cultura e storia araba | Danza e Musica Araba https://danzaemusicaaraba.com L'universo artistico del Medio Oriente Fri, 02 Aug 2019 21:03:30 +0000 it-IT hourly 1 La Musica e il Musicista https://danzaemusicaaraba.com/la-musica-e-il-musicista/ Mon, 04 Jun 2018 15:06:12 +0000 http://danzaemusicaaraba.com/?p=590 Distinguere un buon musicista arabo Riguardo le capacità che un musicista arabo deve avere per poter suonare in maniera consona alla tradizione, ecco un testo chiaro e conciso di Mourad Sakli, Direttore del Centro delle...

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Distinguere un buon musicista arabo

Riguardo le capacità che un musicista arabo deve avere per poter suonare in maniera consona alla tradizione, ecco un testo chiaro e conciso di Mourad Sakli, Direttore del Centro delle Musiche Arabe e Mediterranee di Tunisi e concertista, suonatore di oud tunisino.

“Il Virtuosismo”

“Nell’universo delle musiche modali del mondo arabo, il virtuosismo può essere definito come un insieme di qualità necessarie al musicista, tutte egualmente determinanti:

  • Grande maestria tecnica relativamente alle possibilità offerte dallo strumento o dalla voce.
  • Capacità di interpretare con una corretta intonazione una linea melodica. Con il termine corretta intonazione si intende il rispetto assoluto della scala del maqam (modo) e dei suoi differenti gradi la cui altezza varia (non in maniera fissa) in funzione dell’arco melodico.
  • Capacità di improvvisare nei differenti maqamat.
  • Capacità di evidenziare l’ossatura ritmica delle opere musicali anche suonando uno strumento melodico.
  • Capacità di rendere “viva” una composizione musicale, rinnovandola ad ogni interpretazione grazie all’improvvisazione estemporanea che si basa sull’ornamentazione.
  • Capacità di utilizzare un’ornamentazione che rispetti il fraseggio e lo stile dell’opera, nell’ambito sia dell’interpretazione vocale sia dell’interpretazione strumentale melodica o ritmica.”

Queste indicazioni definiscono soprattutto che il musicista, sia esso uno strumentista o un cantante deve in primo luogo padroneggiare la tecnica con precisione e sicurezza, e conoscere profondamente la tradizione musicale araba di riferimento. I Maqamat sono un ambito musicale molto definito e con una storia lunga e completa, che va vissuta e conosciuta profondamente per poter essere interpretata. In particolare, centrale nell’esplorazione del Maqam è la capacità improvvisatoria, che ovviamente si basa sulla possibilità tecnica di esecuzione musicale, ma che deve rimanere in un ambito di creazione momentanea, e non può venire snaturata dall’adozione di un cliché, di uno schema per confezionato. I musicisti che non abbiano una particolare esperienza tendono infatti a copiare un modello di improvvisazione, ma questo toglie l’essenza stessa del lavoro creativo dell’improvvisazione, che consiste nel nucleo centrale della musica araba stessa.

Le capacità ritmiche sono altrettanto fondamentali: nella musica araba non è pensabile che un musicista non abbia un senso del rimo estremamente sviluppato ed acuto e che la sua musica non rifletta con grande rispetto la struttura ritmica del brano e tutte le sue sfumature.

Infine, l’uso personale ed elegante dell’ornamentazione rende vivo lo spirito personale del musicista, e rende il brano unico ed irripetibile, proprio come si addice ad un genere musicale che nasce sempre dalla congiunzione fra il sentire del musicista, la situazione ed il pubblico presenti.

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Moralità, musica e danza https://danzaemusicaaraba.com/moralita-musica-e-danza-2/ Mon, 04 Jun 2018 14:58:34 +0000 http://danzaemusicaaraba.com/?p=585 Considerazioni morali sulle arti teatrali nel mondo arabo La religione Islamica svolge un ruolo centrale nella considerazione morale di musica, danza e canto, che sono comunque da sempre popolarmente molto amati e molto presenti...

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Considerazioni morali sulle arti teatrali nel mondo arabo
Cultura medio orientale

l’immaginario ed il mondo arabo

La religione Islamica svolge un ruolo centrale nella considerazione morale di musica, danza e canto, che sono comunque da sempre popolarmente molto amati e molto presenti nella vita quotidiana.

Il contesto, il pubblico presente, la forma dello spettacolo, il luogo e persino il sesso dell’artista sono criteri discriminanti molto forti, al di là della cornice religiosa.

I più diffusi contesti degli spettacoli professionali nel mondo arabo sono: il circuito dei matrimoni, il circuito dei night club e quello delle arti teatrali, in sale da concerto e teatri, radio televisione ecc.

Ovviamente bisogna porre dei distinguo per non confondere la situazione egiziana con quella occidentale. La chiara divisione occidentale fra la tradizione classica estremamente elevata e la tradizione popolare al polo opposto non si applica al mondo arabo, nonostante che nelle grandi capitali arabe si sia cercato di creare una élite culturale su modello occidentale, che portasse in teatro la tradizione in maniera più stilizzata ed astratta, allontanandola però di parecchio dal sentire tradizionale.

