danza orientale | Danza e Musica Araba https://danzaemusicaaraba.com L'universo artistico del Medio Oriente Mon, 05 Aug 2019 01:02:04 +0000 it-IT hourly 1 Nagwa Fouad https://danzaemusicaaraba.com/nagwa-fouad/ Mon, 05 Aug 2019 00:09:56 +0000 https://danzaemusicaaraba.com/?p=633 Awatef Mohammed El Agamy, in arte Nagwa Fouad, nacque ad Alessandria nel 1939 da padre egiziano e madre Palestinese, senza altri fratelli. La sua famiglia si trasferì a Jaffa, ma ben presto Nagwa rimase...

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Awatef Mohammed El Agamy, in arte Nagwa Fouad, nacque ad Alessandria nel 1939 da padre egiziano e madre Palestinese, senza altri fratelli. La sua famiglia si trasferì a Jaffa, ma ben presto Nagwa rimase orfana di madre, ma fortunatamente la seconda moglie del padre, anch’ella palestinese, se ne prese cura con amore.

Nagwa Fouad e la matrigna dovettero scappare da Jaffa, che era stata conquistata dagli israeliani, vivendo con lei per un periodo del campo profughi di Al-Arish. Quando il padre naturale di Nagwa si risposò, la ragazzina se ne andò al Cairo con la matrigna, a soli 15 anni, anziché rimanere con lui. La forte relazione con la matrigna rimase stabile durante tutta la sua vita.

Nagwa mostra ben presto il suo talento per la danza nell’ambito di feste familiari e matrimoni locali, e decide di dedicarsi alla professione artistica. Si trasferisce al Cairo molto giovane e inizia a lavorare in alcuni piccoli locali notturni. Grazie alla sua innata musicalità, soprattutto ritmica, il pubblico comincia ad amarla. 

Al Cairo Nagwa Fouad trova lavoro come centralinista presso una agenzia di attori, la  Orabi Agency. Il proprietario, Orabi, un giorno la scoprì mentre ballava di nascosto al lavoro, e la persuase ad affittare un costume da danzatrice, procurandole spettacoli in un locale per turisti. Pochi mesi più tardi Nagwa Fouad già ballava all’ Auberge Nightclub.

Nagwa venne arrestata perché si esibiva senza aver compiuto l’età minima per farlo, 16 anni, cosa assolutamente illegale in Egitto, ma riuscì a convincere la polizia di essere più adulta, e si fece rilasciare. Infatti la sua vera data di nascita non è ancora del tutto chiara!

Comincia a studiare danza classica, moderna, jazz con diversi maestri e coreografi, si mantiene in continuo allenamento praticando parecchi sport (aerobica, nuoto, tennis…) e, sempre grazie al suo orecchio musicale, comincia a collaborare con ottimi musicisti.

Il primo film che interpretò come danzatrice fu Al Sherea al Hob (La strada dell’amore), del 1959, accanto al grande cantante Abdel Halim Hafez, sulla famosa canzone “Ouloulou”.

Momento chiave per la vita professionale e personale di Nagwa Fouad fu l’incontro, nel 1960, con il famoso compositore, direttore d’orchestra e produttore Ahmad Fouad Hassan, quando si esibiva al Casinò Abdeen. Ahmad era molto più adulto di lei, aveva ben 17 anni di più, ed era nel mondo dello spettacolo da sempre. Dal loro incontro e dalla loro collaborazione Nagwa Fouad poté migliorare le proprie capacità teatrali, e capì come impegnarsi per sviluppare il proprio talento naturale fino a diventare la star che conosciamo oggi. Nagwa decide di studiare danza seriamente e si iscrive alla scuola di Nelly Mazloum, e comincia a studiare anche folklore russo. Si innamorano e si sposano. Il loro matrimonio dura 6 anni, e si converte in una amicizia, poiché Nagwa non ha inclinazioni materne e ciò che la cattura è solo la sua carriera.

Dopo questo film, spesso Nagwa Fouad accompagna Abdel Halim Hafez come ballerina.

Nagwa Fouad ha recitato in oltre cento film come attrice e in oltre 250 come ballerina: il giornalista Mustapha Amin le ha dato il soprannome di “la Rita Hayward d’Egitto”, continuando a portare avanti parallelamente i suoi spettacoli dal vivo negli hotel a cinque stelle.

Nel 1974 Nagwa si sposa con  il manager dello Sheraton, lo svizzero-libanese Libanese Sami El-Zoghbi, un manager laureato a Londra di grande successo, che decide di utilizzare la figura artistica di Nagwa Fouad per garantire il successo della riapertura dello Sheraton del Cairo. E’ colpo di fulmine.  I due condividono sogni ambiziosi ed una grande passione per il lavoro. Diplomatici e capi di stato vanno pazzi per la danza di Nagwa Fouad , e l’artista si è esibita in tutto il mondo, sempre con grande successo.

Nel 1975 Nagwa Fouad comincia a collaborare con il coreografo Mohammed Khalil. La collaborazione continuerà fino al 1992, sostenendo le scelte stilistiche della danzatrice.

Altro momento fondamentale nella sua carriera artistica è il lavoro a fianco di Mohammed Abdel Wahab, nel 1976: il musicista compone per lei “Amar arba’tasher” (Luna 14, il quattordicesimo giorno del ciclo lunare, cioè la lua piena), e Nagwa si lancia nella sperimentazione di una nuova danza, molto teatrale, che le permette di fondere le caratteristiche delle sue danzatrici preferite: Naima Akif e Tahiya Karyoka.

Da allora la danza di Nagwa Fouad spazia in tutti i campi del folklore egiziano e orientale, e si fa sperimentale, teatrale e personale dando una svolta alla storia. La danza di Nagwa Fouad è sempre gioiosa e la ballerina si spinge a trovare mille trucchi per sperimentare, ad esempio, scenografie (in un video, danza come se si trovasse su un giradischi, in un altro, molto famoso, su Raqs Sitt el Hossn, entra portata, su una portantina dorata, da un paio di uomini, e cammina sotto una pioggia di petali di rosa, danzando con un ventaglio d’oro in una scenografia teatrale, nella quale l’inquadratura della danza non è fissa, in ripresa frontale, ma la telecamera si sposta nello spazio, danzando con lei. Oggi può far sorridere ma all’epoca fu una vera novità).

Nagwa continua a danzare pur essendo anziana, e afferma “L’arte non ha nulla a che vedere con l’età o la nazionalità… è legata alla creatività e alla presenza e se l’artista è in grado di dare e ne gode, deve continuare ad esibirsi”.

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Nelly Mazloum https://danzaemusicaaraba.com/nelly-mazloum/ Mon, 05 Aug 2019 00:00:31 +0000 https://danzaemusicaaraba.com/?p=631 Nelly Mazloum è stata una star del cinema egiziano dell’epoca d’oro negli anni ’40 -’60. Esordì come bambimna prodigio nel suo primo film era quando aveva 10 anni ed occupa una posizione di tutto...

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Nelly Mazloum è stata una star del cinema egiziano dell’epoca d’oro negli anni ’40 -’60.

Esordì come bambimna prodigio nel suo primo film era quando aveva 10 anni ed occupa una posizione di tutto rilievo nella storia della danza cinematografica e teatrale egiziana.

Una parte del suo valore consiste nel fatto che sia stata pioniera nel fare ricerche sul folklore egiziano, sia dal punto di vista della danza che anche di quello della musica, tanto da creare una band specializzata già negli anni 50, prima ancora della troupe di Reda o della Ferqat El Kawmiya, che nacquero negli anni 60. Presenta per la prima volta una danza flokloristica su un palco teatrale nel 1958, e si esibisce molte volte anche in televisione, per diffondere questa forma di cultura.

Nacque nel 1929 ad Alessandria, in Egitto, in una famiglia ricca e borghese di origini italo-greche. La madre era pianista.

La madre la manda a studiare balletto per riabilitarla, poiché era stata colpita da poliomielite all’età di soli 2 anni. Sarà la sua stessa madre a farle da impresario.

Il suo debutto come danzatrice è al famoso Casino Opera, gestito da Badya Masabni, accanto a Samia Gamal e Tahiya Karioka.

Danza per re Farouk, in uno spettacolo in cui si esibisce con Samia Gamal e addirittura con Umm Kulthum

Compare soprattutto come attrice, ma anche come danzatrice in ben 17 film.

