La danza Kabil, berbera algerina

di Alessandra Centonze

Danza gioiosa e coinvolgente, la cui tradizione proviene dalle montagne della Kabilia, regione dell’est algerino a maggioranza berbera. E’ una danza femminile, di espressione al tempo stesso personale e corale, legata alla celebrazione della raccolta delle olive, accompagnata dalla musica tradizionale e dai richiami gioiosi delle donne (youyou).

I costumi e la gestualità si rifanno a questa tradizione, anche se la danza attuale si è molto evoluta, in seguito al métissage culturale portato dalla diaspora politica dei Kabil. E’ caratterizzata da un ampio uso dello spazio: le danzatrici sembrano scivolare sul pavimento spinte dalla forza del bacino in un moto stabile e omogeneo e al tempo stesso cadenzato da accenti rapidi e secchi dei fianchi. Anfore portate in equilibrio sulla testa o, più frequentemente, i foulard berberi dalle folte e coloratissime frange accompagnano la danza sottolineando i movimenti del bacino ed espandendo nello spazio i giri su piede perno, oppure scandiscono essi stessi il ritmo guidati in rapidi giri dalle mani della danzatrice. Nella versione più moderna,ispirata dalle contaminazioni della grande tradizione musicale kabila (un nome fra tutti: Idir), l’uso del foulard supplisce allo scarso uso delle braccia proprio di questa tradizione e regala spunti coreografici interessanti, che ben si sposano con intuizioni ispirate dalla danza contemporanea.

Noti in tutto il mondo, i fastosi gioielli berberi in argento e corallo (o a volte monete e conchiglie) ornano il corpo della danzatrice. Accompagna la danza il ritmo ossessivo scandito dal “tbal”, tamburo di pelle di capra, e dal bendir, con la melodia disegnata dal suono stridente delle “iretta”, sorta di trombette che sopravvivono anche nelle forme musicali più moderne e contaminate come elemento fortemente caratterizzante una tradizione musicale che viene da lontano: la musica kabila viene dalla Turchia e ha attraversato Medio Oriente e Nord Africa prima di crescere ed evolversi sulle montagne abitate dagli Amazigh (uomini liberi , come i berberi si definiscono), e lì sposarsi ad una tradizione poetica quasi millenaria.

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