Chi lavora in un teatro certamente gode di maggiore stima di chi lavora in un night club o alle feste di paese, ma a volte il repertorio musicale che viene suonato in queste tre occasioni è identico: le stesse canzoni famose di Umm Kulthoum o di Mohammad Abdel Wahhab si possono udire alla radio, nei matrimoni, nei night club e nei teatri.

Benché molti brani del Corano e degli Hadith (i detti del Profeta) neghino la legittimità della musica e del canto, questi “piaceri proibiti” prosperarono comunque da sempre nelle corti ed è un dato di fatto che la gente ovunque nei paesi arabi ami musica e danza.

Storicamente si considerava ammissibile la musica prodotta dal canto degli uccelli, si accettava il canto in particolari condizioni ma la musica strumentale veniva proibita in campo religioso poiché si pensava che incoraggiasse il bere, favorisse la dissoluzione ed allontanasse dalla preghiera.

Secondo l’etnomusicologo Al Faruqi, l’opinione religiosa generò una gerarchia di musica e canto:

  • forme  raccomandabili
  • forme raccomandate
  • forme indifferenti
  • forme non incoraggiate
  • forme vietate

La recitazione del Corano sta all’apice di questa gerarchia di accettabilità, immediatamente seguita dal richiamo alla preghiera e dai canti religiosi. Legittimità avevano anche canti collegati a celebrazioni familiari, o i canti delle carovane, i canti di lavoro e la musica delle bande militari. In fondo alla lista troviamo “la musica sensuale che viene suonata in associazione con attività condannate, o che si ritiene possa incitare a pratiche proibite come il consumo di droghe e di alcol, lussuria, prostituzione, ecc.”. Questo genere musicale è chiaramente proibito, o, come si dice in arabo, “haram”.

Secondo lo studioso dell’XI secolo Imam Al Ghazali, se si dedica troppo tempo alla performance, si interferisce con i più alti scopi dell’Islam, distraendo il credente dall’attenzione alla devozione per Dio: i professionisti sono perciò considerati meno accettabili dei semplici dilettanti.

cultura della danza araba

danza araba

La danza viene valutata solo marginalmente nei testi dei filosofi e pensatori arabi: in epoca medievale veniva considerata fra gli strumenti a percussione o in relazione all’estasi. Se l’estasi soverchia la volontà e conduce l’uomo a muoversi al di fuori della sua volontà, tutto è scusabile (da tenere presenti sono le varie manifestazioni di danze estatiche presenti nel mondo arabo legate ai contesti religiosi). Quando la persona ritorna in possesso della sua volontà, lo stare fermi ed il contenersi sono preferibili. In generale “se il piacere che genera la danza è lodevole, e la danza lo accresce e lo fortifica, allora la danza è lodevole… ” (Al Ghazali, 1902).

Anche se la differenza fra i sessi non è stata molto studiata rispetto all’accettabilità degli artisti, è sicuramente un fattore di primaria importanza.

Un noto Hadith, spesso citato per screditare le cantanti è “sawt al mar’a ‘awra” “la voce della donna è una cosa vergognosa”. Imam Al Ghazali lo spiega così: la musica è permessa quando non è un possibile mezzo per indurre in tentazione. La voce, soprattutto di una donna, può sedurre gli ascoltatori: se c’è tentazione la musica è proibita.

L’eccitazione causata dalla vista della donna è considerata più forte di quella causata dal suo ascolto. Le musiciste vengono solo ascoltate, le cantanti ascoltate ma anche guardate, ma le danzatrici non possono che essere guardate, per cui la danza è la più vergognosa fra le forme d’arte.

Comunque se la danza viene eseguita per sole donne ed in un tempo e luogo accettabile, e con un pubblico morigerato, è probabilmente permessa. Soprattutto per le donne parecchi contesti e forme di spettacolo sono proibiti, e non soltanto dai filosofi antichi.

Vari studiosi religiosi indicano che Dio non è contrario al piacere, ma il piacere non deve essere vissuto in circostanze immorali o con compagni dissoluti. Il contenuto delle canzoni non deve andare contro la morale e gli insegnamenti islamici. L’esagerazione non è mai auspicabile, e tanto meno lo è in uno spettacolo, per cui chi sa di venire troppo coinvolto dagli spettacoli è meglio che non vi prenda parte.

Bibliografia:

“A Trade Like Any Other” di Karin van Niewkerk, University of Texas Press, 1995

“Baladi Women of Cairo” di Evelyn A Early

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Musica araba colta https://danzaemusicaaraba.com/musica-araba-colta-2/ Mon, 04 Jun 2018 13:19:59 +0000 http://danzaemusicaaraba.com/?p=561 La musica nella cultura araba L’Egitto costituisce il cuore del mondo arabo-musulmano, del quale è stato sempre centro di irraggiamento artistico e intellettuale a partire dal secolo XI. Crocevia fra la cultura africana, quella...

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La musica nella cultura araba

L’Egitto costituisce il cuore del mondo arabo-musulmano, del quale è stato sempre centro di irraggiamento artistico e intellettuale a partire dal secolo XI.

Crocevia fra la cultura africana, quella araba e quella mediterranea, la musica dell’Egitto si è definita in vari stili e repertori determinati dalle esigenze della vita quotidiana, soprattutto differenziandosi fra città, soprattutto il Cairo, e campagne, con differenze ulteriori in Nubia e presso i beduini delle oasi.