Nel 1948, divenne la prima ballerina del Royal Opera House al Cairo (Dar Al Opera) e viene nominata dal Ministero della Cultura come garante della tradizione egiziana nell’ambito dello studio della danza classica nel 1959-60, per l’Accademia nazionale egiziana di balletto, sotto la direzione di Alexei Yukov del Bolshoi, con cui Nelly collabora attivamente per anni.

Nel 1961 collabora con la National Folklore Academy in Russia, sotto la direzione di Boris Ramazen, che diviene suo allievo per imparare i movimenti tradizionali egiziani ed insegnarli ai suoi allievi ballerini russi. Nelly interrompe però la collaborazione perché si rende conto che lo stile viene completamente snaturato e deviato verso il balletto.

Nel 1964, si trasferisce in Grecia, dove insegnerà danza moderna e balletto e ovviamente danza orientale con un suo taglio personale, in seguito a cambiamenti politici in Egitto ed al fatto che molti danzatori della sua compagnia se ne vannno e trovano impiego presso la Ferqat el Kawmiya. . Muore nel 2003, in Grecia, e fino alla fine insegna danza orientale e una sua tecnica personale, che ha chiamato “Vivicorporeal Psychosomatic Alignment Technique”.

Interessante da notare, in Grecia Nelly ha continuato ad esplorare e diffondere Raqs Hawanem (danza delle signore eleganti) e danza faraonica, Danza espressiva (Raqs al Ta’biry).

Dice nel suo libro “Orientale Dance Technique”:

“La donna è la dea eterna. Questa realizzazione deve diventare parte della nostra cultura. Se l’uomo è il simbolo del potere positivo, la donna rimane per sempre il simbolo della Grande Madre: è l’energia femminile che riceve e si riconcilia, che concepisce e ricrea.
Ma una donna è anche ciò che sceglie di essere quando è pronta ad assumersene la responsabilità. Il tocco femminile deve sempre rimanere nel cuore e nel corpo di una donna, non importa quanto libera, intelligente e intraprendente possa essere. Una donna che rimane vicina allo spirito della sua vera natura e usa questo potere senza esserne abituata, può integrarsi nel mondo di un uomo con meno attrito e più rispetto.
La danza orientale è un catalizzatore per le donne autoprodotte che lavorano duramente e pensano in modo diretto. Hanno bisogno di questo tipo di flessibilità fisica che rilassa i loro sistemi nervosi e mantiene i loro corpi sensibili alle loro singole nature senza permettere loro di diventare fisicamente deboli.

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Shaabi, la musica del popolo egiziano https://danzaemusicaaraba.com/shaabi-la-musica-del-popolo-egiziano-2/ Mon, 04 Jun 2018 13:57:03 +0000 http://danzaemusicaaraba.com/?p=573 Nel cuore dell’Alto Egitto, il Sa’id da Luxor ad Aswan ed i villaggi vicini, vivono le famiglie tribali di artisti musicisti di maggiore talento. I musicisti leader, “el rais” (1) Metqal Qenawi Metqal ed...

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Nel cuore dell’Alto Egitto, il Sa’id da Luxor ad Aswan ed i villaggi vicini, vivono le famiglie tribali di artisti musicisti di maggiore talento. I musicisti leader, “el rais” (1) Metqal Qenawi Metqal ed “el rais” Mohamed Mourad el Metqali (quello di Metqal n.d.t.), sono membri della gloriosa tribù o clan dei “Mataquil”. Esperti nell’arte della rababah (2) e nello “shiir” (3), i Mataquil sono un’antica famiglia legata ad una tribù simile in Siria, che ha le stesse qualità musicali. I Mataquil si sono sposati con famiglie nubiane dell’Alto Egitto, e costituiscono una parte integrante della comunità Fallahi-Sa’idi. Anche gli Zummarin, o bande di mizmar rivendicano di essere parenti alle tribù arabe originarie dell’Hidjjaz, in Arabia. Maestri di mizmar (4) vengono da città come Banajua, Garagos, Sohaj, Quena, Aswan, così come gli eccezionali suonatori di tablah baladi (5). Alcuni di questi maestri di mizmar e di tablah baladi sono “el rais” Hanafi el Benjawi (di Banajua n.d.t.) Abu Heraji, Mohammad Abbas el Sohaji (di Sohaj n.d.t.), Qenawi Badhit Qenawi. Il mondo conosce oggi questi musicisti sotto il nome di Musicisti del Nilo, il gruppo che ha inciso la sua musica e che ha compiuto tour internazionali sotto la direzione del francese Alain Weber, fin dai primi anni ’70. In questi difficili tempi di rapidi cambiamenti durante i quali la musica di qualità è stata rapidamente rovinata, Alain Weber, attraverso il suo lavoro con questi musicisti, è stato in grado di preservare e sostenere l’autenticità e l’eccezionale qualità della musica Sa’idi.

Musica e cultura araba

musica e danza araba

Metal Qenawi Metal, che è diventato famoso negli anni ‘70b anche al Cairo, era molto noto per il suo meraviglioso modo di suonare la rarabah e di cantare. Era un fenomeno inusuale, poiché cantanti Sha’abi di così pura tradizione non divengono solitamente idoli popolari. Si trasferì al Cairo dal Sa’id, ma rimase un membro di punta dei Musicisti del Nilo.

L’identità di ciascuna famiglia di musicisti del Sa’id è legata ad una particolare tribù leggendaria nella storia. Infatti, la comunità di Fellahin dell’Alto Egitto consiste di famiglie che si sono specializzate in particolari attività basate su una eredità ancestrale: sono mandriani, coltivatori, produttori di latticini, fabbri e tessitori di tappeti, e sono comprese anche famiglie che si specializzano nelle arti della musica e della danza. Benché non pienamente accettate dalla società, le famiglie di artisti sono spesso richieste per matrimoni, feste di nascita, circoncisioni e, soprattutto, festival che commemorano santi locali e profeti: i mawalid (6).

Il Moulid (7) è un evento nel quale gli artisti mostrano il loro talento in un’atmosfera sia di festa profana che di alta devozione. Il Moulid è inoltre importante scuola per giovani promesse, maschi e femmine, d per sviluppare le loro abilità e per crescere sotto la guida di maestri musicisti e cantanti all’interno della band. I più importanti Mawalid nel Sa’id sono quelli del santo Abul Hadjaj e il Moyulid el Nabi (8). La funzione degli artisti e dei musicisti nelle feste e celebrazioni Sa’idi non è solo quella di provvedere ad un intrattenimento; essi offrono inoltre consigli e saggezza con le loro poesie e canzoni, che sostiene la morale e i valori spirituali della comunità. Si può dire che la bellezza della loro musica, canzoni e danza solleva gli animi del fallah (9) e offre una tregua ad una vita altrimenti terra terra e dura.

I musicisti dell’Alto Egitto rappresentano una lunga genealogia di professionisti che hanno vissuto con abitudini tribali attraverso molti secoli della storia dell’Egitto. I loro avi devono aver vagato attraverso molte terre ed assorbito altre culture, ma gli odierni musicisti Sa’idi lavorano su una base musicale che si radica nel suolo d’Egitto. Tramandata oralmente in seno alla famiglia, la musica Sa’idi è testimonianza di una tradizione ricca e profonda che va oltre la solita classificazione di musica folkloristica. Consiste di elementi antichi che solo una lunga storia di conservazione può generare.

La struttura della musica Sa’idi è Araba, cosa che è logica conseguenza della storia dell’Alto Egitto, fatta di tribù nomadi e guerriere provenienti dall’Arabia. Come è stato sottolineato nella prima parte dell’articolo, le tribù arabe erano la presenza più influente in una terra che è rimasta isolata lungo la storia dell’Egitto, paese costantemente occupato. Non appare esserci una reale

Tangibile influenza della cultura Cristiano Bizantina o Copta nella musica Sa’idi. Comunque, Sembra altamente probabile, a giudicare dalla storia, che queste influenze siano a lungo state integrate negli antichi aspetti della musica oggi detta “Faraonica”.

Storia cultura musicale araba

Musica e storia araba

Più tardi, gli Arabi portarono un linguaggio, una religione ed una struttura della musica che si fuse con la cultura rurale indigena dei Fallahin dell’Alto Egitto. Insieme con i beduini arabi venne la rababah, lo strumento di punta nella musica e nel canto Sa’idi, che si trova nella sua forma più rudimentale nella colta città preislamica di Hidjaz. Il Nashid (10), il Mawwaal (11), il Shi’ir, narrando di virtù di santi, profeti, guerrieri e della vita in generale, sono alcuni degli aspetti della musica Sa’idi di influenza Arabo beduina.

