Il mito dell’Orientalismo
Negli ultimi dieci o quindici anni, con l’aumento delle possibilità di viaggiare, l’interesse per le culture “altre” sta crescendo, e anche le informazioni dei mass media ci stanno avvicinando un po’ di più a questi universi culturali nella loro realtà. Però, spesso non si hanno occhi per vedere le cose per come sono, e si tende comunque sempre a filtrare la realtà attraverso ciò che già se ne conosce. Inoltre c’è l’ostacolo, non indifferente, della lingua: come comunicare davvero, in un viaggio, che peraltro ha di solito un sacrosanto scopo vacanziero e non quello di una ricerca culturale, con persone che parlano lingue che non conosciamo o con cui possiamo intenderci magari solo con “l’inglese del turista”?
E’ molto interessante riflettere su quanto l’Occidente si sia creato un’immagine di Oriente come di un luogo esotico che spazia quasi senza distinzione dal mondo arabo alla Persia, alla Turchia, all’India, basandosi sulla propria stessa immaginazione, sulle proprie fantasie. Un’intera iconografia estremamente complessa riguardo all’Oriente misterioso, che cita di continuo, in realtà, ciò che l‘Occidente conosce: se stesso.
Ad esempio, tutti abbiamo visto le immagini dei quadri orientalisti e crediamo, per questo tramite, di conoscere le atmosfere degli harem o degli hammam del mondo arabo o della Turchia. E’ assolutamente evidente, invece, che mai e poi mai uno straniero, per di più uomo, sarebbe potuto entrare in un harem o in un hammam, luoghi privati destinati alle sole donne, per cui tutte le immagini che si ambientano in questi luoghi sono frutto della fantasia dell‘artista. Infatti, in ogni momento sono riconoscibili nelle immagini pittoriche chiari segni della provenienza totalmente occidentale di tutti i modelli di riferimento, dall‘architettura alle decorazioni.
I pittori ritraevano in realtà la vita delle donne europee, giocando poi con la fantasia piccante dell’esotismo. In tal modo potevano anche costruirsi un alibi che permettesse loro di ritrarre scene di nudo femminile senza suscitare commenti da parte dei moralisti: l’ambiente esotico serviva dunque da giustificazione, poiché, non trattandosi dell’Europa, del Cristianesimo e della morale occidentale, le eventuali accuse di offesa alla morale ricadevano certamente soltanto sull’Oriente lascivo e sensuale.
L’Orientalismo:
Le idee dell’orientalismo sono rappresentazioni dell’Oriente spesso del tutto distanti dall’Oriente reale, che a volte diviene un puro pretesto per parlare d’altro. Narrare la realtà dell’Oriente è un fattore di secondaria importanza.
Come accade sempre quando si tratta di cultura, qualunque opera sull’Oriente influenzerà le altre che seguiranno e sarà sempre influenzata dalle precedenti, ed anche dalle stesse idee preconcette dell’opinione comune. Queste idee a loro volta influenzeranno l’Oriente stesso.
Gli studiosi orientalisti presentano la loro materia di studio dandole una sistemazione quasi scientifica, che la renda chiaramente comprensibile al lettore. Il risultato di questo fenomeno è che il lettore avrà le idee molto chiare riguardo ad un Oriente… del tutto inventato dall’autore!
A dispetto della falsità di tutto l’impianto, l’Orientalismo è stato tanto convincente (anche perché rispondeva evidentemente alle esigenze della intera società occidentale) che ancora oggi siamo tutti vittime delle sue invenzioni stereotipe, stregati dal fascino da sogno delle sue atmosfere.
Già dal 1700, l’Occidente tendeva a confrontarsi con la storia di altri popoli per esaltarsi. Lo scopo finale era di essere magnanimi con gli altri dall’alto della propria grandezza, o espandersi in terre lontane, e comunque classificare tutto in chiave occidentale.
Rispetto all’antica visione soltanto religiosa, la storia viene vista in un raggio più ampio, la cultura viene posta a confronto con altre, e non più ritenuta in qualche modo universale, ma l’orientalista vede se stesso comunque in modo quasi religioso: come un eroe che va a riscattare l’Oriente da secoli di buio.
Trasformato in categoria generale, in un tutto unico che con-fonde culture e paesi totalmente diversi e lontani, l’Oriente misterioso diviene simbolo dell’eccentricità. Flaubert stesso racconta di stranezze assurde che in Egitto sembravano cose normali.
Per quanto attento, il viaggiatore non è mai coinvolto direttamente nei fenomeni di cultura o di costume che incontra, anche perché non è esperto in quel campo specifico, e lo scopo del suo viaggio era tutt’altro, per cui non riesce mai a percepirne a fondo il vero significato. Cercherà perciò di delimitare quello che vede definendolo in categorie accettabili per un occidentale, che renderanno l’Oriente meno “pericoloso”.