La tradizione musicale egiziana segue la linea monodica, modale e di tradizione orale della musica araba. Prevede una grande varietà di emissioni di timbri e voci, in cui l’improvvisazione gioca un ruolo fondamentale.

 

Musica classica colta in Egitto

musica egiziana

Musica araba

Si sviluppò molto soprattutto sotto i Fatimiti (969-171) e gli Ayubiti (1171-1250), ed i primi Mamelucchi.

I califfi se ne deliziavano e la protesero molto. Con la conquista turca del paese ad opera di Selim I (intorno al 1516-17) il mondo arabo divenne provincia ottomana, e l’attività artistica decadde in uno stato di stagnazione che si risolse solo nel secolo XIX con la Nahda, il nuovo Rinascimento, che nacque dal confronto con l’occidente industriale e dalla spinta generale a liberarsi socialmente.

Il rinnovamento si espresse nel trovare uno stile musicale proprio, al di là del semplice essere confluenza fra Maghreb-aAndalusia e Oriente. Abili musicisti favorirono questo movimento, come Abdu al Hamuli (1841-1901), rivoluzionarono le antiche forme di Muashshah, Qasida ecc, creando nuove forme come il Dawr o altre di ispirazione turca, come il Bashraf vocale e strumentale.

Agli inizi del ‘900 grandi musicisti valorizzarono e rinnovarono la tradizione creando nuove forme vocali e strumentali, nutrite dal sentimento nazionale nascente e dal trionfo del canto lirico.

Verso il 1925 in Egitto c’erano decine di compagnie di teatro comico e tragico, commedia musicale, operetta… Prezioso fu allora il contributo di Sayyid Darwish, che rese la musica libera dal conformismo precedente, attingendo dal folklore e parlando nei testi poetici di temi popolari, creò un legame fra le parole e l’espressione degli stati d’animo. La sua musica accomunava tutti gli strati sociali e le età, esprimendo i sentimenti di tutta una società, per cui fu adorato, e lo è ancora.

La grande attività culturale teatrale dell’inizio del ‘900 si protrasse fino agli anni ’40.

Nel 1932 il Primo Congresso di Musica araba.

La comparsa del cinema sonoro (1935), della radio (1934) e del disco (1904), l’insegnamento nei conservatori assecondo metodi europei si manifestò una tendenza filo-occidentale che ridusse la produzione culturale a una vasta impresa commerciale, spingendo i musicisti verso la facilità, l’imbastardimento e lo spirito da vedette.

Anche i grandi artisti, come Um Kulthoum, Abdel Wahhab, Riadh al Sunbati, Farid el Atrache, che erano stati fedeli continuatori della tradizione, finirono per cedere alle lusinghe della moda, adattandosi alle sonorità delle orchestre europee, e della musica occidentale in senso lato. Ma molti di più furono gli artisti mediocri che guardarono solo al soldo e la grande diffusione della loro musica, favorita da cinema, Radio, disco e poi TV, imbastardì la musica in tutto il mondo arabo.

 

Wasla (Waslat al plurale)=concerto egiziano

Cultura musicale araba

Cultura e musica araba

Erano 22, e prendevano il nome dal maqam principale, e si svolge secondo una serie di brani vocali e strumentali (nawba), che di solito comprende:

1) Bashraf, ouverture strumentale, con 4 parti diverse di ugual misura e un ritornello (taslim) che si ripete dopo ogni parte., con cicli ritmici lunghi

2) Una serie di Muashshahat nello stesso maqam con ritmi vari che vanno dal più lento al più vivace. Poesia post classica di origfine andalusa omonima che combina sillabe accentate e non

3) Un samai, ouverture della seconda parte della wasla. Deriva dal bashraf, e si compone, come questo di 4 parti diverse intervallate da un taslim, con un ritmo di 10/8 intervallato , prima dell’ultimo ritornello, con una strofa di ¾ o 6/8 o 6/4 4) Improvvisazione vocale o strumentale (layali, mawwal e taqsim)

5) Dawr, si basa come il zajal andaluso su poesia strofica in quartine e in lingua dialettale. Alterna un solista che canta la strofa (ghusn) con il ritornello dell’insieme (madhhab)

6) Qasida adattamento musicale di versi poetici classici a metro fisso. All’inizio era improvvisata su ritmo wahda, poi è stata studiata e perfezionata

 

Taqtuqa=canzone leggera

Deriva dal dawr cui somiglia. Eseguita un tempo unicamente dalle awalim, cantanti e artiste professioniste, il cui complesso è costituito da alima, ra’isa e ‘usta e 7 accompagnatrici: un riqq, un tar (tamburo grande), 3 tabla, ud, a volte suonato da un uomo, cieco, e una raqisa, danzatrice. Il complesso era molto ricercato e si esibiva al riparo dagli sguardi maschili dietro una tenda o una finestra. Le melodie semplici e piacevoli e i ritmi vivaci davano alla taqtuqa larga popolarità

 

Tahmila

E’ un brano strumentale fisso su ritmo wahda basita. Viene intercalata da improvvisazioni eseguite dai vari strumentisti a turno

 