Oltre alle influenze arabo Beduine, la musica Sa’idi ha qualità arcaiche di terra che appartengono alle culture indigene Fallahin e Nubiana. Anche con queste forti radici, la musica Sa’idi ha un sapore moderno ed insieme senza tempo. E’ possibile che questa qualità sia attribuibile a diversi fattori.

Prima di tutto, i musicisti spesso definiscono certe composizioni o frasi come “Faraoniche”. Gli aspetti faraonici della musica paiono da relazionarsi con il modo in cui la musica viene suonata. Sia i suonatori di rababah che quelli di mizmar hanno un modo insolito di usare i brani tradizionali. Espandono le frasi, con l’uso di modulazioni e sfumature che tendono a dare alla musica un sapore astratto, di un altro mondo. Inoltre, il suonatore di Arghul (12) Mustafa Abdel Aziz spesso usa melodie arabe tradizionali, ma il ronzio del suo antico strumento ed il modo in cui lui combina le frasi musicali eleva le melodie a dimensioni astrette.

Secondariamente, i musicisti del Sa’id hanno abilità unicamente istintive, che paiono incoraggiarli a trasformare ed aggiornare continuamente la loro musica.Creano nuove melodie, frasi e composizioni attingendo non solo al vecchio repertorio Sa’idi, ma anche ad ispirazioni tratte dai loro viaggi e dalle esperienze di vita. Hanno una incrollabile fiducia e sicurezza nella loro conoscenza musicale e nella loro lingua che a loro volta permettono loro di essere più aperti a nuovi sviluppi. In altre parole, essi integrano continuamente nuova musica e la elaborano con successo nella struttura tradizionale. Pertanto si può notare come la musica Sa’idi sia una tradizione vivente e che avanza, insieme progressista e senza tempo.

Di Suraya Hilal © 2002

Note

  1. Rais: significa capo o leader nel senso di musicista conduttore.

  2. Rababah: il violino egiziano fatto con mezza noce di cocco ricoperta di pelle di pesce con un manico lungo e tubolare e due corde di crine di cavallo.

  3. Shi’ir: il poema arabo o la canzone poetica nei racconti epici popolari.

  4. Mizmar: uno strumento a fiato Egiziano, simile ad un oboe.

  5. Tablah Baladi: un ampio strumento a percussione con pelle su due lato che si suonano simultaneamente con la mano ed un piccolo bastone. Rimanda anche al gruppo di suonatori di Tablah Baladi che accompagna i suonatori di mizmar.

  6. Mawali: plurale di Moulid.

  7. Moulid: Festa di piazza egiziana per commemorare santi e profeti.

  8. Moulid el Nabi: la commemorazione della nascita del profeta Maometto.

  9. Fallah: contadino.

  10. Nashid: salmodia araba.

  11. Mawwal: improvvisazione solistica vocale nella musica araba.

  12. Arghoul: uno strumento tipo clarinetto a doppia canna che risale all’antico Egitto.

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Tahiya Karyoka https://danzaemusicaaraba.com/tahiya-karyoka/ Thu, 05 Apr 2018 17:02:54 +0000 http://danzaemusicaaraba.com/?p=282 Tahiya Karyoka Bedaweya Muhammad Karim al Nirani, in arte Tahiya Karyoka, è una figura di grande rilievo nella storia della danza orientale. Tutte le danzatrici la annoverano fra le proprie muse ispiratrici. Troviamo il...

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Tahiya Karyoka

La danzatrice Thaya Karyoka

La ballerina Tahiya Karyoka

Bedaweya Muhammad Karim al Nirani, in arte Tahiya Karyoka, è una figura di grande rilievo nella storia della danza orientale. Tutte le danzatrici la annoverano fra le proprie muse ispiratrici. Troviamo il suo nome trascritto con parecchie varianti: Taheyya, Taheya, Tahya, Tahiya, Tahiyyah, Caryoca, Karioka, Karioca, Karyooka…

Nata probabilmente nel 1919 a Manzala (o fra il 1915 e il 1920: le sue biografie riportano notizie contrastanti, e nel mondo arabo è molto frequente che i dati anagrafici non siano precisi), e si trasferisce con la famiglia a Ismailiya.

Innamorata della danza, e con il grande desiderio di poter ballare, Bedaweya litiga con la famiglia, che ne osteggia il sogno artistico, e si trasferisce al Cairo a casa di una amica di famiglia che gestisce un locale notturno. L’amica non vorrebbe che Bedaweya intraprenda la professione di danzatrice, ma la passione della ragazza supera ogni limite, e viene notata da alcuni impresari. La sua carriera inizia nel 1930, con uno spettacolo al celebre Cabaret Casinò di Badia Masabni, dove incontra il mondo dello spettacolo professionale ed ha l’occasione di migliorare le sue competenze artistiche.

Badia le dà il nome artistico Tahiya Muhammad. Nel contempo, Tahiya prende lezioni di danza classica alla famosa scuola di danza Ivanova, al fine di prepararsi meglio al professionismo.

Nel cabaret di Badia, Tahiya lavora accanto a Samia Gamal e a Naima Akef , e il locale è per lei trampolino di lancio verso il successo. Con Samia Gamal costruisce un rapporto molto stretto, alcuni dicono di grande amicizia e collaborazione, altri dicono di grande e assoluta rivalità.

La giovane oltre a danzare canta e il pubblico ben presto si innamora di lei, per la sua naturale eleganza e fluidità, che sembravano non costarle nessuna fatica. Tahiya Karyoka è anche una persona curiosa, e non si ferma di fronte alle novità, per cui comincia a danzare con la spada e con il candelabro, suscitando ancora di più l’ammirazione dei suoi fans. Vederla ballare sul palco aveva un fascino magnetico.

L’occasione che le ha portato grande successo fu nel 1940, con la rappresentazione di un ballo ispirato alla danza brasiliana chiamato “il Karyoka”, dedicato al film americano “The street of Rio” e a Carmen Miranda, tanto che decise di assumere definitivamente il nome d’arte, appunto, di Karyoka.

Fra gli anni ’30 e ’40 l’industria cinematografica egiziana era fiorentissima e conobbe un’epoca di massimo splendore: sul territorio nazionale erano presenti almeno 150 compagnie di produzione e ciascuna presentava almeno 3 film a stagione. La maggioranza di film prodotti erano commedie musicali, molto apprezzate dal pubblico in cerca di distrazioni e leggerezza causata dalla guerra in corso.

La danzatrice Tahiya Karyoka

La ballerina Tahiya Karyoka

Questa era la situazione ideale per chi, come Tahiya Karyoka, lavorava proprio come danzatrice cinematografica. Nel contempo, Taheya conservò coscienziosamente il suo lavoro al locale di Badia Masabni.

Venne scritturata dapprima come ballerina nei film, e ben presto divenne anche attrice, mostrando così di avere doti di artista completa. Nella vita interpretò oltre 200 film, in una carriera durata 50 anni.

Donna attiva e intelligente, possedeva una vasta libreria, era in grado di parlare fluidamente l’inglese e il francese e di gestire personalmente la sua impresa lavorativa: per organizzare i suoi numerosi impegni cinematografici e teatrali, Tahiya Karyoka creò, con il regista Hessein Fawzy e due attori, un’agenzia di produzione, la Sharkat Al Shabab (compagnia dei giovani), riuscendo a conciliare l’attività imprenditoriale con quella artistica. L’agenzia produsse solo due film, prima di sciogliersi: “Aheb El Ghalat” (Amo lo sbaglio) e “Aheb El Baladi” (Amo il mio paese).

Ebbe persino l’occasione di partecipare ad una produzione di Hollywood, verso la fine degli anni 60, ma la guerra nel 1967 annullò questa occasione e Tahiya ritornò al Cairo. Dopo il suo ritorno cominciò a lavorare in televisione e occasionalmente ricevette anche dure critiche.

Nel 1936 Tahiya danzò alla processione in onore del matrimonio di re Farouk.  Il re aveva soltanto 16 anni ed era appena stato incoronato re, dopo la morte del padre. Tahiya si esibì ballando sulla musica di Umm Kulthoum, la quale era una sua ammiratrice: di lei una volta la grande cantante disse che era “un’ artista in grado di cantare con il corpo”. Re Farouk la apprezzò per tutta la vita e Tahiya, da intellettuale, fu persino messa in carcere dopo la rivoluzione che depose Faruk, come sostenitrice di una controrivoluzione che facesse ritornare in Egitto la monarchia costituzionale, nel 1953.In prigione fece lo sciopero della fame, per far valere le sue idee.

