Dina

Dina

Dina Talaat Sayed Muhammad in arte Dina è un personaggio molto controverso, che suscita le emozioni più disparate. E’ molto amata, ma anche molto odiata, e le cronache parlano spesso di lei, e non soltanto per le sue doti artistiche.

la danzatrice Dina

Dina mentre balla

Nata nel 1965 a Roma (il padre era corrispondente giornalista), a soli 16 anni passa attraverso una gravissima depressione che la porta a tentare il suicidio a causa della morte del suo fidanzato.

Dina ama da sempre la danza, e la sua famiglia, contrariamente a ciò che soltamente accade nel mondo arabo, non la osteggia nella sua scelta di diventare professionista. Teme soltanto che la danza orientale le dia una cattiva reputazione, ma Dina accanto agli studi coreutici si laurea in filosofia, mettendo a tacere eventuali pregiudizi.

Inizia la sua carriera con la Reda Troupe, ma ben presto si rende conto di non voler lavorare con una compagnia, ma di voler esprimere la sua esuberanza come solista. Dai suoi studi filosofici Dina ha tratto un insegnamento umano molto forte: quando è sul palco si preoccupa di comunicare con il pubblico e di danzare ciò che dà piacere alla gente.

Ancora giovanissima, negli anni ’80, alle sue prime esibizioni solistiche impressionò il pubblico: dopo pochissimo tempo era già una ballerina molto acclamata. Negli anni ’90 raggiunge la grande popolarità come danzatrice dei grandi alberghi Sheraton e Marriot.

Dina studia danza orientale, e riconosce assolutamente come suo maestro e coreografo Ibrahim Akef, accqanto al quale pone anche Raqia Hassan, ma affronta anche altre forme di danza, come il tip tap, il chachacha e il tango. Ha un concetto molto serio del training fisico che occorre per sostenere la danza orientale, e che l’arte deve essere sostenuta da una vera preparazione, ma è anche consapevole che la preparazione da sola non basta a far capire l’anima della danza egiziana.

La danzatrice Dina in  una foto in bianco e nero durante una performance

La ballerina Dina

Dopo un matrimonio sfortunato, Dina si era sposata con il celebre regista cinematografico egiziano Sameh El Bagoury, da cui ha avuto un figlio nel 2000. Stavano progettando di farla diventare attrice, ma purtroppo il regista morì improvvisamente nel 2001.

Dina è un personaggio provocatorio, decide di esibirsi con pantaloncini anziché con il tradizionale costume da spettacolo, ed esibisce sempre scollature da capogiro, è molto sexy e punta moltissimo sulla propria immagine di femme fatale (anche grazie ad un importante ricorso alla chirurgia estetica). Nel 2002 Dina si sposa con Hossam Abul Futuh, ed improvvisamente si ritrova in uno scandalo che segnerà la sua vita personale e la sua immagine professionale: si diffonde in Egitto un suo video in atteggiamento intimo con il marito. Il fatto è sulla bocca di tutti, non solo in Egitto ma anche altrove, e il video si diffonde ovunque: probabilmente è l’ex marito stesso di Dina a volere questo (a casa sua, la polizia rinviene una serie di video pornografici con protagonista Dina), e gli affaristi, vedendo il business, si danno da fare per venderlo. Dina ingaggia una battaglia legale con l’ex marito per far valere i propri diritti. Dopo tre anni il tribunale le dà torto, considerandola comunque consenziente al video e addirittura alla sua divulgazione.

Dina ne riceve un ritorno di immagine molto negativo, e decide di  ritirarsi in Libano per un periodo, e di sparire dalle scene. Dichiara anche di voler lasciare il mondo dello spettacolo.

Per in periodo Dina si rifugia in America, dove la sua professionalità viene apprezzata.

 

Si avvicina alla religione, e chiede di partecipare all’Hajj, il pellegrinaggio religioso ai luoghi santi dell’Islam.  Ma l’ambasciata saudita in Egitto le rifiuta il visto proprio a causa della sua fama.

Dina utilizza la sua intelligenza e la parlantina sciolta per convincere le autorità saudite a concederle il visto, dicendo che è diritto di ogni musulmano poter fare il Hajj proprio per redimersi dei propri peccati. I sauditi le concedono il visto, con poca convinzione, dicendo che molte danzatrici hanno fatto il pellegrinaggio e si sono poi successivamente riavvicinte alla danza vanificando l’azione religiosa. Dina parte con la madre, e al suo ritorno annuncia il suo ritiro dalle scene, e decide di l’Hijab, il velo musulmano.

Ma, come i sauditi (e tutto il pubblico!) avevano precisto, la decisione viene ben presto cambiata, e Dina ritorna sul palcoscenico.

Dina ha fatto il pellegrinaggio per trovare conforto dalla vicenda del video, e dice di aver indossato il velo non solo perché era normale farlo dopo il pellegrinaggio, ma anche perché era stata colpita da alopecia. Sostiene inoltre di non aver mai detto di avere intenzione di abbandonare definitivamente la carriera, ma solo di volersi prendere un periodo di pausa dopo lo scandalo.

Dina si sposa con Wael Abo Hussein, ritorna sulla scena in modo definitivo, e ottiene di nuovo una grande popolarità. I suoi cachet per gli spettacoli sono assolutamente incredibili!

Nel 2011 scrive il libro autobiografico “Hurriati Fi’l Raqs” (La mia libertà nella danza), la cui edizione francese (al contrario di quella araba, ostacolata dalla situazione politica del medioriente) ha avuto un discreto successo.