Dulab

Ouverture strumentale fissa eseguita all’inizio della wasla o del Dawr Longa, pezzo strumentale che viene eseguito alla fien delle suites. Somiglia al bashraf ma ha tempo rapido e vivace e ritmo binario. Al repertorio classico di cui sopra, si sono aggiunti nuovi generi, dalla fine dell’800: musica da danza, musica descrittiva, canzoni derivate dall’arte lirica, a monologo e dialogo, canzoni di varietà…

 

Takht

E’ il complesso tradizionale di 6/10 strumenti: ud, kamanga, qanun, nay, daff, mughanni o mutrib e un coro (alatiyya, plurale di alati)

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Danzatrici create dalla fantasia orientalista https://danzaemusicaaraba.com/le-danzatrici-di-danza-orientale-create-dalla-fantasia-orientalista/ Thu, 29 Mar 2018 15:40:29 +0000 http://danzaemusicaaraba.com/?p=228 Galleria di danzatrici di danza orientale create dalla fantasia orientalista dei primi del ‘900 La danza orientale è stata fatta oggetto di grandi attenzioni da parte degli orientalisti. La danza orientale è il mito...

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Galleria di danzatrici di danza orientale create dalla fantasia orientalista dei primi del ‘900
la visione della della danza orientale

quadro orientalista

La danza orientale è stata fatta oggetto di grandi attenzioni da parte degli orientalisti. La danza orientale è il mito della seduzione, della femme fatale, dell’esotismo erotico affascinante e dell’oriente misterioso, tutte figure importanti dell’immaginario collettivo orientalista che si concretizzano e si elevano al massimo splendore nella danza.

Le figure di danza orientale di queste immagini sono prese da cartoline francesi e americane di fine ‘800 e inizio ‘900. Si notano lle acconciature liberty, l’uso decorativo del cobra, altro elemento importante nell’immaginario orientalista, l’uso di abiti trasparenti e molto decorati, come suggerivano le fantasie costruite sui racconti delle “Mille e una notte” o sulla lettura di racconti di viaggio delle nobildonne o degli ambasciatori che si recavano per tutt’altre ragioni in oriente.

Le donne sono delle occidentali acconciate all’orientale, come si nota ad esempio dai bustini a vita di vespa o dalle gonne larghe di foggia europea. Le pose danzanti stanno sempre ad indicare che la danza orientale è seduzione.

La danza orientale comparve per la prima volta in America, all’Esposizione Internazionale di Chicago nel 1893. Le artiste che vi si esibivano provenivano dall’Egitto e dalla Siria, ed ebbero un enorme successo. Ecco le immagini delle artiste tradizionali

Ecco come la stampa accolse la danza orientale: una curiosità che desta soprattutto l’attenzione maschile e che ha molto successo. Fuori dal padiglione dedicato alla danza orientale dell’esposizione di Chicago, c’era sempre una grande coda, e dopo pochi anni erano più di cento le danzatrici che dichiaravano di essersi esibite alla Chicago Fair nella sola zona circostante!

Ed ecco come dopo qualche anno si esibiva la danzatrice orientale ritratta più in alto, nelle due immagini a sinistra, con il nome d’arte Little Egypt: ben diverso è l’abito, di certo più accattivante e adatto ad un pubblico occidentale. La danza orientale in America all’inizio del ‘900 entra nell’ambito degli intrattenimenti da circo, e viene praticata da attrici da avanspettacolo, di solito prive di qualunque formazione a riguardo, e spinte solo dalla necessità di lavorare.

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Il mito della danza dei sette veli https://danzaemusicaaraba.com/il-mito-della-danza-dei-sette-veli/ Thu, 29 Mar 2018 14:51:18 +0000 http://danzaemusicaaraba.com/?p=209 Salomé e il mito della danza dei sette veli Che quella di Salomé sia una figura assolutamente mitologica si comprende già dal suo nome: nella Bibbia non si nomina affatto Salomé, né tanto meno...

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Salomé e il mito della danza dei sette veli

Danza con i veli

i veli nella danza

Che quella di Salomé sia una figura assolutamente mitologica si comprende già dal suo nome: nella Bibbia non si nomina affatto Salomé, né tanto meno si descrive la sua danza. L’episodio si riferisce a la danza che la figlia di Erodiade, la cognata e concubina di re Erode Antipa, fece in onore dello zio/amante della madre. Erodiade odiava Giovanni Battista perché la aveva condannata moralmente per la sua condotta di concubina.

Ecco i passi del Vangelo che ne parlano:

Matteo 14,6-11

6 Venuto il compleanno di Erode, la figlia di Erodiade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode 7 che egli le promise con giuramento di darle tutto quello che avesse domandato. 8 Ed essa, istigata dalla madre, disse: «Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». 9 Il re ne fu contristato, ma a causa del giuramento e dei commensali ordinò che le fosse data 10 e mandò a decapitare Giovanni nel carcere. 11 La sua testa venne portata su un vassoio e fu data alla fanciulla, ed ella la portò a sua madre.

