Ahmad Adaweya

Ahmad ‘Adaweya

Ahmad ‘Adaweya ha deliziato gli egiziani per oltre 20 anni con le sue canzoni in puro linguaggio quotidiano, della strada, piene di doppi sensi e allusioni, sempre provocatorie ma entro i limiti dell’accettabilità. All’inizio della sua carriera era un cameriere e comincia a dedicarsi al professionismo del canto nel 1971.

Ebbe un successo enorme, non solo in Egitto ma venne molto apprezzato ovunque.

Ahmad ’Adaweya è stato il primo “Ibn el Balad”, “figlio del paese” a diventare un cantante pop star in Egitto. Era un vero artista Baladi, popolare, con un ottimo background nel linguaggio musicale della tradizione della Mohammad Ali Street e del repertorio musicale Baladi. Le sue canzoni riflettevano i sentimenti della gente del popolo, mettendo in ridicolo il potere costituito, ribellandosi alle convenzioni, con commenti politici e sociali, il tutto in forma velata dal simbolismo del linguaggio vernacolare Baladi. Le parole dei suoi brani ci raccontano della vita semplice di donne Baladi e di tutte le preoccupazioni della gente comune.

Fra le righe si legge un forte commento critico sulla società, contro la corruzione e il potere.

Ahmad ’Adaweya ha lavorato con i migliori musicisti, come Hassan Abul Seoud (fisarmonicista), Farouq Salamah (fisarmonicista), Mohammad Asfur (fisarmonicista), Sami il Babili (trombettista) e Samir Surour (sassofonista).

Essendo molto attento ai testi, è normale che Ahmed Adaweya si specializzasse nella produzione di Mawwawil con l’aiuto di un paroliere, seguace di Sheikh Taha, di nome Anwar El ‘Askari.

Ad ogni modo furono i parolieri di ’Adawia, Hassan Abu ‘Itman e El Rais Birra, e compositori come Hassan Abul Seoud che gli permisero l’accesso alla fama.

El Rais Birra, ad esempio, scrisse le parole della famosa canzone “El Sah Endah Embo”, un commento umoristico sociale sull’infanzia.

Per ben 10 anni Ahmad ’Adaweya dominò il panorama della musica popolare, e le vendite delle sue musicassette hanno surclassato tutti i suoi contemporanei.

Ahmad ’Adaweya ha rivoluzionato l’arte della canzone Baladi portandola alla sua massima espressione artistica e musicale. A volte ha usato strumenti del repertorio di musica colta, come qanun e oud, dando loro una voce baladi ed un caratteristico “lawn”, o colore. Non ha mai cercato di creare musica classica con le sue canzoni, nel tentativo di dare la scalata ai gusti delle classi sociali più elevate, come molti musicisti oggi fanno. Le canzoni di Ahmad ’Adaweya parlano sempre all’uomo comune, ma a dispetto di questo le sue musicassette hanno sempre trovato clienti in tutte le classi sociali.

Oggi molti cantanti pop seguono le orme di Ahmad ’Adaweya: di solito vengono chiamati cantanti Sha’abi, che significa cantanti popolari di origine rurale. La loro musica è molto semplice, i ritmi sono molto basilari, le parole delle canzoni non esprimono nessun significato profondo. Possono usare qualunque strumento musicale, dalla fisarmonica al violino classico, al mizmar, in un miscuglio di stili. Questo recente uso del termine Sha’abi per indicare i cantanti pop crea confusione con i tradizionali cantanti Sha’abi che hanno lavorato nell’Alto Egitto (Sa’idi) e di tradizione musicale Fallahi (comunità contadine).

In uno dei suoi Mawawil, Ahmad ’Adaweya parla dell’epoca veloce del cantante popolare di moda:

Ya di Zamman ili kitrit feeh il Mughanawatiah. Oh che epoca, quando i cantanti sono così numerosi che vengono per 10 centesimi la dozzina,

Fi nas bit ‘ul Ah, bas il Ah mish hiya. Qualcuno canta il suo “Ah”, ma neppure l’”Ah” è più lo stesso.

Negli anni ’90 è stato parecchio criticato come musicista per aver introdotto la batteria elettronica e per aver fatto troppo largo uso del sintetizzatore. Malelingue diffuse misero in giro la voce che fosse stato evirato da un saudita, marito tradito e geloso di una delle sue amanti.