Con la sua volitività Tahiya scioperò in segno di protesta contro una nuova legge che non favoriva gli attori, nel 1987.

La danzatrice Tahiya Karyoka

la ballerina Tahiya Karyoka

Tahiya era molto apprezzata come artista e come donna, e non aveva bisogno di promuovere le sue attività, poiché il suo talento lo faceva per lei. Aveva anche l’ammirazione di Umm Kulthoum e di Abdel Halim Hafidh, ma i religiosi, che invece accettavano le danze di Mahmoud Reda e Farida Fahmy, non apprezzavano le sue doti artistiche di donna forte e seduttiva. Tahiya era nota per i suoi giochi di parole e per i gesti ironici ed ammiccanti nelle performances. La sua danza era sensuale e mostrava appieno la sua forte personalità.

Si è sposata ben 14 volte, in pratica con tutti gli uomini più importanti della sua epoca, ma non riuscì mai ad avere figli pur mantenendo un forte amore verso la famiglia ed un grande attaccamento ai suoi fratelli e nipoti. Inoltre espresse il suo lato materno attraverso la beneficenza nei confronti dei bambini. Due anni prima di morire, adottò una bambina che era stata abbandonata proprio sulla sua porta di casa.

La famosa ballerina muore nel 1999 per un attacco cardiaco, dopo essere diventata molto religiosa e aver lasciato le scene. Alle celebrazioni per il suo funerale intervennero moltissime personalità egiziane. La figlia adottiva alla sua morte venne adottata da Fifi Abdou.

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Suheir Zaki https://danzaemusicaaraba.com/suheir-zaki/ Thu, 05 Apr 2018 16:57:21 +0000 http://danzaemusicaaraba.com/?p=280 Suheir Zaki Nacque nel 1944 a Mansoura nel sud dell’Egitto. Quando aveva nove anni, la sua famiglia si spostò ad Alessandria. Fin dalla più tenera età Suheir Zaki danzava tutto il tempo, cosa molto...

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Suheir Zaki a 22 anni nel film “My love is in Cairo”

Suheir Zaki

Nacque nel 1944 a Mansoura nel sud dell’Egitto. Quando aveva nove anni, la sua famiglia si spostò ad Alessandria.

Fin dalla più tenera età Suheir Zaki danzava tutto il tempo, cosa molto normale in Egitto, in tutte le occasioni di festa, di ritrovo, di aggregazione sociale e di svago. Dice di sé “ho bisogno di danzare quanto gli altri ne hanno di respirare”, una giusta frase che riesce a rendere l’idea della sua necessità di godere la più grande gioia, quella del movimento.

Ad Alessandria la vita notturna era piuttosto attiva e vivace, anche grazie al fatto che la città è un luogo di villeggiatura e di turismo, e ben presto Suheir cominciò a lavorare nei night clubs della città, nonostante il padre non fosse per niente d’accordo. Quando il padre morì, la madre si risposò e il secondo marito sostenne la carriera artistica di Suheir, tanto da diventare il suo manager personale. La famiglia si trasferì al Cairo, dove in breve tempo si guadagnò una buona fama, fino a che cominciò a lavorare in televisione, su coreografie di Ibrahim Akef, che, come sua abitudine, la aiutò a trovare il suo stile unico, che mettesse in risalto le sue doti e le sfaccettature della sua personalità.

Cominciò a lavorare nel cinema, come ballerina ed attrice, ed ebbe subito un grande successo.

la ballerina del sud Egitto Suheir Zaki

la danzatrice egiziana Suheir Zaki

I suoi movimenti sono molto fluidi e rotondi, e danza in modo dolce, innocente ed amorevole, mai volgare o aggressivo. Spesso danza con gli occhi chiusi o lo sguardo basso, completamente coinvolta nel suo mondo e si nota sempre un grande piacere nel movimento, scevro da atteggiamenti ammiccanti o compiacenti, rimanendo coerente con il suo carattere e la sua sincera passione per la danza.

Dotata di una eccezionale musicalità, Suheir Zaki è diventata una  icona della danza in Egitto: la sua immagine si trova praticamente su tutte le musicassette degli anni ’70 e ’80. La sua grandissima sensibilità musicale la rese ancora più famosa, e i suoi fans erano completamente ammaliati dalla sua grazia. La sua danza non aveva bisogno di avvalersi di accessori, come veli o bastoni, rimanendo sempre pura relazione con la musica.

Si avventurò anche ad interpretare con la danza la musica di Umm Kulthoum, cosa che prima aveva fatto solo Tahiya Karioca. Si racconta che Umm Kulthoum fosse infastidita quando udì che qualcuno ballava la sua musica, considerandolo svilente, e chiese a Mohammad Abdel Wahhab di trovare notizie su questa danzatrice. Il musicista rimase affascinato dalla bravura di Suheir e disse quindi ad  Umm Kulthoum che non si doveva preoccupare: “Come tu canti con la tua voce” le disse, “lei canta con il suo corpo”.

Suheir incontrò suo marito su un set: lo zio del marito era un famoso regista, Hassa Al Seifi, che fu per lei molto di aiuto per la sua carriera cinematografica.

La sua carriera la portava a vivere nello stress, fra spettacoli, film ed apparizioni televisive, tanto che ebbe diversi aborti spontanei. Riuscì a portare a termine la gravidanza solo una volta, nel 1986, e grazie al figlio riuscì a calmarsi un po’ professionalmente e a portare avanti ritmi di lavoro più dilatati e meno stressanti.

Con la guerra del Golfo del 1990/91 ci furono problemi economici ed una crescita del fondamentalismo islamico che portarono al fallimento parecchi locali notturni in Egitto. Suheir Zaki scelse di ritirarsi quasi completamente dalla scena, all’apice della sua carriera, come molte dive fece la scelta di lasciare al pubblico il ricordo di lei nel pieno del suo successo.

Nel 2001 Suhair Zaki cominciò ad insegnare a danzatrici internazionali al festival annuale organizzato al Cairo da Raqia Hassan “Ahlan Wa Sahlan”, ma rimane dell’ opinione  che le danzatrici non provenienti dal’ Egitto non riescano ad arrivare al livello delle egiziane, perché non possiedono l’orecchio musicale necessario per riconoscere i diversi ritmi musicali arabi e il senso dell’umorismo tipico e spontaneo nelle persone di quella parte del mondo, né lo spirito vivace necessario e indispensabile per trasmettere e portare avanti una tradizione e una cultura che dura da secoli e che non risiede solo nei passi di danza che si possono fare durante un esibizione o una coreografia. Certo è che moltissime danzatrici cercano di imitarne lo stile, ammaliate dalla sua arte, anche dopo così tanti anni dal suo ritiro dalle scene teatrali.

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Samia Gamal https://danzaemusicaaraba.com/samia-gamal/ Thu, 05 Apr 2018 16:53:50 +0000 http://danzaemusicaaraba.com/?p=278 Samia Gamal Samia Gamal, il cui vero nome era Zaynab Ibrahim Mahfuz, nasce a Wana, nel 1924. In tenera età si trasferisce al Cairo, nelle vicinanze del famoso Bazar Khan el-Khalili. A soli 8...

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Samia Gamal

La danzatrice egiziana Samia Gamal in due pose

la ballerina Samia Gamal

Samia Gamal, il cui vero nome era Zaynab Ibrahim Mahfuz, nasce a Wana, nel 1924.

In tenera età si trasferisce al Cairo, nelle vicinanze del famoso Bazar Khan el-Khalili.

A soli 8 anni rimane orfana di  madre, e a 14 abbandona la casa paterna per  trasferirsi dalla sorella maggiore.

Si racconta che alla sua prima esibizione in pubblico Samia fosse tanto nervosa da dimenticare la coreografia. Il pubblico incomincia a fischiarla e lei abbandona il palco. Il coreografo la costringe a ritornare in scena e lei si toglie le scarpe ed incomincia a danzare improvvisando, riscuotendo a questo punto grande successo. Da notare che le danzatrici dei Cabaret ballavano sempre con le scarpe (di fattura occidentale) per ribadire di… avere il denaro sufficiente per potersele permettere, e danzare a piedi nudi era considerato poco elegante. Samia però piacque tanto che il pubblico stesso la soprannominò “la danzatrice dai piedi scalzi”.