Marco 6:21-28

21 Ma venuto un giorno opportuno che Erode, nel suo natalizio, fece un convito ai grandi della sua corte, ai capitani ad ai primi della Galilea, 22 la figliuola della stessa Erodiade, essendo entrata, ballò e piacque ad Erode ed ai commensali. E il re disse alla fanciulla: Chiedimi quello che vuoi e te lo darò. 23 E le giurò: Ti darò quel che mi chiederai; fin la metà del mio regno. 24 Costei, uscita, domandò a sua madre: Che chiederò? E quella le disse: La testa di Giovanni Battista. 25 E rientrata subito frettolosamente dal re, gli fece così la domanda: Voglio che sul momento tu mi dia in un piatto la testa di Giovanni Battista. 26 Il re ne fu grandemente attristato; ma a motivo de’ giuramenti fatti e dei commensali, non volle dirle di no; 27 e mandò subito una guardia con l’ordine di portargli la testa di lui. 28 E quegli andò, lo decapitò nella prigione, e ne portò la testa in un piatto, e la dette alla fanciulla, e la fanciulla la dette a sua madre.

Salomé con la testa del Battista

salomé

Salomé nella storia e la fantasia letteraria

Il nome di Salomé compare per la prima volta nel racconto storico di Giuseppe Flavio e la sua immagine compare in alcune monete (fra l’altro è l’unico personaggio biblico a comparire su monete che sono giunte sino a noi.

Il personaggio di Salomé si è prestato a diventare leggendario: una donna potente e che faceva ciò che le pareva, Erodiade, convince la bella e ingenua figlia ad usare le sue doti sensuali con il proprio stesso amante per ottenerne un proprio vantaggio.

La prima distorsione della sua storia è del 1863, con la biografia di Gesù scritta dal francese Ernest Renan, in cui Salomé viene dipinta come una donna moralmente depravata in maniera analoga alla madre. La sua danza pertanto non poteva che essere erotica.

Gustave Flaubert (che fra l’altro era amico personale di Renan, nonché assiduo viaggiatore in medio oriente) nel 1877, scrisse “Erodiade”, racconto nel quale l’elemento erotico venne sottolineato ancora di più. Nel racconto Flaubert prende sicuramente spunto dalla propria relazione con una prostituta/danzatrice incontrata in Egitto, da cui fu molto coinvolto e che lo contagiò del male, la sifilide, che lo porterà alla tomba.

Oscar Wilde nel 1893 pubblica la tragedia “Salomé”. In cui la donna viene descritta come un personaggio perverso: Salomé si innamora di Giovanni Battista, che la respinge, e lei riesce a baciarlo solo da morto.

Richard Strauss compone nel 1905 la sua opera lirica “Salomé” basata sulla rappresentazione di Wilde. La creazione della danza dei sette veli, che non ha alcun fondamento storicoin nessuna cultura del Medio Oriente, è stata molto probabilmente un’invenzione dello stesso Wilde o dello scrittore francese Pierre Louys, amico di Wilde e specializzato in letteratura a sfondo erotico.

 

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La danza Kabil, berbera algerina https://danzaemusicaaraba.com/la-danza-kabil-berbera-algerina/ Wed, 28 Mar 2018 18:10:11 +0000 http://danzaemusicaaraba.com/?p=158 di Alessandra Centonze Danza gioiosa e coinvolgente, la cui tradizione proviene dalle montagne della Kabilia, regione dell’est algerino a maggioranza berbera. E’ una danza femminile, di espressione al tempo stesso personale e corale, legata...

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di Alessandra Centonze

Danza gioiosa e coinvolgente, la cui tradizione proviene dalle montagne della Kabilia, regione dell’est algerino a maggioranza berbera. E’ una danza femminile, di espressione al tempo stesso personale e corale, legata alla celebrazione della raccolta delle olive, accompagnata dalla musica tradizionale e dai richiami gioiosi delle donne (youyou).

I costumi e la gestualità si rifanno a questa tradizione, anche se la danza attuale si è molto evoluta, in seguito al métissage culturale portato dalla diaspora politica dei Kabil. E’ caratterizzata da un ampio uso dello spazio: le danzatrici sembrano scivolare sul pavimento spinte dalla forza del bacino in un moto stabile e omogeneo e al tempo stesso cadenzato da accenti rapidi e secchi dei fianchi. Anfore portate in equilibrio sulla testa o, più frequentemente, i foulard berberi dalle folte e coloratissime frange accompagnano la danza sottolineando i movimenti del bacino ed espandendo nello spazio i giri su piede perno, oppure scandiscono essi stessi il ritmo guidati in rapidi giri dalle mani della danzatrice. Nella versione più moderna,ispirata dalle contaminazioni della grande tradizione musicale kabila (un nome fra tutti: Idir), l’uso del foulard supplisce allo scarso uso delle braccia proprio di questa tradizione e regala spunti coreografici interessanti, che ben si sposano con intuizioni ispirate dalla danza contemporanea.

Noti in tutto il mondo, i fastosi gioielli berberi in argento e corallo (o a volte monete e conchiglie) ornano il corpo della danzatrice. Accompagna la danza il ritmo ossessivo scandito dal “tbal”, tamburo di pelle di capra, e dal bendir, con la melodia disegnata dal suono stridente delle “iretta”, sorta di trombette che sopravvivono anche nelle forme musicali più moderne e contaminate come elemento fortemente caratterizzante una tradizione musicale che viene da lontano: la musica kabila viene dalla Turchia e ha attraversato Medio Oriente e Nord Africa prima di crescere ed evolversi sulle montagne abitate dagli Amazigh (uomini liberi , come i berberi si definiscono), e lì sposarsi ad una tradizione poetica quasi millenaria.