Le idee sull’Oriente sono un vero e proprio corpus perfettamente organizzato dagli occidentali per “capire” l’Oriente a modo loro e farlo entrare nella cultura europea ed americana: una specie di tentato dominio su di esso. Inoltre, l’Oriente è visto come statico e immutabile: una teoria su di un verso del Corano diventava una realtà evidente, per gli occidentali, o un’osservazione su di un poeta arabo diventava una teoria valida per tutti i popoli arabi di tutti i tempi.
Ecco perché i valori dell’orientalismo andarono in crisi quando nacquero i movimenti di liberazione nazionale nelle colonie arabe, di certo incompatibili con la proverbiale passività fatalista di quei popoli!
L’orientalismo e l’Islam:
Il mondo Islamico è stato e forse ancora oggi è una grossa minaccia al potere occidentale, visto il grande successo politico e militare che ha avuto ovunque, verso Oriente, e visto il notevole incremento di conversioni all‘Islam che si stanno verificando in tutto il mondo. Il mondo arabo in questo modo lancia una sfida politica, economica e culturale all’Europa, arrivando a conquistare una estensione territoriale paragonabile solo a quella dell’impero romano al suo apogeo, e non è cosa da poco.
Lo stretto legame fra orientalismo e politica lascia sorgere dubbi sulla buona fede di alcuni studiosi, che potrebbero aver formulato teorie ad hoc per favorire il potere economico o politico del loro paese.
Oggi spesso l’opinione pubblica condivide una certa immagine degli orientali, di tutti gli orientali ed in particolare degli arabi, ancor più se di religione musulmana: che essi siano venali, lascivi, fiancheggiatori del terrorismo, incolti, ricchi solo perché rubano soldi all’Occidente vendendo il petrolio, che, come tutte le altre risorse mondiali… dovrebbe appartenere di diritto agli occidentali!
Rispetto all’Islam, la cultura dominante occidentale si è sempre dimostrata molto diffidente, dall‘epoca delle Crociate ai giorni nostri. Ad esempio, il termine “maomettano” è una invenzione orientalista, dispregiativa, che colloca l’Islam al livello di una qualunque eresia, e non di una religione altra, privandolo del suo valore e perciò della sua pericolosità.
Già Dante aveva posto nella profondità più infima dell’Inferno Maometto ed Ali, punendoli con il supplizio di venire sistematicamente tagliati in due. Maometto é l’impostore, e non vi sono mezze misure, non ha senso, nell’ottica dantesca, dargli una possibilità di valere.
Spesso, per quanto gli studiosi possano essere esperti nelle dottrine islamiche o nella cultura araba ecc., è possibile trovarsi di fronte a dissertazioni che, anche se, magari fatte a favore degli arabi, prescindono dalla loro attuale realtà storica, considerandoli come se si fosse ancora all’epoca di Maometto. Alcuni orientalisti sono consapevoli di questo fenomeno, ma lo giustificano dicendo che l’essenza stessa dell’Islam tende a rendere immutabili le società musulmane.
I primi orientalisti:
I primi orientalisti inglesi furono giuristi o medici, o linguisti con interessi filantropici, che speravano in un progresso delle scienze grazie ai loro studi.
Lo stesso Napoleone decise di conquistare l’Egitto grazie agli studi che aveva fatto in gioventù sulla storia araba e sulle idee che ne aveva, senza basarsi sulla realtà. Assunse per il suo viaggio in Egitto una serie di studiosi, che avevano il compito di osservare e descrivere la terra d’Egitto.
Napoleone in Egitto cerca di farsi accettare dalla popolazione, e così decide di assecondare il malcontento egiziano verso i mamelucchi, esorta i suoi soldati ad agire in modo consono ai dettami dell’Islam, fa tradurre in arabo coranico tutto ciò che dice, ecc. Quando si rende però conto dell’inferiorità numerica dei suoi soldati rispetto al popolo egiziano, cerca di indurre i religiosi locali ad interpretare il Corano in favore della Grande Armée, professando egli stesso amore per il Corano e per l’Islam.
Lesseps era convinto nel voler realizzare il canale di Suez, ed aveva capito che avrebbe dovuto incantare i suoi finanziatori con la promessa di entrare nella storia come coloro che avevano unito est ed ovest, ma soprattutto come coloro che avevano portato la civiltà agli infedeli.
L’amore per un Oriente idealizzato:
Un altro fenomeno nasce dall’Orientalismo: il mito dell’Oriente come di un luogo fantastico e felice, vagheggiato come speranza ed esempio per l’Occidente. Un esempio di questo fenomeno si ritrova anche oggi in certi filoni della New Age, che tendono a mitizzare tutto ciò che viene da oriente, come se fosse l’unica via che avesse un senso percorrere per poter vivere.
Anche in questo caso, studiare l‘Oriente è cercare una valvola di sfogo, una fuga nell‘esotico, e non è sostenuto dall’amore per la conoscenza dei puri e semplici fatti.