La famosa Badia Masabni la ingaggia per esibirsi nel suo locale, e le dà il nome d’arte con cui diventerà famosa: Samia Gamal. Si esibisce dapprima una volta alla settimana: è l’inizio di una grande carriera. Inizia a studiare danza con Badia stessa, e con un maestro di danza classica e moderna, condividendo gli allenamenti ed il palcoscenico con l’altra grande star di quel momento, Tahiya Karyoka, collega di palcoscenico al Cabaret di Madame Badia. Il training le permette in breve di sistematizzare le sue capacità coreutiche innate. L’attaccamento al locale di Badia e la riconoscenza di Samia verso la sua musa ispiratrice fecero si’ che Samia non si esibisse in altri locali in Egitto, ma soltanto al Cabaret di Badia Masabni e in importanti feste private.

In breve divenne una stimata solista.

La sua personalità sul palco è molto frizzante ed energetica, un inno alla gioia di vivere e alla leggerezza.

Persino, a dispetto della sua prima apparizione pubblica, Samia introduce l’uso di scarpe con il tacco alto per ballare. Il suo stile ha ispirato una enorme quantità di danzatrici, portando la danza orientale persino ad Hollywood e da lì nelle scuole di danza d’Europa.

Un incontro fondamentale nella vita artistica e personale di Samia è quello con il cantante e musicista Farid el Atrache, che suona l’Oud nell’orchestra dello stesso locale. E’ un travagliato colpo di fulmine. Farid è un musicista di successo, enormemente addolorato per la prematura perdita della sorella, la cantante Asmahan, morta in un incidente in circostanze piuttosto misteriose. Colmare il vuoto lasciato in lui dalla perdita della sorella era impossibile, ma Farid trovò conforto nella relazione, mai sfociata in matrimonio, con Samia Gamal. Si dice che lui non volesse o non potesse sposarsi con lei poiché egli proveniva da una famiglia drusa libanese e per tradizione avrebbe potuto sposare soltanto una donna drusa, e non certamente una danzatrice! Ma la relazione proseguì e Samia lo motivò a buttarsi a capofitto nel cinema. Nel 1947 la coppia si esibisce in “Habib el Omr” (L’amore della mia vita), il primo di una lista di 5 film di enorme successo. Si possono paragonare alla coppia Hollywoodiana Fred Astaire e Ginger Rogers!

la danzatrice della golden era Samia Gamal in una fotografia con dedica

la ballerina Samia Gamal

E’ del 1949 “Afritah Hanem” (La principessa diavoletto), una delle sue interpretazioni più famose, accanto alla bambina prodigio della danza egiziana dell’epoca, Fairouz Arteen Kalevan, soprannominata, proprio in onore del film, Feirouz Hanem.

Nel 1949 il re Faruk proclama Samia la danzatrice rappresentante nazionale dell’Egitto.

Dopo 5 film la coppia si divise, e Samia, perseguitata dalla stampa, si trasferì all’estero, nel 1950, dove comunque continua ad avere successo come artista. Si esibisce a New York, nel famoso nightclub The Latin Quarter ed in tutta Europa, portando per la prima volta la danza orientale all’estero in forma professionalmente valida. Gira vari film fra cui “Ali Baba ed i quaranta ladroni” con Fernandel e “La vallata dei re” con Robert Taylor.

Samia sposa il ricchissimo texano Sheppard King III, che per lei si converte alla religione islamica e la convince a trasferirsi in America. Grazie a questo, Samia entra a pieno diritto nel jet set americano, ma il matrimonio non dura a lungo.

L’esperienza americana segna la sua visione della danza, che diviene più teatrale, e Samia gettò le basi della forma di danza orientale che conosciamo oggi, e che infatti utilizza forme e dinamiche prese evidentemente dal balletto classico.

Dopo il divorzio, Samia ritorna al Cairo, dove riprende a lavorare con Farid el Atrache.

Nel 1958 sposa l’attore egiziano Rushdi Abaza, con cui interpreta parecchi film. Rushdi era stato il marito di Tahiya Karyoka. Da quest’unione, che durerà diciassette anni, nasce una figlia, Quismet. Nel 1972 si ritira dalle scene, per ritornare ad esibirsi nei primi anni ’80, ritorna alle scene per un anno o due con Samir Sabri.

Fino alla sua morte, sopraggiunta nel 1994, fece una vita molto ritirata, rifiutando tutti gli inviti ad insegnare all’estero: si sente artista ed interprete, non maestra. La sua eredità al mondo dell’arte sono gli 84 film di cui è protagonista.

Samia Gamal è stata la prima danzatrice con una preparazione coreutica completa, e con una visione teatrale della coreografia. Ha contribuito in maniera determinante alla formazione di ciò che la danza orientale è oggi, elevandola a livello professionale e migliorandone l’immagine sociale. Le danzatrici a seguire ne copiarono lo stile, e pare ormai una cosa normale che nella danza orientale ci siano arabesques e giri rapidi, come nel balletto classico, ma prima che questa pioniera li sperimentasse nella sua danza nessuno li aveva mai introdotti!

Samia Gamal dietro le quinte

Samia Gamal dietro le quinte

Samia creò uno stile molto personale, incorporando la tecnica della danza classica e soprattutto, cosa molto particolare, di danza latino americana, nella danza orientale, tratto molto caratteristico suo. Grazie al suo training fisico molto completo, Samia aveva una capacità di coordinazione e di precisione perfetta sui suoi movimenti, mantenendo grazia ed eleganza anche durante i momenti di maggiore focosità.

Tipico del suo stile è l’uso molto particolare dei movimenti delle braccia, intricati ed eleganti, e l’introduzione del velo nella danza. Si narra che la sua insegnante di balletto le diede un pezzo di stoffa da tenere in mano durante la danza per farle imparare ad usare le braccia in modo più fluido e Samia trovò la cosa tanto interessante che decise di incorporarla nelle sue performances. Samia usava il velo con una grazia incredibile, ed è un esempio di eccellenza nell’uso di questo accessorio, che piacque molto al pubblico, e perciò Samia continuò ad utilizzarlo. Il velo le dava maggiore sicurezza, e la aiutava a prendere confidenza con i movimenti fluidi delle braccia, e quindi decise di utilizzarlo spesso durante l’introduzione della sua performance: ormai entrare con un velo in mano è diventato un classico della danza orientale, e la storia deve a Samia Gamal questa creazione. Il suo modo di usare il velo dava l’impressione che si trattasse di una estensione del suo corpo, non di un accessorio esterno che venisse buttato qui e là per riempire lo spazio con acrobazie sceniche.

Una piccola curiosità: nel film francese Ali Baba e i 40 ladroni Samia indossò un gioiello per coprire l’ombelico: nessuna danzatrice prima di lei lo aveva fatto.

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Raqia Hassan https://danzaemusicaaraba.com/raqia-hassan/ Thu, 05 Apr 2018 16:51:17 +0000 http://danzaemusicaaraba.com/?p=276 Raqia Hassan Raquia è una coreografa e insegnante di fama internazionale. Si è formata alla scuola di Mahmoud Reda e ha danzato nella sua compagnia, la Reda Troupe per anni, anche come solista. Profonda...

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Raqia Hassan

la danzatrice Raqia Hassan

la ballerina Raqia Hassan

Raquia è una coreografa e insegnante di fama internazionale. Si è formata alla scuola di Mahmoud Reda e ha danzato nella sua compagnia, la Reda Troupe per anni, anche come solista. Profonda conoscitrice della danza folkloristica egiziana, base del suo inconfondibile stile, è considerata una delle più importanti sviluppatrici della tecnica della danza egiziana e della rappresentazione scenica. Raqia Hassan ha insegnato a molte delle più famose danzatrici egiziane nel suo piccolo studio-abitazione a Il Cairo e viene contattata da un sempre crescente numero di danzatrici provenienti da tutto il mondo. E’ molto popolare sia in Europa che negli USA .