Il Mosaico Danza – Via Pomezia 12 / Via Passeroni 6 Milano – C.F. 97205050152. Sede Legale: Via Correggio 22 Milano.

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Lo Zar in Sudan https://danzaemusicaaraba.com/lo-zar-in-sudan/ Wed, 28 Mar 2018 17:44:34 +0000 http://danzaemusicaaraba.com/?p=148 Lo Zar in Sudan Donne e spirito di possessione nell’Omdurman di Samia Al Hadi Al Nagar pubblicato in “The sudanese woman” di Susan Kenyon, Graduate college pubblications No 19 University of Karthoum 1987 Il...

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Lo Zar in Sudan

Donne e spirito di possessione nell’Omdurman

di Samia Al Hadi Al Nagar

pubblicato in “The sudanese woman” di Susan Kenyon, Graduate college pubblications No 19 University of Karthoum 1987

Il termine Zar ha origine incerta. Potrebbe derivare da Zara una città persiana, o da Zar, un paese dello Yemen orientale, o da Ziara, visitazione, (il termine indica anche il Moussem) o forse ancora dal nome della maggiore divinità dei Kushiti etiopici, chiamata Adjar in Agau e Yaro in Sidama.

Zar o Dastur (cioè forma, struttura) o Rih Ahmar (cioè aria rossa) sono sinonimi, in Sudan per riferirsi a rituali che si basano sulla fede nell’esistenza di “poteri” o “spiriti” che possiedono le persone attraverso le quali pongono alcune richieste.

I sintomi attribuiti alla possessione possono essere psicologici (depressione, agitazione, sentimenti di persecuzione, problemi familiari ed emicranie) o fisici (febbri, sanguinamenti, aborti), ma, per essere ritenuti tali, devono durare per molto tempo, e non essere stati risolti con altre forme di terapia (è da tener presente, però, che in Sudan ci sono pochi ospedali e poche possibilità di cure).

Il trattamento delle malattie causate dagli spiriti possono andare da semplici inalazioni di incenso alla celebrazione di una intera cerimonia propiziatoria per pacificare ed “addomesticare” gli spiriti con musica, danze e sacrifici.

Il conduttore della cerimonia deve essere qualcuno che si sia riappacificato con gli spiriti, e che fungerà da medium. Il suo compito sarà di determinare se si tratti di possessione ed in caso positivo, di interpretare le richieste dello spirito per poterle soddisfare, alleviando le sofferenze del malato. Il celebrante è di solito una donna, una Shaikha, e solo a volte (nel 20% dei casi) è un uomo, uno Shaikh (il termine arabo Shaikh indica persona anziana e saggia, ed è riferito nell’Islam sia ai vecchi che ai sacerdoti o per esempio al leader anziano di un gruppo musicale o al capo di un villaggio). Vittime più frequenti delle possessioni sono le donne.

Lo Zar non è un esorcismo, ma un culto di devozione allo spirito- potere invisibile, che potrebbe soddisfare i desideri umani. Lo Zar è un rituale molto antico, che si trova in molte regioni del Medio Oriente e dell’Africa. La sua pratica è conosciuta sotto nomi diversi e con qualche variazione dalle differenti comunità: in Sudan, Egitto, Etiopia ed Arabia Saudita ha nome Zar; in Somalia Sar; in Nigeria Bori. Riti molto simili sono praticati dalle donne Taita del Kenia nel Saka e dagli Gnawa in Marocco.Riguardo alle origini dello Zar, vi sono molte teorie, che ne rivelano l’origine ed il valore religioso.In Sudan si ritiene che gli spiriti si riferiscano alle visioni del Profeta Salomone. Quando gli apparvero, egli comandò loro che discendessero nelle viscere della terra, ma gli spiriti si rifiutarono, dicendo che sarebbero scesi solo con il profumo dellìincenso e con il suono delle percussioni. Si auto-definirono spiriti delle preoccupazioni che possono ottenebrare e possedere gli uomini.

Tramite questo mito, lo Zar è inserito nella religione musulmana, che prevede vari tipi di spiriti, o Jin. Se è corretta la teoria che il nome Zar venga dalle antiche divinità Kushite, la sua origine sarebbe non-semitica. Dopo la conquista islamica in Etiopia, la buona divinità dello Zar sarebbe diventata cattiva.

Si crede che gli Zar fossero i 15 figli di Eva che ella nascose, essendo i più belli. La punizione per loro fu che rimanessero nascosti per sempre.Secondo la leggenda, pare il rituale dello Zar sia stato introdotto in Sudan da una donna di nome Fatma, moglie di un governatore turco, che l’aveva appreso ad Istanbul: dopo essere stata per lungo tempo malata, un giorno ricevette a casa sua la visita di uno straniero, che mendicava nel nome dello Zar, e cantava canzoni dedicate ai diversi spiriti. La donna si sentì immediatamente benissimo, e fu chiesto allo straniero chi lui fosse. Rispose di essere un Nigeriano, inviatole dagli spiriti dello Zar pechè li accogliesse come loro mediatrice. Le apparvero così in sogno gli spiriti, che la istruirono sulle pratiche rituali, ed ella divenne una medium. Quando giunse in Sudan al seguito del marito, diffuse questa credenza come cura di molte malattie.

