazione su di un poeta arabo diventava una teoria valida per tutti i popoli arabi di tutti i tempi.

Ecco perché i valori dell’orientalismo andarono in crisi quando nacquero i movimenti di liberazione nazionale nelle colonie arabe, di certo incompatibili con la proverbiale passività fatalista di quei popoli!

L’orientalismo e l’Islam:

Il mondo Islamico è stato e forse ancora oggi è una grossa minaccia al potere occidentale, visto il grande successo politico e militare che ha avuto ovunque, verso Oriente, e visto il notevole incremento di conversioni all‘Islam che si stanno verificando in tutto il mondo. Il mondo arabo in questo modo lancia una sfida politica, economica e culturale all’Europa, arrivando a conquistare una estensione territoriale paragonabile solo a quella dell’impero romano al suo apogeo, e non è cosa da poco.

Lo stretto legame fra orientalismo e politica lascia sorgere dubbi sulla buona fede di alcuni studiosi, che potrebbero aver formulato teorie ad hoc per favorire il potere economico o politico del loro paese.

Oggi spesso l’opinione pubblica condivide una certa immagine degli orientali, di tutti gli orientali ed in particolare degli arabi, ancor più se di religione musulmana: che essi siano venali, lascivi, fiancheggiatori del terrorismo, incolti, ricchi solo perché rubano soldi all’Occidente vendendo il petrolio, che, come tutte le altre risorse mondiali… dovrebbe appartenere di diritto agli occidentali!

Rispetto all’Islam, la cultura dominante occidentale si è sempre dimostrata molto diffidente, dall‘epoca delle Crociate ai giorni nostri. Ad esempio, il termine “maomettano” è una invenzione orientalista, dispregiativa, che colloca l’Islam al livello di una qualunque eresia, e non di una religione altra, privandolo del suo valore e perciò della sua pericolosità.

Già Dante aveva posto nella profondità più infima dell’Inferno Maometto ed Ali, punendoli con il supplizio di venire sistematicamente tagliati in due. Maometto é l’impostore, e non vi sono mezze misure, non ha senso, nell’ottica dantesca, dargli una possibilità di valere.

Spesso, per quanto gli studiosi possano essere esperti nelle dottrine islamiche o nella cultura araba ecc., è possibile trovarsi di fronte a dissertazioni che, anche se, magari fatte a favore degli arabi, prescindono dalla loro attuale realtà storica, considerandoli come se si fosse ancora all’epoca di Maometto. Alcuni orientalisti sono consapevoli di questo fenomeno, ma lo giustificano dicendo che l’essenza stessa dell’Islam tende a rendere immutabili le società musulmane.

I primi orientalisti:

Come il mondo occidentale vede il mondo orientale

Gli orientalisti e il loro modo di vedere il mondo orientale

I primi orientalisti inglesi furono giuristi o medici, o linguisti con interessi filantropici, che speravano in un progresso delle scienze grazie ai loro studi.

Lo stesso Napoleone decise di conquistare l’Egitto grazie agli studi che aveva fatto in gioventù sulla storia araba e sulle idee che ne aveva, senza basarsi sulla realtà. Assunse per il suo viaggio in Egitto una serie di studiosi, che avevano il compito di osservare e descrivere la terra d’Egitto.

Napoleone in Egitto cerca di farsi accettare dalla popolazione, e così decide di assecondare il malcontento egiziano verso i mamelucchi, esorta i suoi soldati ad agire in modo consono ai dettami dell’Islam, fa tradurre in arabo coranico tutto ciò che dice, ecc. Quando si rende però conto dell’inferiorità numerica dei suoi soldati rispetto al popolo egiziano, cerca di indurre i religiosi locali ad interpretare il Corano in favore della Grande Armée, professando egli stesso amore per il Corano e per l’Islam.

Lesseps era convinto nel voler realizzare il canale di Suez, ed aveva capito che avrebbe dovuto incantare i suoi finanziatori con la promessa di entrare nella storia come coloro che avevano unito est ed ovest, ma soprattutto come coloro che avevano portato la civiltà agli infedeli.

L’amore per un Oriente idealizzato:

Un altro fenomeno nasce dall’Orientalismo: il mito dell’Oriente come di un luogo fantastico e felice, vagheggiato come speranza ed esempio per l’Occidente. Un esempio di questo fenomeno si ritrova anche oggi in certi filoni della New Age, che tendono a mitizzare tutto ciò che viene da oriente, come se fosse l’unica via che avesse un senso percorrere per poter vivere.

Anche in questo caso, studiare l‘Oriente è cercare una valvola di sfogo, una fuga nell‘esotico, e non è sostenuto dall’amore per la conoscenza dei puri e semplici fatti.

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