È una danzatrice e un’ artista che lavora molto su di sé, in costante evoluzione artistica, ed è abituata a collaborare con grandi coreografi e musicisti. Nonostante sia così famosa e riconosciuta, tratta comunque i suoi studenti con il massimo affetto e rispetto,  in qualsiasi circostanza. La sua padronanza della lingua inglese e la sua bravura nel descrivere i movimenti della danza la rendono l’insegnante ideale per il ballerino straniero che vuole approfondire questa danza, da qualsiasi parte del mondo provenga: troverà subito una connessione con lei, che è abituata a lavorare con artisti di tutto il mondo. Il suo amore per questa danza diventa palpabile quando si ha la fortuna di guardarla ballare.

la danzatrice Raqia Hassan

la ballerina Raqia Hassan su una locandina

La sua padronanza dei movimenti della danza le consente di seguire la musica in tutte le sue sfumature con estrema spontaneità ma anche in maniera molto personale, riuscendo a  caratterizzare ogni sua performance sempre in modo diverso e affascinante, indimenticabile per chi studia con lei ma anche per chi, semplicemente la vede ballare in sporadiche apparizioni.

In ogni occasione di danza trova il modo di mettere se stessa e le sue abilità a disposizione di allievi e studenti, in modo che i suoi stage e workshop siano aperti e fonte di confronto e di studio. Si tratta di una ballerina e di un’ insegnante che sa calibrare nella giusta misura l’intensità del sentimento che la danza orientale richiede, in modo che sia possibile coglierla senza sforzo, tanto da rendere le sue esibizioni  estremamente dirette e fruibili.

Il suo temperamento la aiuta nell’insegnamento e il suo background di danza conferma il riconoscimento di cui gode.

Diventata membro della Reda national Folklore troup del Cairo a soli sedici anni, Raquia Hassan ha continuato ad allenarsi e a studiare con  Mahmoud Reda stesso. e solo successivamente a assunto il ruolo di insegnante per i nuovi ballerini della compagnia. Il primo amore di Raqia fu per la danza orientale, ma non avendo la possibilità di perseguirlo si unì alla compagnia di folklore:  pur di ballare avrebbe fatto di tutto , e questa scelta professionale le permise di allenare ballerini per oltre venti anni.

Incontrò Azza Sharif nel 1984, durante una sua esibizione a teatro che le chiese subito di diventare sua insegnante ed ebbe il pregio di vedere in lei, oltre che una ballerina, una maestra.

Quando lasciò la compagnia Reda si rese conto che la sua strada era un’altra, tanto da non insegnare più coreografie di folklore. Riesce ad aiutare ogni ballerino a sviluppare uno proprio stile, perché riesce a vedere le caratteristi predominanti in ogni danzatore. Insegnò a innumerevoli altre importanti ballerine e danzatrici egiziane Fifi Abdou Nelly FouadMona SaidDina, Aida Nour,  Shar Hamdi ma anche ballerine emergenti e più recenti come Nani e Hendaiya.

Raqia crea il famosissimo festival del Cairo, dedicato interamente alla danza del ventre, Ahlan wa Sahlan.

E’ riuscita a lasciare un’ impronta indelebile  nella danza orientale così come la si può trovare oggi sui palchi del Cairo. Ci sono dei movimenti che lei è riuscita ad abbellire introducendoli in quello che adesso è considerato lo stile egiziano moderno, movimenti facilmente riconoscibili come ad esempio i movimenti delle anche di Mona Said o anche i grandi cerchi fatti da Dina, chiave dell’influsso stilistico che Raqia è riuscita a trasmettere e a far giungere fino al tempo più recente.

Ha un amore infinito per la danza e per la sua capacità di cambiare, di evolvere, la paragona spesso alla moda e ne  interpreta il cambiamento ogni volta che ne ha la possibilità mettendosi alla prova prima di tutto come studiosa e non come grande ballerina, riuscendo a rinnovarsi ogni volta e rimettendosi alla prova. La sua interpretazione è potente e coerente con l’espressione del viso, è fortemente convinta che la sensazione venga prima della musica e vede l’amore per la danza anche se è nutrito da altre persone straniere giunte in Egitto solo per la danza.

Distingue i periodi storici della danza egiziana in un “prima che fosse conosciuta”  e “un dopo che è stata conosciuta” nel mondo e nota quanto gli stranieri oggi conoscano questo ballo e ne sappiano cogliere le sfumature con attenzione.

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Naima Akif https://danzaemusicaaraba.com/naima-akif/ Thu, 05 Apr 2018 16:37:14 +0000 http://danzaemusicaaraba.com/?p=270 Naima Akif Nata a Tanta, nel Delta del Nilo, nel 1929, Naima Akif ha iniziato giovanissima la sua carriera: a soli 4 anni, già si esibiva con il Circo Akef, di proprietà della sua...

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Naima Akif

la danzatrice Naima Akif in un film in bianco e nero

la ballerina Naima Akif

Nata a Tanta, nel Delta del Nilo, nel 1929, Naima Akif ha iniziato giovanissima la sua carriera: a soli 4 anni, già si esibiva con il Circo Akef, di proprietà della sua stessa famiglia. Nel circo, Naima si è impratichita in tutti i tipi di acrobazia circense, diventando una delle attrazioni fondamentali. La sua famiglia viveva nella zona di Bab el Khalqal Cairo, ma viaggiava di continuo per lavoro.

Quando Naima aveva solo 14 anni, il circo fallì e i suoi genitori divorziarono, ma il nonno della giovane artista aveva molti contatti con il mondo dello spettacolo del Cairo e la sua carriera proseguì nei locali del Cairo, sempre con spettacoli di acrobazie e clown.

Durante questi spettacoli, Naima ebbe la grande fortuna di capitare nel noto locale di Badia Masabni, ed ebbe un enorme successo come danzatrice e cantante, suscitando la simpatia della direttrice del locale e le invidie delle colleghe, che le assalirono in una rissa e venne licenziata.

Cominciò quindi a lavorare in parecchi locali, e al Kit Kat club venne presentata al regista Abbas Kemal, il cui fratello, anche lui regista, Hussein Fawzy la volle come protagonista di un suo film musicale. Andò in scena così “Al-Eïch wal malh” (pane e sale), con Naima come protagonista femminile e il nipote del grande cantante e compositore Mohammed Abdel Wahab, Saad Abdel Wahab come protagonista maschile. Era il 1949. Il film ebbe un grande successo, e fu il primo di una lunghissima serie: il regista girò con Naima ben 15 film, e divenne anche suo marito.

Da qui, la scalata al successo. Naima divenne una star del cinema.

Filmografia:

la ballerina Naima Akif

la diva Naima Akif

– 1949: Al-Eïch wal malh (pane e sale) di Hussein Fawzi

– 1949: Lahalibo di Hussein Fawzi

– 1949: Baladi Wa Khafa di Hussein Fawzi

– 1950: Furigat di Hussein Fawzi

– 1950: Baba Areess di Hussein Fawzi

– 1951: Fataat Al Sirk di Hussein Fawzi

– 1952: Ya Halawaat Al Hubb di Hussein Fawzi

– 1954: Arbah Banat Wa Zabi di Hussein Fawzi

– 1954: Aziza Hussein di Hussein Fawzi

– 1955: Bahr El Gharam (Un mare d’amore) di Hussein Fawzi

– 1957: Ya tamr Henna (O fiore dell’henné) di Hussein Fawzi (probabilmente la sua migliore interpretazione, di certo quella che l’ha resa più famosa al grande pubblico)

– 1958: Ahibbak Ya Hassan (Ti amo, Hassan) di Hussein Fawzi

– 1957: Inta habibi (Sei il mio amore)

– 1958: Bab el hadid (La porta di ferro, Stazione centrale del Cairo)

– 1960: Kholkhal Habibi (La cavigliera del mio amomre) di Hassan Reda

– 1963: El Hakiba El Sawda (La valigia nera) di Hassan El Seifi

– 1963: Amir El Dahaa (Il principe dello stratagemma) di Henri Barakat

– 1967: El khouroug min el gouana con Farid Al Atrache

– El aris el thani (Il secondo marito) con Nagwa Fouad

Insieme con Samia GamalTahiya Karyoka, Naima Akef è stata una delle grandi stelle della danza orientale.

Il suo stile era molto elegante e fluido, e ben sottolineava la sua grazia naturale, sostenuta dal continuo e regolare lavoro corporeo. Divenne forse la più famosa attrice del cinema egiziano. Fondò uno dei primi gruppi folkloristici professionali nel paese, Ya Lail Ayn.

Nel 1957 ha vinto un premio in un concorso del folklore al Festival della Gioventù di Mosca.