Origini e tipologie di zar

L’origine nigeriana dello Zar è plausibile, visto che i nomi di molti spiriti Zar sono simili a quelli che si trovano nel culto Bori in Nigeria. Altre Shaikat dicono che lo Zar sia originario dell’Etiopia, altre ancora dell’Egitto.Comunque sia, non vi sono documentazioni storiche valide a sostegno (ma neppure a negazione!) di nessuna di queste ipotesi.

L’attuale pratica dello Zar è comunque il risultato di un misto di elementi provenienti da diverse culture. Nello Omdurman vi sono due tipi di rituale Zar, il Borai ed il Tambura, che sono considerati rispettivamente femminile e maschile.

Le due forme hanno uguale organizzazione gerarchica (Sheikha, assistenti e membri), ma nel Tumbura le Shaikhat hanno minor influenza che nel Borai. Canto e percussione sono partimonio degli uomini, ed i leaders dei gruppi di musicisti decidono il tempo della celebrazione. Dalla loro benevolenza dipende l’accettazione sociale delle Shaikhat. La rababa (violino ad una o due corde) è uno strumento importante nel rituale Tumbura, ma non lo è nel Borai. Deve essere percosso sulla testa del paziente, se è troppo malato per guarire. Le parole dei canti sono molto simili nei due rituali, ma il cantante di Tumbura “magia le parole”, tanto che è difficile udirle.

Il Tumbura si celebra nella cas della Shaikha, mentre per il Borai questo non è necessario. Il novizio Tumbura deve osservare più rituali e regule del novizio Borai (per esempio, il novizio dele essere completamente segregato nella cerimonia.I gruppi Tumbura sono presenti solo in tre città: Khartoum, Omdurman e Khartoum Nord.

Devote dello Zar

Le devote appartengono ad ogni fascia di età, ma quelle che hanno più tempo da dedicare alle celebrazioni, avendo figli ormai grandi, ma essendo ancora giovani ed energiche, hanno fra i 35 ed i 45 anni. Per lo più non sono state scolarizzate, o lo sono state per poco tempo: la gente colta disdegna lo Zar, considerandolo superstizione, ma, nonstante ciò, un certo numero di donne “ben educate” frequentano le cerimonie per godere dell’atmosfera dello Zar, senza essere possedute in prima persona. Quasi tutte le donne dipendono economicamente dai loro parenti maschi per organizzare le cerimonie, mentre gli uomini stessi cercano di evitare che le loro mogli e sorelle partecipino allo Zar poiché non hanno soldi.

Organizzare una cerimonia Zar è un mezzo per acquisire prestigio fra le devote, ed avere così il diritto di partecipare ad altre cerimonie (l’organizzatrice deve preparare speciali vestiti, cibo e bevande per gli ospiti, e spesso deve chiedere soldi in prestito per farlo). Ma se la donna è malata seriamente, la cerimonia deve essere organizzata senza tener conto delle sue possibilità economiche, ed in tal caso la Sheikha offre gratuitamente i suoi servigi, per fare in modo che le altre devote finanzino lo Zar.

Spesso le donne partecipano a Zar organizzati da altre donne della loro “grande” famiglia (cioè la famiglia diretta, più le famiglie degli suoceri e di generi e nuore), ed a volte anche gli uomini della famiglia lo fanno. Spesso si fa ricorso allo Zar per curare malesseri di tipo psichiatrico perché la gente pensa ancora allo psichiatra come al “medico dei matti”, e preferisce risolvere i propri problemi rivolgendosi ad una Sheikha, fatto socialmente più accettato, sostenuto anche dalla fede che il popolo ha nelle forze soprannaturali e nella loro capacità di infliggere malattie.

Spesso si sottopone il malato ad un “trattamento” con incenso per rimuovere il malocchio, solo perché, non si sa mai, questo potrebbe essere il suo problema.La famiglia è un gruppo talmente unito, che la malattia di un suo membro è la malattia dell’intero gruppo. Anche i vicini di casa e gli amici partecipano alla preoccupazione, e spesso offrono consigli e proposte di cura. Per questo, il culto dello Zar si può diffondere facilmente anche al di fuori della famiglia.

Le donne spesso organizzano lo Zar di nascosto dagli uomini della famiglia, ma comunque solitamente gli uomini sono daccordo con qualunque trattamento che risolva le malattie delle loro donne, anche perché temono il malocchio e le forze soprannaturali.

Solo gli estremisti religiosi negano lo Zar con decisione per sé e per le proprie famiglie.Il ruolo sociale del buon vicinato è fondamentale, tanto che qualsiasi consiglio del vicino è sempre tenuto in grande considerazione, compreso quello che riguarda la Sheikha o il Faki (uomo saggio e religioso, letteralmente “povero”, che esegue preghiere ed altri rituali per curare le persone).

Ruolo sociale dello zar

L’importanza sociale dello Zar è tale che spesso le persone affermano di essere possedute soltanto per aver visto in sogno gli spiriti o addirittura per aver sognato vestiti od oggetti normalmente correlati ad alcuni spiriti.

