Darbouka o tabah egiziana

Lo strumento principe della ritmica araba

Lo strumento ha diversi nomi, con varianti regionali: Darbouka, darabukka, derbuka, derbakkeh, o tablah (in Egitto). Tablah significa tamburo, mentre gli altri termini derivano dalla radice araba drb che indica il percuotere. Per la sua sonorità si presta tradizionalmente all’accompagnamento della musica Baladi Egiziana, mentre risulta meno adatto alla musica colta, i cui strumenti, poco sonori, sono molto delicati e si  esaltano al meglio con l’accompagnamento del Riqq, il tamburello. Nella musica popolare sha’abi normalmente si una un particolare tipo di Darbouka, detto Doholla, che ha la forma di una normale Tablah ma è più grande.

La darbouka è un tamburo tipico del nord Africa, del medio oriente e dei paesi balcanici.

E’ costituito da un vaso di ceramica o di terracotta a forma di clessidra su un lato del quale viene applicata una pelle di montone, di capra o di pesce, incollata o tesa con delle corde. La pelle di pesce è più tipica dell’Egitto e del Medio Oriente, e viene considerata la migliore in termini di qualità del suono.

Oggi la darbouka viene quasi sempre prodotta con un vaso di metallo e invece della pelle si utilizza uno speciale materiale plastico: il metallo, spesso rivestito di terracotta, è molto meno fragile del vaso tradizionale e la membrana di plastica offre soprattutto il vantaggio non di essere sensibile all’umidità e di non aver bisogno di essere riscaldata adeguatamente per suonare. Con gli strumenti tradizionali era sempre necessario lasciarli accanto ad una fonte di calore per fare in modo che la pelle si seccasse e raggiungesse così il giusto grado di tensione per permettere una adeguata produzione di suono. La membrana di plastica della darbouka di oggi è dotata di 4 o 6 viti a brugola, che permettono di modificarne la tensione a gusto del musicista.darbuka_turca_150

La darbouka turca (nell’immagine qui al lato) ha il vaso con il piede più stretto e oggi viene prodotto di metallo senza rivestimenti.

Il musicista appoggia la darbouka su una coscia in orizzontale o la trattiene fra le gambe. Si suona con 2 mani.

Lo strumento è ricco di sfumature melodiche, che si ottengono toccando la pelle in manera diversa e in luoghi diversi: al centro il suono prodotto è più sonoro e grave e viene detto “Dum” mentre sul bordo si possono produrre suoni più acuti e secchi, chiamati “Tak”.

Alcuni compositori europei hanno usato la darbouka come strumento d’orchestra, come Berlioz nell’ Opera Trojan (1869) e Carl Orff nel Prometeo (1968).

Oggi lo strumento è sempre più diffuso in vari generi musicali fusion.