Nel 1964 si ritirò dalle scene per dedicarsi alla famiglia, e al figlio, nato dal suo secondo matrimonio con il contabile Salah Abdel Aleem. Ma la vita familiare per Naima Akef durò poco: morì infatti di cancro a soli 36 anni, nel 1966.

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Mona Saa’id https://danzaemusicaaraba.com/mona-saaid/ Thu, 05 Apr 2018 16:33:10 +0000 http://danzaemusicaaraba.com/?p=266 Mona Saa’id Mona Ibrahim Wafa, in arte Mona, è stata una meravigliosa danzatrice, la quale, per qualche ragione, non riuscì mai a raggiungere l’olipmo delle danzatrici più famose, rimanendo sempre un po’ in secondo...

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Mona Saa’id

la danzatrice Mona

Mona

Mona Ibrahim Wafa, in arte Mona, è stata una meravigliosa danzatrice, la quale, per qualche ragione, non riuscì mai a raggiungere l’olipmo delle danzatrici più famose, rimanendo sempre un po’ in secondo piano. Ciononostante, il suo valore artistico è ben riconosciuto.

Ha cominciato a ballare a 13 anni, e nel 1970 si è trasferita in Libano, per poter danzare nonostante suo padre fosse assolutamente contrario. Rimase in Libano fino al 1975, sfruttando a pieno l’epoca d’oro dei locali notturni di Beirut.

Nel 1975 ritornò in Egitto come danzatrice riconosciuta, star delle serate dei grandi alberghi. Prese parte anche ad alcuni film.

Tahiya Karyoka la soprannominò “la principessa del Raqs Sharqi”, e la stampa egiziana la chiamava “Samraa El Nile” (La scura del Nilo).

Si è esibita ed ha insegnato parecchio in Europa, soprattutto a Londra, e in America, in particolare in Brasile, dove è molto apprezzata.

la ballerina Mona sulla locandina di uno spettacolo di bellydance

Mona

Mona vive e insegnan a Hurghada. La sua tecnica è molto definita i suoi movimenti piccoli e minuziosi, non ama le esagerazioni, e la sua danza risulta molto elegante e naturale. Il suo stile è del tutto personale, non segue influenze di altre ballerine. Mona apprezza la danza “di cuore” non il tecnicismo delle coreografie, e quando si esibisce sceglie di assecondare le proprie emozioni, lasciandosi trasportare nella creazione di movimenti. Nei suoi spettacoli ha sempre scelto di collaborare con i migliori musicisti, dando alla musica un ruolo fondamentale nella danza, e credendo profondamente nel legame inscindibile fra danza e musica.
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Gli accessori nella danza orientale https://danzaemusicaaraba.com/gli-accessori-nella-danza-orientale/ Thu, 29 Mar 2018 16:03:40 +0000 http://danzaemusicaaraba.com/?p=234 ACCESSORI NELLA DANZA ORIENTALE La danza orientale si avvale di parecchi accessori che la rendono più varia ed interessante, permettendo di esplorare maggiori variazioni espressive. Il velo, Il doppio velo, Le ali di Iside, I cimbali, La...

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ACCESSORI NELLA DANZA ORIENTALE

La danza orientale si avvale di parecchi accessori che la rendono più varia ed interessante, permettendo di esplorare maggiori variazioni espressive.

Il velo, Il doppio velo, Le ali di Iside, I cimbali, La melaya leff, Il bastone, La spada, I fan veils, Il candelabro – shamaidan

Fan veils

fan veils multicolore

fan veils colorati

Questi ventagli di stoffa sono una versione più complessa del ventaglio tradizionale cinese Mulan.

I fan veils, creati in Cina all’inizio del ‘900, sono stati introdotti abbastanza di recente nelle danze cinesi, dopo gli anni ’70. In particolare, si usano nelle danze acrobatiche e nelle danze moderne.

Di grandissimo effetto scenico, stanno velocemente diventando sempre più popolari fra le danzatrici del ventre, diciamo, più creative. A partire dal 2003 qualche intraprendente danzatrice orientale americana (soprattutto chi era già coinvolta nella tribal fusion) cominciò a sperimentare l’uso dei fan veils nella danza, proprio in seguito ad una diffusione di spettacoli di danze cinesi negli Stati Uniti.Si tratta di ventagli la cui stoffa è lunga anche oltre un metro e venti, sono sempre di seta per poter volare agevolmente, e spesso sono di colore sfumato. Nel muoversi producono una scia colorata molto suggestiva. Il loro movimento ricorda quello di una fiamma.

Se sono chiusi, si possono usare come se fossero dei lunghi nastri.

Esistono in due misure, delle quali la più grande è di difficile utilizzo ma di grande effetto.

Qualche danzatrice li fissa al pollice con un pezzo di velcro per evitare che cadano, ma lo stratagemma limita la libertà d’uso dello strumento.

Nel movimento, la seta deve avere il tempo di svolazzare, quindi il gesto va calibrato in maniera adeguata.

I fan veils di buona qualità si adattano ad ogni mano: non sono infatti identici fra loro, ma speculari, in maniera da poter essere impugnati e manipolati al meglio con le due mani. I fan veils di qualità mediocre sono comodi da usare solo con la mano destra. Per la sinistra… ci si deve adattare!

Un piccolo suggerimento: per riporre i fan veils è meglio arrotolare il tessuto intorno ai bastoncini, e assolutamente proteggere il tutto dall’umidità. Se la seta si bagna, infatti, si stacca dal supporto di legno e lo strumento si danneggia con grande facilità.

Melaya Leff

Melaya Leff

una ballerina con Melaya Leff

La melaya è un lungo scialle nero tradizionalmente indossato dalle donne egiziane per uscire di casa. Oggi è difficile vederlo in uso per la strada, ma sopravvive in teatro.

L’uso più coreografico della Melaya si chiama Melaya Leff (leff= avvolgere): la melaya viene legata sui fianchi, sottolineandone il movimento.

Nella danza, si associa con la città di Alessandria, ed infatti viene chiamata Melaya Iskandarani, Melaya Alessandrina, non perché sia di tradizione locale, ma grazie alla creatività del famosissimo coreografo egiziano Mahmoud Reda (spesso le danze cosiddette tradizionali dell’Egitto sono in realtà creazioni artistiche di un coreografo, finalizzate alla scena, come la danza Khaliji o quella di Port Said). La danza è molto giocosa e seduttiva, e questo si deve al carattere molto europeo della città di Alessandria, ma rimane sempre contenuta entro i limiti della buona creanza.

La Melaya deve essere abbastanza grande da arrivare a terra mentre viene indossata sul capo. Un lembo della Melaya viene fissato sotto l’ascella destra, coprendo il petto, e lo scialle viene drappeggiato sotto l’ascella sinistra, lasciando il braccio sinistro scoperto, fatto passare sopra le spalle, lasciando il lembo destro libero, a coprire il braccio destro. La mano sinistra trattiene l’estremità della melaya per contornare il viso e la mano destra muove l’estremità libera dello scialle. Il lato destro della melaya viene spesso attorcigliato intorno all’avambraccio durante la danza. La danzatrice può utilizzare la melaya come uno scialle o un velo e farlo volteggiare in aria, ma soprattutto viene usata intorno al corpo ed alle braccia. Il concetto è quello di giocare con questo capo di abbigliamento, giungendo fino a legarselo ai fianchi.

Tradizionalmente il tessuto della melaya è piuttosto spesso, di crepe di cotone, il lato corto misura 140-150 cm, e la lughezza è di circa 3 metri. Può essere bordato con una passamaneria fatta all’uncinetto o con paillettes.

Il vestito che si usa è normalmente corto, al ginocchio, rifinito con balza o ruches, e presenta uno spacco laterale, o comunque è più corto da un lato. Può avere maniche a sbuffo o a campana. La versione usata per la danza ha normalmente scollo a V, spalle strette e decorazioni dorate qui e là. La danzatrice porta sabot o zoccoli con il tacco, che magari può togliere durante la danza, i capelli sono coperti da un foulard triangolare legato sulla sommità del capo, decorato con grandi pompon o con fiori. A volte viene coperto il viso con un velo sotto gli occhi (burqah), di pizzo fatto all’uncinetto, decorato con paillettes. Si usa spesso indossare una cavigliera di perline e monetine dal lato in cui il vestito è sollevato.

Anche il costume è stato creato dalla Reda Troupe, forse grazie alla fantasia di Farida Fahmy: nessuno tradizionalmente indosserebbe un burqah da viso… trasparente! Il Velo da viso tradizionalmente è piuttosto spesso e decorato con monetine e pezzi di argento. Anche il vestito con lo spacco laterale è spesso troppo corto per essere usato nella vita quotidiana.