Spesso la rivalità fra le diverse mogli di un uomo può causare malattie, soprattutto depressioni ed agitazioni, anche perché la malattia può essere un mezzo per richiamare l’attenzione del marito. Nella società Sudanese è ancor oggi comune l’usanza di combinare matrimoni senza il consenso reale degli sposi, che perciò sono spesso scontenti della propria vita di coppia, anche se spesso non divorziano perché le loro famiglie glielo impediscono. Motivo di ulteriori scontri familiari è la rivalità fra la nuora e la suocera e relative figlie, che non possono tollerare che il loro figlio e fratello preferisca passare il proprio tempo con una donna estranea, e la nuora pertanto è spesso oggetto di mille critiche e controlli. La cosa si complica se l’uomo sostiene economicamente la famiglia. A volte l’influenza della suocera è tale che la nuora non riesce a vivere una vita autonoma. Tutti questi fattori sono causa di “possessione”.Altre cause di problemi sociali che vengono definiti “possessione” sono relative al non essere sposati o non avere figli.

Ancora, lo Zar può aiutare chi si sente a disagio per non avere abbastanza soldi, ed in questo caso sono soprattutto gli uomini a ricorrervi.

Donne agiate ma anziane, che hanno perduto la possibilità di mostrare le proprie ricchezze possono organizzare le cerimonie per mostrarle.Altre donne si sentono malate per ricevere le attenzioni dei figli.L’usanza di osservare il lutto, anche per parenti non stretti o per amici e vicini rende le donne spesso obbligate a vestire e comportarsi in un certo modo: la malattia e la possessione possono essere un mezzo per evitare ciò.

Spiriti dello zar

Vi sono sette categorie di spiriti nello Zar:

1- Darawish, seguaci di certi ordini religiosi islamici;

2- Habash, etiopi;

3- Arabi, nomadi Sudanesi (in arabo “arab” significa nomade);

4- Zurug, che letteralmente significa triste, termine che viene usato nello Zar per indicare spiriti che provengano dal popolo di colore, come la gente del sue e dell’est sudanese o di altri paesi africani;

5- Khwajat, termine tipico sudanese per indicare gli stranieri, e di solito gli europei;

6- Basha, cioè gli ufficiali militari o civili turchi di alto grado;

7- Sittata, cioè donne.

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I rituali estatici

di Giovanni Calendoli

“Storia universale della danza” Arnoldo Mondadori editore 1985

I riti più simili allo Zar, nella sua globalità, al di fuori del suo contesto storico- geografico possono essere quelli coribantici e dionisiaci greci. Interessante sarà sottolineare che Dioniso è un dio d’origine orientale, considerato dai Greci con sgomento: Euripide nelle Baccanti esprime chiaramente il fascino che il dio ha su di lui, ma si schiera dalla parte di Penteo, il governatore di Tebe che, per essersi opposto alla celebrazione dei riti dionisiaci, viene dilaniato dalla sua stessa madre Agave, in preda all’esaltazione Dionisiaca.

Anche i Romani rifiutarono ad un certo punto i riti Bacchici, vietandoli nel 186 a.C., poiché in qualche modo negavano e mettevano in crisi la loro razionalità. La tradizione della danza del Mediterraneo del centro-nord e quella della danza come rappresentazione.

Nel Meido Oriente, invece, la danza è qualcosa che nasce direttamente dall’esperienza personale del danzatore.

Nella Bibbia, nel Libro III dei Re (XVIII, 25 e seg.) il profeta Elia affronta i profeti del Baal, politeisti, e dice loro di compiere un sacrificio ai loro dei affinché portino la pioggia: se riusciranno, dimostreranno d avere ragione. “Elia dunque disse ai profeti di Baal: “Sceglietevi un bue e fate voi i primi, poiché siete in maggior numero. Invocate i vostri dei, ma non mettete il fuoco.

“Ed essi presero il bue che egli aveva dato loro, lo immolarono e invocarono il nome di Baal dalla mattina sino a mezzogiorno, dicendo: “Baal, esaudiscici”. E non vi era né voce né chi rispondesse ed essi saltavano intorno all’altare che avevano fatto.

Ed essendo già mezzogiorno, Elia li beffava dicendo. “Gridate più forte, poiché egli è Dio e forse sta parlando, oppure è all’osteria, o è in viaggio, o almeno dorme. Fatelo svegliare”.

Essi dunque gridavano ad alta voce e si facevano delle incisioni, secondo il loro costume, con coltelli e lancette sino a bagnarsi tutti di sangue.

Ma quando fu passato mezzogiorno e mentre essi profetavano, era venuto il tempo in cui si è soliti offrire il sacrificio, senze che si sentisse né voci né alcuno che rispondesse o desse retta a quelli che pregavano.”Gli elementi delle danze estatiche maghrebine ci sono tutti: la formula sacrale ripetuta inocando il nome del dio, la danza intorno all’altare, le ferite e la divinazioni. La danza è reale, non è rappresentazione, il sangue scorre davvero, ed i danzatori ballano davvero per uno scopo, anche se questo fallisce. I profeti di Baal sono inoltre cananei, e proprio a nord di Canaan era fiorente il culto della Grande Madre, che comprendeva anche cerimonie orgiastiche e flagellazioni (la Grande Madre è per i greci la dea Cibele, il cui culto conservava i caratteri orgiastici, benché in misura attenuata).

Secondo ciò che si comprende dalla lettura della Bibbia, le danze degli Ebrei erano itineranti ed improvvisate, ed erano azioni collettive che tendevano a coinvolgere tutto il pubblico (ancora oggi le danze ebraiche sono itineranti, e non ferme sul posto).

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