Nadia Jamal

Nadia Jamal

la danzatrice Nadia Jamal in foto in bianco e nero durante una performance

la ballerina Nadia Jamal

Maria Carydias, in arte Nadia Jamal, di madre greca emigrata in Libano e padre italiano, siciliano, nacque ad Alessandria d’Egitto cominciò a danzare nel cabaret della madre, presentando danze folkloristiche europee.

La giovane studiava pianofortre e diverse forme di danza, fra le quali soprattutto danza classica, modern dance, acrobatica, e danza jazz.

Quando Nadia aveva solo 14 anni, una danzatrice orientale della compagnia di sua madre era malata e Nadia la sostituì per una tournée in Libano. Suo padre non era contento, data la giovane età, che la ragazza intraprendesse questo cammino, ma volle che lo facesse nel modo giusto, attraverso una solida formazione di danza. Per Nadia la strada era aperta, e cominciò la sua carriera di danzatrice e attrice nel cinema egiziano. Nella sua carriera, recitò anche in film indiani.

Sposò il violinista Shafiq Hashe, dimostrando il suo amore per la musica, anche se il matrimonio fallì in breve tempo.

Il suo connubio artistico con il percussionista Setrak Sarkissian fu molto profondo e fruttifero.

Nel 1968, Nadia Jamal portò per prima la danza orientale al Festival Internazionale di Baalbeck. Si esibì anche al Cairo Opera House e fu scritturata per danzare per parecchie personalità mondiali. Si esibì in Europa, in Nord e Sud America, e in estremo Oriente.  Avrebbe volentieri aperto una scuola in Libano, ad orientamento professionale, ma non lo poté fare a causa della guerra civile.  Cominciò anche un’intensa attività internazionae di insegnamento, soprattutto in America. Anche il suo primo stage internazionale, nel 1978 a New York, alla scuola del suo amico storico Ibrahim Farrah, benché fosse il suo debutto come insegnante di danza, fu un grande successo: Nadia Jamal aveva una formazione molto solida e un grande entusiasmo che la guidavano.

la ballerina Nadia Jamal

la danzatrice Nadia Jamal

Nel 1990 le venne diagnosticato un cancro al seno e morì a Beirut, in ospedale, per complicanze polmonari.

Il suo stile era onirico e innovativo, molto creativo, femminile ma energico al tempo stesso. Non si risparmiava mai danzando, ed aveva una energia vitale inesauribile, che non andava scemando verso la fine dell’esibizione, per quanto lunga questa fosse. La sua presenza scenica era vera dinamite! Usava moltissimo il lavoro a terra, e incorporava nelle sue danze elementi di ogni tipo. Quando si esibiva, improvvisava sempre e nessuno poteva immaginare quanto lungo sarebbe stato il suo brano. Per i musicisti era sempre una sorpresa e una grossa sfida, lavorare con lei. Ha dato una svolta alla danza orientale, influenzando molti danzatori a venire, soprattutto americani.

Nadia aveva un’idea della danza orientale come di una forma d’arte creativa e di tutto rispetto: diceva di essere sempre principiante, di non sentirsi mai “arrivata”. Non voleva assolutamente che la sua danza venisse chiamata danza del ventre, poiché il termine non è corretto, e la maggior parte dei movimenti non coinvolge questa zona del corpo. Molte danzatrici, come lei, si ritrovavano strette fra il rigido moralismo islamico che le condannava e le fantasie sessuali occidentali che le elevavano a icone sexy. La figura tradizionale della danzatice orientale, con un repertorio ripetitivo di movimenti le stava molto stretta: per lei la danza deve essere infinita, e poter contenere qualsiasi movimento.