La versione folcloristica teatrale ha una gonna a ruota molto ampia, di eguale lunghezza sui due lati.

Il costume maschile è fatto da pantaloni larghi e comodi, un gilet e un cappello che si chiama “Yanke”, per proteggersi dal sole.

Le ali di Iside

le ali di Iside in uso

uso delle ali di Iside

Le ali di Iside sono un accessorio molto scenografico, che è stato introdotto molto di recente nel repertorio della danza orientale, e reso famoso soprattutto dalla compagnia Bellydance Superstars.

Sono di stoffa leggera pieghettata, a forma di ali, attaccate al collo della danzatrice. Le mani reggono una bacchetta attaccata all’estremità dell’ala, e nel movimento le braccia sembrano enormemente più lunghe del normale. L’effetto scenico che ne nasce è davvero sorprendente!

Le ali venivano usate originariamente per le parate caraibiche di carnevale e per le feste in costume a Las Vegas. La loro forma si adattava bene a rappresentare la dea Iside, ritratta nelle pitture egiziane con grandi ali di uccello. Si trovano nella storia della danza in America già a fine ‘800, in particolare nelle ricerche coreutiche di Loie Fuller (“la danza serpentina” era proprio uno studio di colori e forme creati con luci colorate proiettate sulla danzatrice che muoveva un telo molto simile alle Ali di Iside)

La fantasia e la creatività di danzatrici e costumisti sta producendo varianti molto scenografiche delle ali: dimesioni diverse, decorazioni con piume e paillettes, due strati di diverso colore e materiale…

Poi balls e poi veils

Poi indica un oggetto appeso ad una cordicella, che viene fatto roteare intorno al corpo del danzatore. L’origine di questa pratica è dei Maori della Nuova Zelanda, ma si sta diffondendo in tutto il mondo.

Il poi dà molte possibilità coreografiche, e soprattutto è di una grande bellezza. Si possono far roteare palle infuocate, palline con un certo peso (di tessuto, piene di semi, riso, sabbia o fagioli), ma la cosa più poetica de vedere sono senza dubbio i poi veils. Esistono di diverse dimensioni, e se ne possono usare due o uno solo.

La prima ad introdurre i poi veils nella Danza Orientale è stata Dana Beaufait, che li ha chiamati “voi”, ma a renderli famosi sono state le Bellydance Superstars.

Il poi veil singolo è normalmente molto grande, fatto di seta colorata, e disegna nell’aria incredibili immagini. A volte viene applicato un pesino all’estremità della corda dei poi veils per renderli più consistenti e di forse più facile utilizzo.

Il poi veil può avere la dimensione di un normale velo da danza del ventre, e può essere usato in maniera ibrida fra le due tecniche, come  poi o lasciando penzolare il cordino ed utilizzando il tessuto come un velo.

Il più diffuso poi veil è un piccolo semicerchio, poiché la forma circolare disegna nello spaziolinee molto morbide ed eleganti.

Il Velo nella Danza Orientale

il velo per la danza orientale

il velo nella danza

In diverse culture della tradizione gitana sono presenti danze che prevedono l’uso di scialli (lo troviamo anche nel Flamenco), in Nord Africa in varie zone si balla facendo volteggiare dei foulard o dei fazzoletti (come nella danza dei berberi della Kabilia o nella danza di corte di Algeri), ma il velo in se stesso pare sia entrato in uso nella danza orientale piuttosto di recente.

Come sempre in questo campo avere certezze storiche è assolutamente impossibile, ma si possono fare supposizioni.

E’ certo che l’uso del velo nella danza orientale si sia diffuso e sviluppato nel novecento, sia in America che in Egitto.

L’uso del velo è di origine americana. Quando nei primi anni del novecento la danza orientale si diffuse in America come spettacolo d’intrattenimento, molte danzatrici del mondo circense e del teatro di avanspettacolo si dedicarono a questa arte creandone una propria versione: nessuno all’epoca aveva facile accesso ad insegnanti arabi, la possibilità di viaggiare era molto remota, e fino agli anni ’70 in America ci si dedicava alla danza del mondo arabo in maniera, diciamo, un po’ fantasiosa. Il risultato fu che moltissime ballerine non avevano un grande repertorio di movimenti orientali, e il velo fu un’ottima soluzione per coprire la lunghezza di un intera performance, che fra l’altro ben si incontrava con la fantasia orientalista della danza dei sette veli e delle donne velate dell’Harem. Hollywood fece il resto, inserendo l’uso dei veli nelle parti danzate dei film di argomento biblico nei film degli anni ’50 e ’60. Famosissima la versione di Rita Hayworth.

Il mito di Salomé e della danza dei sette veli ha solleticato la fantasia di artisti e gente comune in occidente (clicca qui per leggere il nostro articolo su Salomé e la danza dei sette veli)

In America c’erano danzatrici di Modern Dance affascinate dal velo e dai tessuti che ne sperimentarono le mille possibilità: Loie Fuller fu sicuramente la più famosa, con la sua “danza serpentina”. (Clicca qui per saperne di più)

Nelle miniature persiane e turche spesso si notano figure femminili con veli drappeggiati intorno agli avambracci, ma di un velo vero e proprio non si ha testimonianza nella storia del costume.

In Egitto le danzatrici cominciarono ad usare il velo come oggetto di scena probabilmente su suggerimento delle ballerine classiche russe, che lo sfruttarono come un sistema ottimo per entrare sul palco senza apparire impacciate e poco eleganti.

Le danzatrici arabe dicono che l’entrata con il velo fu introdotta dalla maestra russa Anna Ivanovna, che re Faruk aveva invitato in Egitto come insegnante di balletto per le sue figlie. Anna prese l’idea del velo dalle danza caucasiche e la insegnò a Samia Gamal.

In particolare c’è da fare una distinzione fra il repertorio americano e quello egiziano nell’uso del velo. Nella versione araba la danzatrice entra con il velo in mano, lo fa volteggiare per disegnare lo spazio scenico, ma solo nella versione americana il velo viene drappeggiato addosso al corpo e poi tolto in maniera coreografica, giocandoci anche parecchio: questo modo di usare il velo sarebbe considerato dagli arabi come uno spogliarello! Gli americani hanno poi creato il doppio velo, le ali di Iside, i fan veils e mille altri effetti che rendono attiva l’attenzione del pubblico.

L’uso del velo nella danza orientale

Danza Medio Orientale con il velo

Danza del ventre con il velo

Comunque sia andata storicamente, il velo è oggi parte integrante del repertorio della danza orientale. Il suo uso può essere anche semplificato, e si adatta quindi persino a chi è una neofita della danza.

Il velo solitamente è di mussola o di chiffon, comunque di un tessuto sottile e trasparente, spesso lucido, e sempre di colori che si abbinino con il costume. Può essere rettangolare oppure semicircolare.

Per danzare occorre che, quando chi lo deve usare apre le braccia lateralmente, il velo non tocchi terra, ma arrivi comunque in prossimità del suolo. Il rettangolo non deve comunque avere il lato corto maggiore di un metro, perché altrimenti volerà male.

Essenzialmente, danzare con il velo significa giocare con questo accessorio, disegnando forme volanti nello spazio, e decorando il movimento del corpo. Spesso, chi non sa danzare, tende a stare fermo e muovere il velo soltanto… ma di certo il velo non deve distogliere l’attenzione dalla danza, anzi, al contrario deve focalizzarla sui movimenti, sottolineandoli.

Ventagli di piume

Grandi ventagli di piume di marabù o di struzzo o anche sintetiche sono accessori usati nel burlesque che provengono dal mondo dell’avanspettacolo. Stanno cominciando ad entrare nel mondo della danza orientale, soprattutto dopo che Bozenka li ha usati, per decorare la danzatrice e renderla più accattivante. Ovviamente, data la qualità stessa dell’accessorio, le danzatrici che lo usano rischiano facilmente di fare uno spettacolo che assomiglia al burlesque più che alla danza Orientale…

Si distinguono per colori brillanti, e vengono usati da chi ha un gusto fantasy/fusion: il loro uso nella danza orientale è una invenzione occidentale e nel mondo arabo non esistono.

Le danzatrici si ispirano al flamenco o alle danze cinesi o coreane che usano i ventagli.

 

 

 

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